ALARE (fr. chenet; sp. morillo; ted. Feuerbock; ingl. fire-dog)
Arnese per sorreggere la legna e agevolare la combustione nel focolare. La forma primitiva e rudimentale è rappresentata da un grosso ceppo o da una pietra, cui appoggiare i pezzi di legna. Nell'Italia antica compare sotto la forma di una spranga metallica sorretta alle due estremità da sostegni a due piedi. Le due estremità si sollevavano verticalmente, così per trattenere la legna, come per sorreggere un'asta orizzontale funzionante come spiedo; le due colonne, per comodità, si arricchirono assai presto di ganci per tenere recipienti presso la fiamma. La fantasia dell'artefice, fin dalla remota antichità, sotto l'influsso della vita pastorale, foggiò l'alare come un animale a quattro zampe; le colonne laterali rappresentarono ambedue il corpo e la testa dell'animale, che dapprima fu un montone o un toro, più tardi anche un cane. Non v' è dubbio che le rappresentazioni ebbero un significato religioso nelle primitive popolazioni, come ancora pare ne avessero in età storica presso le popolazioni latine. L'alare cambiò forma quando dal focolare centrale passò al camino addossato al muro; se ne usarono allora due, disposti parallelamente ai fianchi del materiale di combustione; di conseguenza le due colonne posteriori, divenute inutili, scomparvero, e i due piedi posteriori si ridussero ad uno. Così l'alare acquistò la sua forma definitiva di treppiede, che conservò con poche modificazioni fino all'età nostra.
Esempî bellissimi di alari preromani sono quelli di bronzo a quattro piedi trovati ad Este e quelli di ferro trovati a Vetulonia. Dall'Italia si diffuse l'uso a N. delle Alpi solo nell'età romana. Come già in Italia, anche in Gallia si usarono, oltre gli alari metallici, quelli di terracotta. In Italia si usarono e si usano ancora nelle campagne alari di pietra.
Nell'età medievale gli alari assunsero importanza diversa a seconda che servirono per il grande fuoco della caminata, o per i piccoli caminetti che, specialmente nel basso Medioevo, s'incominciò ad usare nelle camere minori della casa. In territorio francese si distinsero i veri alari o landiers dai piccoli chenets, così detti per essere stata sostituita la testa di cane a quella di montone. Fino al sec. XV si fecero per solito di ferro battuto, pesanti e massicci; la testa d'animale spesso fu sostituita da pomi di rame. Nel Rinascimento, pure conservandosi solenni e monumentali, acquistarono maggiore eleganza: si fecero di bronzo dorato, si fusero su modelli di cera, si lavorarono al cesello; le colonne si rigarono, o si atteggiarono a corpi stilizzati di puttini; si fecero terminare in portavasi, in bocce; i piedi si atteggiarono a zampe di leoni, ad artigli di aquile; si fusero già, come ci dice Vespasiano da Bisticci, in argento, precedendo lo sfarzo di Luigi XIV, che volle alari d'argento massiccio in tutti i camini del palazzo di Versailles. Egli fu costretto però a mandarli alla zecca dalla crisi finanziaria della fine del secolo XVII: e proibì allora a tutti i sudditi di tenere alari d'argento nelle loro case. Diffusi furono nel sec. XVII e dopo gli alari di rame cesellati. Il sec. XVIII ebbe alari piccoli, fini, cesellati, che il secolo XIX conservò per ornamento, dopo che i sistemi di riscaldamento furono rinnovati. In Italia l'alare ha diversi nomi: brandali (dal ted. Brand "combustione"), capifuoco, capitoni, bordonali, ecc.
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