ALASCA (A. T., 125-126)
Penisola di forma trapezoidale, che costituisce l'estremità NO. del continente americano, situata tra 55°30′ e 71°30′ di latitudine N. e fra 130° e 168° di longitudine O., avendo i suoi estremi di terraferma nella Punta Barrow a N., nella Dixon Entrance a S., nel Capo Principe di Galles ad O. Politicamente essa appartiene agli Stati Uniti.
Confina a N. col Mare Glaciale Artico, ad E. col Canadà, a S. coll'Oceano Pacifico, ad O. col Mare di Bering e con lo stretto omonimo: ha una superficie di poco superiore a 1.500.000 kmq., con una popolazione che si aggira intorno ai 55.000 abitanti (cens. 1920). I confini orientali furono spesso causa di tensione fra l'Inghilterra e gli Stati Uniti; finalmente, nel 1906, fu stipulata una convenzione per la quale fu preso come confine il 141° meridiano, dal Mare Glaciale sino alla latitudine di 60° circa; a S., sino alla Dixon Entrance, il confine assicura all'Alasca il possesso di una sottile striscia costiera e di tutto l'arcipelago di Alessandro.
Morfologia. - Le coste dell'Alasca presentano caratteri diversi nelle varie sezioni: si può affermare che aumentino in irregolarità e in altezza procedendo dal Mare Glaciale al Pacifico.
La costa artica, che prospetta un mare poco profondo, è poco articolata, interrotta dai delta dei numerosi fiumi, che scendono dalla Endicott Range: tocca la sua latitudine più elevata nella Punta Barrow, scoperta dal Beeckey nel 1826. Dal punto di vista antropico ed economico, ha importanza scarsissima soprattutto per le condizioni climatiche. Le coste del Mare di Bering continuano basse, ma più ricche di ampie insenature separate talvolta da importanti penisole. Procedendo da N. a S. abbiamo la Kotzebue Sound, limitata a S. dalla penisola Seward, a mezzogiorno della quale si apre l'ampia Norton Sound con il delta dello Yukon. Più a S. la Kuskokwim Bay, ove si getta il fiume omonimo, e finalmente la Bristol Bay, limitata a mezzodì dalla allungata e frastagliatissima penisola di Alasca.
Le coste del Mare di Bering sono più ospitali di quelle del Mare Glaciale, quantunque nuocciano loro sempre le condizioni climatiche non buone, specie nei riguardi della temperatura, che rende mari e fiumi intransitabili per parecchi mesi dell'anno.
Di gran lunga migliori, dal punto di vista antropico, sono le coste del Pacifico, tipiche coste frastagliatissime, alte per l'incombenza lungo il mare di imponenti masse montuose, che raggiungono le maggiori altitudini di tutta l'Alasca. Profonde le insenature, valliformi, che tanto ricordano i fiordi norvegesi, precedute e protette da folti gruppi di isole. Così si succedono le coste della penisola alascana, fronteggiate verso SE. dall'isola Kodiak, separata dal continente dallo Stretto di Shelikof, la profonda Cook Inlet (nella quale si getta il fiume Susitna) che verso oriente individua la frastagliatissima penisola Kenai, montuosa e ricca di ghiacciai, la Prince William Sound, cosparsa di moltissime isole. Le catene della terraferma si avvicinano alla linea di costa, sovraincombendo come una gigantesca muraglia, cosparsa di boschi nella zona più bassa e in alto scintillante di nevi e di ghiacciai. Alla latitudine di circa 58° incomincia l'arcipelago di Alessandro, groviglio di isole e di isolotti, che devono la loro rinomanza alla scoperta delle importanti miniere di oro e di rame.
Dal punto di vista morfologico e altimetrico l'Alasca si può dividere in tre grandi regioni: 1. la regione costiera del Pacifico, disposta ad arco intorno al golfo dell'Alasca, caratterizzata da una serie di catene imponenti, quali la Catena Costiera (Coast Range), che guarda l'arcipelago di Alessandro, la Catena del Sant'Elia (S. Elias Range), coi celebri ghiacciai visitati dal Duca degli Abruzzi, la Catena Alascana (Alaska Range), che ad arco accentuato fronteggia la Cook Inlet e la penisola Kenai, e finalmente la Catena Aleutina (Aleutian Range), che forma l'ossatura della penisola d'Alasca. Queste catene si mantengono molto elevate, con vette numerose al di sopra dei 5000 metri: la massima altezza è nel monte Mc Kinley a 6190 m. Scarsi ma ben noti i passi, quali lo White Pass, che conduce dalla costa del Pacifico nell'alto bacino dello Yukon il Broad Pass, che dal bacino del fiume Susitna porta in quello del Nenana, subaffluente dello Yukon, ecc.
2. La seconda regione morfologica è quella centrale, caratterizzata da un'alta terra uniforme, monotona, profondamente solcata da una rete bene sviluppata di corsi d'acqua, sormontata da massicci e picchi isolati, resto di un altipiano primitivo, parzialmente denudato e suddiviso dagli agenti erosivi, in mezzo al quale si aprono pianure di considerevole estensione e più basse del livello generale: le più notevoli tra esse sono quelle del medio Yukon, chiamate dai morfologi americani Yukon Flats. La parte limitrofa al Mare di Bering perde i caratteri tipici sopra descritti per trasformarsi in una larga pianura costiera, solcata dalle numerose ramificazioni dello Yukon e del Kuskokwim. L'altipiano interno è la parte più antica dell'Alasca, perché contiene un nucleo di gneiss arcaici. Il resto della regione è occupato da gneiss paleozoici e mesozoici: scarso il Terziario, intensamente ripiegato.
3. Segue a N. la terza regione, che possiamo chiamare artica, costituita da un nucleo centrale montuoso, prolungamento del sistema delle Montagne Rocciose, che va sotto il nome di Endicott Range, alta in media dai 2000 ai 2500 metri; verso lo stretto di Bering abbiamo una serie di catene parallele, come le montagne di Baird e le montagne di De Long. Una fascia pianeggiante, dapprima di modeste dimensioni, ma che aumenta procedendo verso oriente, limita a N. questa regione montuosa ancora imperfettamente conosciuta, raggiungendo circa i 250 km. di ampiezza sotto il 153° meridiano. Tutta la pianura è solcata dai numerosi fiumi artici.
A condizioni morfologiche così differenti si accompagnano condizioni climatiche molto dissimili fra zona e zona, causate, oltre che dall'ambiente fisico, anche dalla posizione astronomica della regione. Alla provincia costiera del Pacifico si accompagna un clima oceanico, caratterizzato dagli inverni miti e dalle estati fresche: abbondanti le piogge superiori ai 2000 mm. Così Sitka, posta nell'arcipelago di Alessandro (57° N. circa), ha il mese più freddo (febbraio) con una temperatura media di 1°, il mese più caldo (agosto) con 13°,5, con una debole escursione; la quantità media annua delle piogge sale alla forte cifra di 2800 mm., ed è distribuita in ogni mese dell'anno, con prevalenza del semestre invernale dal settembre al marzo; Valdez a circa 61° di latitudine N., nella parte più interna del grande golfo alascano, ha il mese più freddo (gennaio) con una temperatura di −6°,5, il mese più caldo (luglio) di 10°.
La regione dello Yukon, dal punto di vista climatico, si può dividere in due parti: quella costiera, bagnata dal Mare di Bering (mare freddo), e quella interna: nel complesso il clima si fa più rigido volgendosi decisamente al tipo continentale. St. Michael, sulla Norton Sound, a N. della foce dello Yukon, ha una temperatura in febbraio di ben −18°,5, nel luglio di 12°. La piovosità è scarsa (meno di 400 mm.); le piogge sono distribuite in ogni mese dell'anno, con prevalenza assoluta dei mesi estivi. Nell'interno, Fairbanks nel bacino del fiume Tanana ha il gennaio con ben −28° e il luglio con 13°,5. La piovosità media annua scende a 300 mm.: i mesi più piovosi sono come sempre gli estivi.
Tutta l'Alasca settentrionale a N. della zona montuosa ha clima tipicamente glaciale: Punta Barrow presenta 8 mesi all'anno con una temperatura inferiore a 0°. Il mese più freddo (gennaio) ha una temperatura media di −30°, il mese più caldo (luglio) di soli 3°,5. La piovosità è minima, con soli 165 mm.; i mesi più piovosi sono il luglio, l'agosto e l'ottobre. Il mare è navigabile solo dal luglio al settembre e nella porzione settentrionale solo durante l'agosto.
Idrografia. - Nell'idrografia alascana si distinguono tre versanti: del Pacifico, del Mare di Bering e del Mare Glaciale Artico. Il maggiore è quello del Mare di Bering, ove si scarica il più grande fiume alascano, lo Yukon; come importanza economica stanno invece alla testa i fiumi del versante del Pacifico, di cui i principali sono due: il fiume Copper e il fiume Susitna, che nascono dalla catena alascana, e sono provvisti di acque abbondanti per le copiose piogge e per i numerosi ghiacciai dai quali sono alimentati: le loro vallate poi sono eccellenti vie di penetrazione verso le regioni interne.
Nel Mare di Bering, e più precisamente nella Norton Sound, si scarica lo Yukon, le cui sorgenti si trovano nella Columbia Inglese, in un territorio ricchissimo di bacini lacustri, a breve distanza dal Pacifico. Esso è lungo circa 3200 km., e scola una superficie di 860.000 kmq.; con i suoi tributarî forma una vasta rete di vie navigabili, valutata a circa 5000 km. (v. Yukon).
Il secondo fiume che appartiene al versante del Mare di Bering è il Kuskokwim: si getta nella baia omonima e ha un bacino di oltre 130.000 kmq.
Il versante del Mare Glaciale è ricco di molti corsi d'acqua e il Noatak corrono in valli all'incirca parallele, separate da catene di modesta altezza, ultima propaggine occidentale delle Montagne Rocciose. Verso N. i fiumi scendono direttamente dal fianco settentrionale della Endicott Range. Sono molto numerosi ma poco conosciuti: il principale è il fiume Colville. Nella parte inferiore del loro corso divagano nella tundra seminata di laghi.
Flora e fauna. - Poiché l'estremità meridionale della penisola oltrepassa di poco il 60° di lat. N. e l'alta catena costiera, della quale fa parte il M. S. Elia, è quasi completamente coperta da numerosi ghiacciai, è facile comprendere come la vegetazione dell'Alasca sia assai povera e presenti un carattere decisamente boreale. La vegetazione arborea cessa press'a poco in corrispondenza del circolo polare e non si spinge ad un livello superiore ai 300 m. s. m. lungo i valloni torrentizî che scendono alla costa, e sulle morene dei ghiacciai; al di là ed al di sopra di questo limite, alla foresta subartica si contrappone dappertutto la tundra.
La foresta è costituita, sulla costa, essenzialmente da Pinus Murrayana e da Abies subalpina: nella valle dello Yukon, ai boschi di conifere, dominati dalla Picea Alba, si alternano anche consorzî misti, nei quali al Pinus e all'Abies sopra citati si accompagnano Betula papyrifera e Populus balsamifera, nonché, sui pendii a poca distanza dal fiume, anche Alnus incana ed Alnus viridis. Una vegetazione molto florida riveste gli isolotti alluvionali, nei quali Alnus, Salix, Populus e Picea assumono una vera disposizione zonale, procedente dal margine verso il centro e si accompagnano ad una florula subordinata, abbastanza ricca di specie tanto arbustacee quanto erbacee. Sui pendii asciutti, contrasta colla vegetazione descritta un consorzio xerofilo di Artemisia frigida (boreal sage brush) con Juniperus nana e J. sibirica.
La tundra presenta nell'Alasca una flora relativamente varia. Fisionomicamente essa ricorda la vegetazione d'alta montagna per la sua impronta generalmente xerofila; ma le specie legnose riassumono uno sviluppo un poco maggiore in altezza, le foglie vi sono meno spesse e meno rigide, i fiori vi assumono un colorito più pallido. A seconda poi della costituzione del substrato, e soprattutto della sua ricchezza di umidità, essa presenta una certa varietà di aspetto: tundra lichenosa, la più diffusa e suddivisibile a sua volta in otto tipi caratterizzati dal predominio di questa o di quella specie; tundra a Polytrichum, alquanto più igrofila; tundra a Sphagnum, addirittura acquitrinosa, e, all'incontro, tundra rocciosa, nella quale le condizioni particolarmente sfavorevoli di mancanza di umidità e scarsezza di terriccio hanno ridotto la vegetazione allo stato sporadico. A queste specie dominanti e che costituiscono come lo stroma della vegetazione, si accompagnano, in numero sufficientemente grande per conferire alla tundra un aspetto assai gaio al momento della fioritura, le piante fanerogame, specialmente appartenenti alla famiglia delle erixcacee (Cassiope, Andromeda, Vaccinium, Arctoum, Ledum, Loiseleuria), ma anche rosacee, (Pugus, Dryas), composite (Artemisia, Nardosmia), amentacee (Betula, Alnus), sassifragacee (Saxifraga), ecc. Lungo il limite della vegetazione arborea è caratteristica la comparsa di numerose colonie di Empetrum Nigrum.
La fauna dell'Alasca, come quella di tutte le regioni polari, è estremamente scarsa, né possiede elementi esclusivi. Tra i mammiferi che vi sono presenti vanno notate, importantissime per l'economia della regione, le renne (Rangifer tarandus groenlandicus e R. caribou), alquanto diverse da quelle dell'Eurasia artica, una pecora dalle grasse corna (Ovis canadensis), una capra (Haploceros montanus), un orso (Ursus horribilis) e, lungo le coste settentrionali e occidentali, l'orso polare (Ursus maritimus), varî cani selvatici, la martora americana (Mustela americana), la martora volpina (M. Pennanti, che può raggiungere i 76 cm. di lunghezza), un procionide (Procyon lator), che vive dal litorale meridionale dell'Alasca fino a Costarica. L'avifauna dell'Alasca è simile a quella del Canadà, ma la maggior parte delle specie che vivono nella regione sono limitate alle coste meridionali. I rettili e gli anfibî sono da considerarsi come del tutto assenti.
Accanto alle renne abbiamo l'allevamento di molti altri animali, quali vacche da latte, maiali, pollame, specialmente nelle fattorie agricole sperimentali. Nelle isole Pribilof, ad occidente della Bristol Bay, si fa intenso allevamento di otarie. Preziosi infine i cani da tiro, che integrano e completano il patrimonio degli animali da trasporto.
Popolazione. - L'Alasca è un paese spopolato: il censimento del 1920 dava presenti 55.036 individui, il che equivale ad una densità di 0,03 ab. per kmq. La maggior parte della popolazione vive in piccoli centri lungo il corso dei fiumi principali (Yukon, Tanana, Susitna, Copper), e lungo le coste. Quanto a nazionalità, vi erano 27.883 Bianchi (nativi ed immigrati), 26.558 Indiani, 56 Cinesi, 312 Giapponesi, 128 Negri. Dei Bianchi, 11.597 erano immigrati: i più numerosi fra questi erano i Norvegesi, con 2169 individui, i Canadesi (1716), gli Svedesi (1688), i Tedeschi (843), i Finlandesi (1794), ecc.; gl'Italiani sommavano in tutto a 329. Il movimento demografico è quanto mai interessante, legato com'è alle vicende economiche del paese. Il censimento del 1880 dava presenti 33.426 individui, che nel 1890 scendevano a 32.052, per salire a 63.592 nel 1900, quando fu iniziato in grande lo sfruttamento minerario; nel 1910 l'aumento era minimo (64.356 persone); nel decennio successivo si verificava invece una sensibilissima diminuzione (55.036 abitanti), che coincideva col decadere dello sfruttamento minerario.
Che le vicende economiche abbiano un'influenza decisiva sulla popolazione dell'Alasca, è dimostrato luminosamente dal caso di Nome, che, salita a grande prosperità, intorno al 1900 raggiunse i 12.488 abitanti; questi erano ridotti a soli 2600 nel 1910, e a 852 nel 1920. Questa diminuzione impressionante dipende appunto dal progressivo esaurimento dei giacimenti auriferi e dalla conseguente crisi economica.
Mancano in tutta l'Alasca città nel vero senso della parola; il centro più popolato (Juneau) ha 3058 abitanti. Numerosi sono invece i piccoli centri, com'è stato già detto, con poche centinaia di abitanti ciascuno.
Attualmente le Incorporated Towns sono in tutto 18: ne diamo più avanti l'elenco secondo la posizione geografica, con l'anno della incorporazione e con gli abitanti secondo il censimento del 1920.
Da questa tabella si rileva innanzi tutto la scarsa popolazione di tali centri; inoltre l'assoluta preferenza di essi per le coste dell'Oceano Pacifico (12 su 18, con un complesso di 14.037 abitanti su 17.039); in terzo luogo come tutti sorgano o sul mare o sui fiumi, cioè dove sono più facili le comunicazioni.
Celebre, anche in Italia, tra tutti questi piccoli centri, è Nome, per l'atterraggio del dirigibile Norge dopo il volo transpolare del 1926 (spedizione Amundsen-Nobile).
L'istruzione è diffusa, specialmente quella elementare: 78 località abitate, comprese le Incorporated Towns, presentano scuole con 4000 alunni e oltre 200 insegnanti. Esistono inoltre 11 scuole serali, frequentate nell'anno 1925-26 da 308 alunni, di cui 246 uomini e 62 donne. Esistono inoltre un Agricultural College e una scuola delle miniere con 164 alunni (1925-26).
Indigeni. - Pur presentando forme poco diverse di cultura, essi appartengono a varî gruppi etnici: sulle coste e nell'isola Kodiak (Kadiak) sono stabiliti gli Eschimesi (v.), viventi di pesca e di caccia (balena, tricheco, renna); anche per le dure necessità dell'ambiente, al quale è così bene regolata la loro esistenza, essi hanno poco subìto l'influsso dei Bianchi, con i quali, specie nel nord, hanno anche scarsi contatti. Nella penisola di Alasca e nelle isole che la continuano sono gli Aleuti (v.). Le tribù di Atabaski o Dené (v. atabaski) dell'interno (Ingalik o Kaiyukhotana e Koyukukhotana sul fiume Yukon, Kenai o Knaiakhotana sul golfo di Cook, Athena sul fiume Copper) conservano pure gran parte dei loro costumi, ma sono maggiormente entrati nell'orbita degli insediamenti coloniali e conducono, in dipendenza dai Bianchi, i trasporti su slitte e la caccia agli animali da pelliccia. La zona costiera e insulare a sud del fiume Copper alberga la piccola (5000 anime), ma ancora vivace nazione marinara dei Colinsci o Tlingit (v.).
Religione e missioni. - Fino al 1886, l'Alasca rimase fuori della sfera d'azione della Chiesa cattolica. Non si sa neppure di missionarî protestanti arrivati fin là. Solo alcuni membri della Chiesa ortodossa vi giunsero dalla Russia e fino al 1867 vi poterono iniziare missioni, di cui rimane ancora, come ricordo, il titolo dato a due circoscrizioni ortodosse, le eparchie di Alasca e di Aleut.
Senza tener conto di alcuni tentativi, che vanno dal 1870 al 1886, si può asserire che il vero iniziatore della missione cattolica in quell'estremo lembo del mondo fu Mons. Seghers, che, per potersi dedicare all'eroico apostolato, rinunciò alla sua diocesi di Victoria (Isola di Vancouver) e in compagnia del P. Tosi e del P. Robaut si avventurò nell'inospite contrada. Caduto egli poi, lo stesso anno, vittima di ferro omicida, la missione continuò e poté solidamente fondarsi, grazie allo zelo e alla energia dei due superstiti e specialmente del P. Tosi, che ne fu, nel 1894, creato primo prefetto apostolico.
L'affluire di tutta una moltitudine di avventurieri bianchi, in seguito alla scoperta delle miniere d'oro, e l'accrescersi rapido della popolazione, se portò un aumento notevole alle fatiche a alle cure dei missionarî, non recò grandi vantaggi morali alla popolazione indigena. Nonostante ciò l'evangelizzazione continuò il suo lento progresso e nel 1916 la missione fu elevata a vicariato apostolico.
Dalle ultime relazioni si hanno i seguenti dati statistici:
Lavorano colà 23 sacerdoti, 10 fratelli e 50 suore, che, distribuiti in parecchie stazioni, prestano il loro ministero in 45 chiese o cappelle, in 4 ospedali, in 6 orfanotrofî, in 40 scuole e in quegli altri istituti ove la carità o l'occasione di far del bene li chiama.
Quanto al paganesimo degli indigeni, esso non si differenzia dalla religione dei varî gruppi etnici ai quali rispettivamente appartengono (Eschimesi, Aleuti, Atabaski o Dené, ecc.).
Agricoltura. - Dal punto di vista agricolo l'Alasca non ha grande importanza, ma ciò dipende non tanto dalle condizioni fisiche (alta latitudine della maggior parte della regione, presenza di imponenti masse montuose, ecc.), quanto dall'avere una scarsa popolazione, che, adibita nella quasi totalità ai lavori delle miniere, non si dà al lavoro dei campi. Sarebbe tuttavia un errore quello di credere l'Alasca un territorio repulsivo, dal punto di vista agricolo. Le migliori terre coltivabili si trovano lungo l'orlo del Pacifico, nelle vallate dei fiumi che si gettano in questo oceano, come il Susitna e il Copper, che hanno anche il clima più favorevole all'agricoltura, e poi nell'interno della regione, nello Yukon Plateau, nel quale il periodo vegetativo è ancora di 70-100 giorni, vale a dire di circa tre mesi. Molte stazioni agricole sperimentali sono state fondate e funzionano regolarmente, alcune poste lungo le coste, altre nell'interno come Rampart, la più settentrionale di tutte, a 65°30' di latitudine nord, che ha dimostrato le possibilità agricole di quella parte della valle dello Yukon. Per altro attualmente la stazione è stata chiusa e trasferita a Fairbanks, poiché la ferrovia, costruita da Fairbanks al Pacifico, per la valle del fiume Susitna, ha assorbito buona parte del traffico del bacino dello Yukon, facendolo gravitare verso sud.
Le foreste sono molto abbondanti, specialmente nella sezione di SE. del Pacifico: s'innalzano dal livello del mare sino ad una altezza di 700-900 m. e sono costituite essenzialmente da abeti, da cedri rossi e cedri dell'Alasca; appartengono nella quasi totalità allo stato, e in questi ultimi anni si è iniziato il loro sfruttamento, che dà vita a molte segherie e ad un attivo commercio di esportazione, diretto specialmente verso gli Stati Uniti. Relativamente però alla ricchezza di foreste della regione, esso deve considerarsi ancora piccolo, perché accanto ad una possibilità annua di circa un miliardo di board feet, cioè tavole di un piede, o 30 cm., di lunghezza, stanno i 57.500.000 della produzione media annuale. Anche in questo campo, adunque, le risorse sono molte e non attendono che di essere valorizzate. Insomma, per quanto essa pure in via di progresso, l'attività agricola del paese è ancora affatto secondaria; tanto che la maggior parte delle terre "non riservate" dell'Alasca (le "riservate" erano solo 8.610.920 acri, di fronte ai 359.492.760 né appropriate né riservate) non era ancora al 1900 né catastata né appropriata.
Anche nel campo dell'allevamento animale si nota un crescente sviluppo, specialmente per quanto riguarda la renna, che trova il suo ambiente, si può dire, in quasi tutta la regione. Un primo gruppo di 16 esemplari fu portato nel 1891 nell'Alasca dalla Siberia dal dott. Jackson, che stabilì la prima colonia di allevamento a Teller: dopo 12 anni le renne erano salite a ben 6000, distribuite da Punta Barrow a Bethel; oggi raggiungono l'alta cifra di 350.000: le immense distese della tundra alascana, che occupano circa un milione di kmq., possono dare nutrimento a circa 10.000.000 di renne, con vantaggio facilmente immaginabile per la economia della regione.
Accanto alle renne abbiamo un notevole numero di altri animali, specialmente vacche da latte e maiali, di preferenza negli stabilimenti lungo la costa. Importanza grandissima hanno poi i cani, come animali da tiro.
Ma anche attualmente, come all'inizio del sec. XX, le risorse economiche principali dell'Alasca sono sempre la pesca e i giacimenti minerarî.
La pesca. - In questa erano impiegati nel 1925 ben 27.685 individui, con un aumento di 2491 persone rispetto al 1924. Di questi 15.996 erano Bianchi, 4607 indigeni, i rimanenti Cinesi, Giapponesi, ecc. Nello stesso anno il capitale impiegato in tale attività economica era di 67.077.495 dollari, dei quali 53.543.544 riguardavano la pesca e la lavorazione del salmone, che in tal modo viene ad assumere un'importanza del tutto particolare nel quadro generale delle risorse del paese.
Il numero degli stabilimenti è andato aumentando in maniera straordinaria dall'inizio del secolo. Nel 1906 non vi erano che 47 canneries o stabilimenti di lavorazione del pesce; nel 1910 erano saliti a 52, nel 1915 a 87, nel 1920 a 146. Lo stesso aumento fortissimo avvertiamo riguardo alla quantità: nel 1906 il numero totale di salmoni catturati superava di poco i 30 milioni; nel 1910 la quantità era pressoché invariata, ma nel 1915 superava i 60 milioni, oltrepassava i 100 nel 1918, per poi scendere rapidamente negli anni successivi: nel 1925 fu di poco piu di 64.000.000. Il fortissimo aumento negli anni 1915-1918 è dovuto quasi interamente alle eccezionali condizioni causate dalla guerra europea. L'anno di maggiore richiesta fu appunto il 1918, per un valore di oltre 50.000.000 di dollari. Cessate le condizioni anormali, si ebbe un naturale regresso, che non impedì però all'industria del salmone di conservare il suo incontrastato primato. Invero, anche nel 1925, su un valore totale di 40 milioni di dollari relativi alla pesca, ben 32 milioni erano dovuti al salmone e alla sua industria. Per lo più gli stabilimenti adibiti in codesta attività economica sono situati nel grande arco bagnato dal Pacifico (arcipelago di Alessandro, Prince William Sound, penisola Kenai, isola Kodiak, penisola di Alasca); sul Mare di Bering il numero degli stabilimenti, situati solo sulla Bristol Bay, sulla Kuskokwim Bay e alla foce del fiume Yukon, è molto più esiguo.
Notevole è anche la pesca delle aringhe, specialmente nella zona del Pacifico, nell'Alasca di SE. e nell'isola Afognak (nel 1925 il totale delle persone occupate era di 1839), e la pesca dei merluzzi, che peraltro non può competere colla pesca del salmone.
Speciale menzione va fatta per le otarie delle isole Pribilof (isole di S. Paolo e di S. Giorgio), che alimentano un notevole commercio di pelli; si posseggono a tale riguardo statistiche molto accurate, secondo le quali il numero totale era nel 1914 di 295.000 capi circa, cifra che nel 1920 era salita a 552.718, per toccare il massimo nel 1925 con 723.050. Speciali provvedimenti del governo americano hanno impedito l'inconsulta distruzione di questi animali, fonte notevole di ricchezza.
Miniere. - Le risorse minerarie occupano un posto ragguardevole nell'economia generale della regione: dal 1880 al 1925 il reddito dei prodotti minerarî è stato di poco più di 553.000.000 di dollari, con una media di 15-16 milioni per anno. La produzione, naturalmente, ha subito forti oscillazioni, notandosi un aumento sensibilissimo tra il 1915 e il 1916, seguito da un forte ribasso negli anni successivi.
Tiene il primo posto assoluto l'oro, con un valore totale, dal 1880 al 1925, di 353.600.000 dollari, seguito dal rame (178.174.000 dollari). Come è noto, l'oro alascano è ricavato, sia dai filoni auriferi, sia dai depositi alluvionali (gold lodes e gold placers, rispettivamente), e la sua scoperta risale solo agli anni 1879-1880 (quarzo aurifero di Sitka e oro dei depositi alluvionali di Juneau); negli anni successivi si giungeva alla scoperta dei giacimenti della penisola Seward e del medio bacino dello Yukon (fine del sec. XIX). Attualmente, si sfruttano miniere d'oro in posto nei dintorni di Juneau e di Skagway (Alasca di SE.), nelle zone adiacenti alla Prince William Sound, nelle penisole Kenai e Seward. Molte sono le compagnie che si dànno allo sfruttamento del prezioso metallo. Tra le principali: la Alaska Juneau Gold Mining Company, che estrasse nel 1925 oro per 2.030.000 dollari, la Chichagof Development Company, la Hirst-Chichagof Mining Company, la Apex-El Nido Company, la Fern Gold Mining Company, ecc.
Accanto all'oro in posto, abbiamo l'oro ricavato dalle alluvioni: nel 1925 vi erano in tutta l'Alasca 508 miniere, di cui 348 nel bacino dello Yukon, 78 nella penisola Seward, 33 nella regione della Cook Inlet e del fiume Susitna, 21 nella zona del Kuskokwim. Le provincie aurifere più ricche sono quelle di Nenana, Fairbanks, Tanana, Rampart e Nome nella penisola Seward. Quanto al valore, su un totale di 3.223.000 dollari, il bacino dello Yukon ne produceva per 1.564.000 dollari, la penisola Seward per 1.088.500
Mentre in origine la produzione dell'oro in giacimenti alluvionali rappresentava quasi il 100% del totale generale, oggi ha il valore pressoché eguale a quello dell'oro in posto: ciò è dovuto in buona parte al rapido esaurimento di molte zone aurifere. Si crede tuttavia che questo sia un fenomeno transitorio, perché accurate ricerche potranno portare, con tutta probabilità, alla scoperta di nuovi giacimenti, e inoltre le miniere esistenti potranno essere sfruttate più razionalmente. E interessante notare come la produzione totale dell'oro segni un crescendo eccezionale dal 1880 al 1906-07, anni in cui si raggiunsero i massimi valori (oltre i 20 milioni di dollari), mentre nel periodo successivo si accentua sempre più la parabola discendente, tanto che in questi ultimi anni (dopo il 1918) il valore medio annuale è al di sotto dei 10.000.000 di dollari.
Molte cause entrano in campo a spiegare questo fenomeno, che ha così larghe ripercussioni nelle condizioni economiche ed antropiche. Il periodo di intenso sfruttamento, in ispecie dei giacimenti alluvionali, coincide con la prima fase della vita mineraria alascana, contraddistinta da uno sfruttamento estensivo e da una organizzazione assai primitiva della mano d'opea, coincide cioè col periodo dei minatori isolati, che, provvisti di pala e piccone, Si disseminavano per le grandi distese dello Yukon e della penisola Seward alla ricerca del prezioso metallo. Il costo di trasporto delle provvigioni, che si fa ancor oggi in massima parte su slitte, era, nella peggiore delle ipotesi, uguale al valore dell'oro prodotto: quasi sempre però di molto inferiore, con ottimi guadagni. Col procedere degli anni, esaurendosi gli strati superficiali, si è sentita la necessità di uno sfruttamento intensivo e di una maggiore quantità di macchinario, il trasporto del quale cominciò a superare il rendimento dell'oro prodotto: di conseguenza la grave crisi. Considerata la notevolissima quantità di oro che ancora esiste nei giacimenti alluvionali, senza considerare i giacimenti ancor vergini, si può ritenere che la fase negativa di oggi verrà superata solo con la costruzione di rapidi mezzi di comunicazione (ferrovie e strade), che permettano un minor costo di trasporto e la possibilità di moderni impianti anche nelle plaghe più remote e meno favorevoli dal punto di vista antropico.
Oltre che oro l'Alasca produce anche molti altri metalli: argento, piombo, rame, stagno, ecc. L'argento si trova abbondantemente associato all'oro, nelle miniere in posto; ma in questi ultimi anni si sono scoperte miniere, specialmente nel distretto di Hyder, ove l'argento è in prevalenza: la produzione del 1925 è stata di circa 700.000 once, pari a un valore di circa 500.000 dollari.
Importantissimo è il rame, che viene prodotto specialmente nei pressi di Kennicott, nella valle del fiume Chitina (bacino del fiume Copper), e a Latouche, sulla Prince William Sound; piccole quantità provengono anche dalle miniere di Salt Chuck, presso Ketchikan. L'estrazione del metallo è incominciata intorno al 1900, quando alcune spedizioni ne accertarono la presenza. Sino al 1910 essa è rimasta molto modesta, ma dopo tale anno si ebbe un magnifico crescendo, che toccò il massimo durante gli anni della guerra mondiale (specialmente nel 1916-17, con quasi 30.000.000 di dollari), altro effetto economico del grande sconvolgimento europeo. Dopo il 1918 si ha una rapida discesa; oggi la produzione oscilla intorno ai 10.000.000 di dollari.
Lo stagno proviene principalmente dalla penisola Seward e dal bacino del fiume Tanana, ma la sua produzione è ancora molto scarsa.
Il platino si estrae dai giacimenti auriferi, specialmente nella penisola Seward.
Notevole importanza ha il carbone, di cui si estraevano, all'inizio del sec. XX, non più di 2.000 tonnellate all'anno, mentre nel 1925 se ne produssero intorno alle 85.000 tonnellate, ricavate specialmente dai giacimenti del fiume Healy e di Matanuska (Cook Inlet), e in minima parte dai giacimenti delle penisole Seward e Kenai. Importanti giacimenti di carbone, non ancora sfruttati, esistono nella sezione di NO., nel bacino dello Yukon, nella sezione del Pacifico (penisola alascana, penisola Kenai, bacino del fiume Susitna, ecc.).
Il petrolio è frequente sulla zona costiera del Pacifico: i pozzi di rendimento maggiore sono quelli di Katalla, a SE. della foce del fiume Copper (16 pozzi), appartenenti alla Chilkat Oil Company, ma la produzione è sempre ancora molto scarsa. Tentativi sono stati compiuti dalla Standard Oil Company, ma con scarso successo nella penisola di Alasca; ugual sorte è toccata alla Associated Oil Company nei dintorni di Finnegan. La General Petroleum Company ha iniziato lavori di trivellazione nella Icy Bay, nell'estate 1926.
Comunicazioni. - I mezzi di comunicazione dell'Alasca sono ancora assai scarsi. I fiumi si presentano discretamente navigabili (in totale circa 10.000 km. di vie d'acqua), specialmente lo Yukon; ma la navigazione, per ragioni climatiche, è possibile soltanto nell'estate.
Le strade adatte al transito dei veicoli a motore sono scarsissime (totale, 1600 km.); importante la strada che parte da Valdez sulla Prince William Sound, si addentra nel bacino del fiume Copper, oltrepassa la catena alascana per entrare nel bacino del fiume Tanana e raggiunge Fairbanks. Non mancano altri piccoli tronchi di carattere strettamente locale nella penisola Kenai e nei dintorni di Nome (penisola Seward, ecc.).
Attualmente esistono quattro ferrovie: la Seward-Fairbanks, ultimata nel giugno 1923, che ha direzione prevalente SN., parallela alla strada carrozzabile ricordata: essa parte da Seward, tocca Anchorage, Matanuska, si addentra nella valle del fiume Susitna, attraversa la catena alascana, entra nel bacino del fiume Nenana (affluente del Tanana), tocca il centro omonimo, finché giunge a Fairbanks: un piccolo tronco procede verso N. e raggiunge Chatanika.
La seconda ferrovia parte da Cordova, entra nel bacino del fiume Copper, indi piega verso E. (bacino del fiume Chitina), raggiungendo Kennicott.
Il terzo tronco ferroviario, già costruito sin dal 1900, parte da Skagway, attraversa la catena costiera per mezzo dello White Pass, ed entra nell'alto bacino del fiume Yukon terminando a Whitehorse (Canadà).
Un'altra breve ferrovia è in esercizio nella penisola Seward, e congiunge Nome con Igloo.
Se noi osserviamo la cartina delle ricchezze minerarie alascane, notiamo come le ferrovie siano state costruite nelle zone metallifere più importanti della regione. La ferrovia ha quindi un'enorme importanza, sia come via di penetrazione, sia per smaltire il traffico delle regioni interne, che male si possono servire dei fiumi per il trasporto dei prodotti essenzialmente minerarî. Questo mezzo di comunicazione non fa altro che accentuare la preponderanza economica della regione del Pacifico. Tutto il rimanente dell'Alasca è servito soltanto da sentieri per traino di slitte (con renne e cani).
In questi ultimi anni, specialmente per opera del governo, sono stati costruiti molti campi di aviazione. Nel 1926 erano 29 e 44 nel 1927, con tre compagnie di trasporti aerei in esercizio. Tra i principali campi ricordiamo, sulle coste del Mare di Bering: Kiwalik, Nome, Golovin, Moses Pt. sulle coste della penisola Seward; Unalakleet sulla Norton Sound; sul Pacifico: Anchorage, nella Cook Inlet e Ruby, Rampart, Nenana, Fairbanks, Fort Yukon, Circle, Circle H. S., Chena H. S. nello bacino del Yukon, e Chicken Cr., lungo la frontiera canadese.
Grande sviluppo hanno assunto le stazioni radiotelegrafiche, in parte governative: 18 dell'esercito e 7 della flotta. Queste ultime sono quasi interamente localizzate sul Pacifico (da O. a SE.: Kodiak, Seward, Cordova, Sitka, Juneau): due sul Mare di Bering (isole S. Paolo e S. Giorgio).
Le comunicazioni marittime fanno capo a tutta una serie di porti, di cui i principali sono: sul Mare Glaciale, Punta Barrow; sul Mare di Bering, Teller, Nome, S. Michael; sulle coste del Pacifico, sezione occidentale, Anchorage, Cordova, Kennicott, Kodiak, Latouche, Seward; sulle coste del Pacifico, sezione di SE., Ketchikan, Juneau, Petersburg, Wrangell, Sitka, Port Walter.
Commercio. - Il commercio dell'Alasca è orientato prevalentemente verso gli Stati Uniti, tanto per le esportazioni quanto per le importazioni.
Per il genere ed il valore delle merci esportate dall'Alasca negli Stati Uniti, diamo le seguenti notizie relative all'anno 1925: valore totale delle esportazioni verso gli Stati Uniti dollari 61.321.892, di cui: prodotti relativi al pesce, dollari 37.609.451 (28.705.956 per il solo salmone); minerali di rame, dollari 11.529.367; oro e argento, dollari 5.682.842; petrolio, dollari 1.016.013; legname, dollari 255.696.
Vediamo subito che il prodotto prevalente di esportazione è il pesce, specialmente il salmone; seguono i minerali, fra i quali occupa il primo posto il rame, poi i metalli preziosi (oro e argento) e finalmente il petrolio.
Nello stesso anno 1925 l'Alasca importava dagli Stati Uniti merci per 32.352.530 dollari, di cui ben 27.631.888 erano assorbiti dall'Alasca del Pacifico. I porti per i quali passavano merci per oltre 1.000.000 di dollari erano:
Anche da questo specchietto ricaviamo adunque la netta preponderanza del Pacifico; le altre regioni si uguagliano, perché, accanto a Nome sul Mare di Bering, sta pur sempre Fairbanks, nell'interno, che presenta un grande aumento grazie anche alla ferrovia che la congiunge con la regione costiera meridionale.
Nella tabella che segue sono raccolti i dati del valore (in dollari) del commercio alascano con gli Stati Uniti per alcuni anni:
Nell'anno finanziario chiuso al 30 giugno 1927 il valore delle esportazioni è stato di 80.000.000 di dollari, quello delle importazioni di 32.000.000, con una differenza a favore del territorio di ben 48.000.000 di dollari, pari a 240.000.000 di lire-oro.
Dall'analisi della precedente tabella rileviamo: il prevalere costante delle esportazioni sulle importazioni; l'aumento progressivo tanto delle une quanto delle altre sino al 1917-18, anni nei quali le esportazioni raggiungono il massimo, il che si dové essenzialmente alle richieste degli Stati Uniti coinvolti nella guerra mondiale; il diminuire progressivo del valore delle esportazioni dell'oro e dell'argento, che dal massimo del 1906 scendono al minimo di 5.138.656 nel 1924, per le ragioni sopra esposte.
Il movimento dei passeggeri è modesto, oscillando in media dai 20 ai 30.000, tanto alle partenze quanto agli arrivi (periodo 1920-1925); la regione che assorbe il maggior traffico è, anche in questo caso, quella costiera del Pacifico.
Il totale delle navi entrate nel 1925 fu di 2904; il porto di maggior traffico fu Ketchikan, con 2118; il totale delle navi uscite fu di 2790, di cui 1922 per il solo porto di Ketchikan, che ha quindi un primato assoluto.
Il movimento del naviglio è andato aumentando progressivamente durante il primo venticinquennio del sec. XX: nel 1907 si avevano 796 navi entrate e 729 navi uscite; nel 1910, 844 e 785, rispettivamente; nel 1915, 1394 entrate e 1402 uscite; nel 1920, 2321 navi entrate e 2199 uscite.
Storia delle esplorazioni.
Non abbiamo prima del Settecento alcuna notizia certa di una conoscenza delle coste dell'Alasca. Nel 1711 il cosacco Popov, essendosi spinto attraverso la Siberia fino al Capo Orientale (già fin dal 1648 noto per opera del cosacco Dešnev), ebbe la precisa nozione dello stretto che quivi limita l'Asia e seppe di una terra - l'America del Nord - che giaceva al di là.
Pochi anni dipoi il danese Vito Bering, che era stato mandato da Pietro il Grande ad esplorare l'estrema Siberia orientale, veleggiò nello stretto che da lui prese nome (1728); ma il primo a porre il piede sulla costa di fronte fu il cosacco Gvosdev, nel 1730. Undici anni dopo, in una seconda spedizione, lo stesso Bering si spingeva, a quanto pare, fino alla costa, ai piedi del M.S. Elia, e nel ritornare verso O. scopriva l'isola Kodiak e parecchie delle Aleutine, mentre il russo Cirikov, comandante di un'altra nave, dopo aver toccata l'isola Baranof nell'arcipelago Alessandro, riprendeva la via dell'Asia, che pochi dei suoi riuscivano poi a raggiungere. Bering, tornando verso O., naufragò alla sua volta in quella che fu poi detta isola di Bering e quivi morì.
Le Aleutine, dal 1761 in poi, cominciano ad essere regolarmente visitate dai cacciatori di pellicce della Siberia, e quasi contemporaneamente muovono a riconoscere l'Alasca più dappresso da O. navi russe, da E. gli Inglesi, padroni delle terre confinanti con l'Alasca, da S. gli Spagnuoli dominatori dei paesi della Nuova Spagna.
Fra le spedizioni russe, sono da registrare quelle comandate dal Synd (1767), dal Krenitzin (1768), da Ismailov e Becharov (1788: coste meridionali), più tardi dal Kotzebue (1816: esplorazione del golfo omonimo), dal Lütke (1826); fra le spagnuole, quelle condotte dal Cuadra e dall'Arteaga fino a O. del S. Elia (1779), da Estevan Martinez (1788), e dall'italiano Alessandro Malaspina superiore a tutti per preparazione scientifica (1791, costa lungo il S. Elia). Fra le spedizioni inglesi tiene indubbiamente il primo posto quella di James Cook, il quale nel 1778 esplorò la costa dell'Alasca fino in pieno Stretto di Bering; sua fu la scoperta o ricognizione del Cook Inlet, di tutta la costa O. prospettante al Mare di Bering e di quella prospettante al Mar Polare fino all'Ice Cap (165° O). Le esplorazioni sue furono poi perfezionate lungo le coste meridionali dal francese La Pérouse (1786) e da altri navigatori inglesi, specie dal Vancouver, che nella sua spedizione del 1793-94 riconobbe particolareggiatamente tutta la costa dall'isola Kodiak all'isola Baranof, e dette poi le prime carte esatte della contrada. Dal canto loro, il Franklin (1826), il Beechey (pure nel 1826), le spedizioni artiche mandate alla ricerca del Franklin dal 1848 al 1853, le spedizioni degli agenti della Compagnia per il traffico delle pellicce (notevole l'impresa del Simpson nel 1837), riconoscevano a grado a grado tutta intera la costa lungo il Mar Polare.
Mentre tutto questo fervore di spedizioni determinava la piena conoscenza del giro delle coste della regione, avevano luogo i primi stanziamenti dei coloni russi (primo quello dell'isola Kodiak nel 1783), e si formava quella società fra cacciatori e mercanti di pellicce che, costituita con previlegio del 1799 ("Compagnia imperiale russo-americana") e fornita di autorità per esercitar essa sola questo commercio, continuava la sua attività fino al 1862 (effettivamente fino al 1867), cioè fino al momento della vendita dell'Alasca agli Stati Uniti. Sotto la guida del Baranov tale società fondò varî stabilimenti: Kodiak sulla costa E. dell'isola omonima nel 1792, Sitka nell'isola Baranof nel 1804, S. Michael sulla Norton Sound ed altri all'interno; di più furono esplorati il basso corso del Kuskokwim, il corso dello Yukon basso e medio, ed il tratto costiero fra il golfo di Cook, dove sbocca il fiume Susitna, e le foci del Copper. Dall'altra parte Roberto Campbell, inviato dalla Compagnia della Baia d'Hudson, risalendo il fiume Liard. affluente del Mackenzie, trovava le sorgenti dello Yukon (1840) e ne riconosceva i due alti rami Pelly e Lewes; poco più tardi (1847) James Bell, provenendo dal basso Mackenzie, scopriva il Porcupine, anch'esso tributario dello Yukon. Nel 1863 Lukeen rimonta il fiume Yukon sino al forte omonimo, percorrendo la principale arteria fluviale dell'Alasca, nel 1865 Kennicott incomincia l'esplorazione del bacino dello Yukon per la Western Union Telegraph Company; nel 1869 l'Alaskan Commercial Company incomincia la navigazione a vapore sul fiume; W. H. Dall porta a termine tra il 1870 e il 1880 importanti esplorazioni sull'idrografia alascana, soprattutto sul delta dello Yukon, sulla penisola Seward, ecc.
Nel 1885 il luogotenente H. T. Allen compie un magnifico viaggio scientifico, risalendo il fiume Copper, attraversando lo spartiacque, entrando nel bacino del Tanana affluente dello Yukon; giunto al fiume si inoltra per quasi 500 km. nel suo affluente, il Koyukuk. Nel 1889 Turner si spinge lungo il 141° meridiano fino al Mare Glaciale Artico.
Intorno al 1896-1900 avvenivano intanto le scoperte degl'importanti giacimenti alluvionali auriferi del fiume Yukon, della valle del Tanana, della regione di Nome (penisola Seward): una moltitudine di minatori si spingeva febbrilmente alla ricerca, popolando per la prima volta di Bianchi quelle lontane regioni. Queste scoperte incitavano il governo americano ad una sistematica esplorazione geologica della regione, e il compito era assunto dal Geological Survey degli Stati Uniti che da oltre un ventennio ormai prosegue nell'indagine, tanto che attualmente si può dire che il 50% del territorio sia stato rilevato; ancora oggi le zone meno note sono quelle settentrionali, del NE. e del SE., per le tormentatissime condizioni naturali. A partire dal 1925 il governo di Washington ha incominciato a servirsi degli aeroplani per il rilevamento, ottenendo risultati molto soddisfacenti. Tra gli esploratori dell'interno del paese è da ricordare l'italiano p. Pasquale Tosi, gesuita, che pubblicò anche una grammatica e un dizionario della lingua indigena e fu il primo prefetto apostolico dell'Alasca.
Esplorazione alpina. - Particolare importanza, anche per il contributo recato dagli Italiani, ha poi l'esplorazione alpina.
Le Alpi d'Alasca si stendono parallelamente alla costa lungo il golfo omonimo e sono divise in Catena d'Alasca e catena del Sant'Elia. La prima contiene la più alta cima del continente nordamericano, il M. Mc Kinley, di 6190 m.; la seconda, il M. Logan, di 5955 m., il Sant'Elia di 5516 m., ed il Wrangell, di 5330 m. Le imprese alpinistiche in questa regione sono difficili come viaggi artici; tuttavia, le tre cime più alte furono conquistate negli ultimi trent'anni.
Il Sant'Elia, magnifica piramide visibile dal mare a 200 miglia di distanza, attrasse prima degli altri monti l'attenzione degli esploratori. Lo vide per primo e gli diede il nome il Bering nel 1741; nel 1791 Alessandro Malaspina, al comando di due navi spagnuole, entrato nella Baia di Yakutat, precisò la posizione del monte e ne determinò l'altezza in 5440 m. Quasi un secolo dopo, nel 1874, W. H. Dall e M. Baker, inviati dall'Ufficio idrografico degli Stati Uniti, salirono sull'altipiano che si stende fra il mare e il piede della catena, a un'altezza media di 500 m., e riconobbero che esso è coperto da un vastissimo ghiacciaio di tipo continentale, al quale diedero il nome di Malaspina. I tentativi di scalata del Sant'Elia s'iniziarono nel 1886, con una spedizione di cui facevano parte F. Schwatka e W. Libbey, americani, e H. W. Seton Kar, inglese. Sbarcati sulla costa a S. del monte′ scopersero il largo corso del fiume Jones e risalirono il ghiacciaio Agassiz lungo ben 80 km. ed altri ghiacciai più in alto; il Seton Kar toccò i 2200 m. di altezza sul contrafforte meridionale. Un secondo tentativo fecero dalla stessa parte nel 1888 i fratelli W.H. e E. Topham, inglesi, con G. Broke e W. Williams di New York, spingendosi a circa 3500 m. di altezza. Seguirono, nel 1890 e 1891, due spedizioni, organizzate dalla National Geographical Society e dal Geological Survey degli Stati Uniti e comandate da I.C. Russell, le quali, risaliti dalla Baia di Yakutat i ghiacciai Seward, Agassiz e Newton, raggiunsero un'ampia sella alla quale scende il crestone settentrionale del monte, e poterono poi salire oltre la detta sella un breve tratto della cresta N., fino a circa 4400 m. Ritornato alla costa. il Russell determinò colla triangolazione in 5516 m. l'altezza del Sant'Elia. Due nuove spedizioni si contrastarono la conquista nel 1897: la prima, diretta da H. S. Bryant, americano, non arrivò oltre il ghiacciaio Agassiz; la seconda, comandata da S.A.R. Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi (e ne facevano parte Umberto Cagni, Francesco Gonella, Vittorio Sella e Filippo De Filippi, con quattro guide alpine), dalla Baia di Yakutat, per i ghiacciai Seward, in 37 giorni raggiunse la sella a settentrione del monte, dalla quale, in un giorno (31 luglio), fu raggiunta la vetta. L'altitudine, determinata barometricamente, confermò il dato di m. 5516. Fra l'altro, la spedizione italiana riportava la prima illustrazione d'assieme del massiccio montuoso a N. del Sant'Elia, intravisto già dal Russell e da lui chiamato monte Logan.
Cinque anni dopo incominciarono i tentativi per salire la vetta più alta dell'Alasca e del Nord America, il Mc Kinley, o, col nome indigeno, Denali (6187 m.). Un'esplorazione preliminare fu condotta da A.H. Brooks, dell'Ufficio geologico degli Stati Uniti, nella estate del 1902. Nel 1910 un gruppo di quattro minatori, capitanati da Th. Lloyd, raggiungeva un secondo picco, a settentrione della vetta più alta. Due mesi dopo una nuova spedizione, diretta da H. C. Parker, sotto gli auspici della American Geographical Society (col Parker erano, fra gli altri, il prof. Cuntz e Belmore Browne, il quale ultimo aveva già fatto un tentativo di salita dal versante S. nel 1906), raggiungeva da mezzogiorno un grande altipiano ghiacciato, sotto la parete terminale, ma di qui tentava invano la difficile scalata. Il Parker e il Browne rinnovarono invano il tentativo nel 1912, da settentrione. La vetta fu finalmente conquistata l'anno dopo dal dott. Hudson Stuck, arcidiacono dello Yukon e noto esploratore dell'Alasca, accompagnato da H.P. Karstens.
Frattanto il completamento della ferrovia su per la valle del fiume Copper (1911) aveva reso facilmente accessibile la catena a oriente di essa, dominata dal M. Wrangell, alto 5330 m. Ne profittò nella stessa estate e nella successiva la signorina D. Keen, per tentare e compiere la salita del M. Blackburn, alquanto più basso del Wrangell (4920 m.). La signorina Keen tornò poi sulla costa dell'Alasca nel 1914, per studiare e rilevare i ghiacciai che scendono dai M. Chugach nella Prince William Sound. In questo campo, appartenente piuttosto alla glaciologia che alla esplorazione alpina strettamente intesa, sono da menzionare J. Muir colle sue escursioni di studio fra il 1879 ed il 1892, le varie spedizioni organizzate dagli Uffici geologico, idrografico e geodetico degli Stati Uniti, le quattro inviate dalla National Geographic Society fra il 1909 e il 1913.
L'ultima delle grandi vette d'Alasca a esser conquistata, fu il Logan, a N. del Sant'Elia e circa 500 m. più alto di questo. L'impresa fu compiuta da un gruppo di esploratori americani e canadesi, diretto da A. H. Mac Carthy e H. F. Lambart. Scartata la parete meridionale della catena, che la fotografia presa dal Sella dalla vetta del Sant'Elia dimostrava quasi inaccessibile, fu deciso l'attacco pel versante settentrionale. Dopo un inverno dedicato al del 1925. Per via lunga e faticosa la vetta fu raggiunta il 23 giugno, 35 giorni dopo che la comitiva ebbe messo piede sui ghiacciai.
Di due esplorazioni americane, condotte nell'estate del 1926 nella parte meridionale della catena del Sant'Elia, la prima, condotta da Allen Carpe, già membro della spedizione al M. Logan, tenta la scalata del M. Fairweather (m. 4660) direttamente dalla costa del Pacifico; la seconda, diretta da W. Osgood Field, fece una ricognizione della catena e dei ghiacciai, che ne discendono a oriente nella Baia Glacier e ad occidente verso il Pacifico.
Storia.
Mentre i viaggi e le relazioni di varî viaggiatori, e specialmente di J. Cook, richiamavano l'attenzione dell'Occidente europeo anche sull'Alasca e sui preziosi animali da pelliccia di cui il paese era ricco, su di esso gittavano l'occhio, spinti dalle esigenze di siffatto commercio implicante una sempre maggiore espansione territoriale, due eminenti commercianti siberiani, Šelikov e Golikov. Per opera di costoro si fondava, nel 1784, il primo stabilimento russo sulla grande isola Kodiak, al S. dell'Alasca; mentre un altro gruppo di mercanti, guidato dal Lebedev e seguito (come il primo) da una masnada di Siberiani senza scrupoli, in gran parte di non buoni precedenti penali, poneva piede nel 1786 al Cook Inlet; pure nel 1786 si scoprivano le isole di Pribilof, straordinariamente ricche di animali da pelliccia.
Russi della Siberia e soprattutto del Kamciatca, dove il Bassov, sino dal 1743, aveva inaugurato la caccia alle lontre, iniziavano così lo sfruttamento economico dell'Alasca, cogli stessi metodi adottati sulle terre opposte dell'Asia; cioè dapprima conducendo essi stessi la caccia dei preziosi animali da pelliccia (lontre, castori, volpi argentate e simili), poscia - cosa più comoda e redditizia - spronando o costringendo addirittura gl'indigeni a fornir loro tali pellicce, sia a titolo di tributo, sia in cambio di tabacco, coltelli, perle di vetro e simili cianfrusaglie.
Nel 1788 il gruppo mercantile Selikov aveva già fondato sette stazioni insulari intorno a Kodiak, e una sulla terraferma al 52°20' di lat. N.; aveva conseguito di fatto nel territorio da esso controllato il monopolio del commercio delle pellicce, nonostante la concorrenza accanita del gruppo Lebedev, e trasformato la sua organizzazione da puramente mercantile in politico-mercantile, non solo per i compiti amministrativi, ma anche per quelli più alti di incivilimento e conversione al cristianesimo delle tribù indigene. Esso, riconosciuto dal governo russo che lo autorizzava a fondare stabilimenti in qualsivoglia regione dell'Alasca, garantendogli il monopolio del commercio in un raggio di 500 verste all'intorno di ciascuno di essi, otteneva così piena vittoria sul gruppo rivale del Lebedev; e questo, convintosi che il proseguimento della lotta commerciale, coi metodi di rapina da essa reclamati, avrebbe portato solo a una rapida distruzione dello stock produttivo, scendeva a trattative. Si attuava così, a due anni di distanza dalla morte dello Šelikov, la riunione di tutte le compagnie commerciali della Siberia orientale, del Kamciatca e dell'Alasca in una Compagnia russo-americana, alla quale lo zar Paolo nel 1799 concedeva (per la durata intanto di 20 anni) il monopolio delle pellicce in tutto il dominio del Pacifico, al N. del 52° parallelo, insieme con l'esercizio dei poteri sovrani sui territorî occupati e da occupare. Il Baranov, il quale fin dal 1791 era succeduto allo Šelikov nell'amministrazione della compagnia, trasferiva allora a Sitka o Nuova Arcangelo, meno remota dal mondo civile, la sede di essa, promuoveva zelantemente l'opera di colonizzazione, costruiva navigli e allargava i traffici marittimi coi porti dell'Asia orientale; fino a che - richiamato nel 1818, nonostante i suoi meriti - moriva l'anno dopo nel viaggio di ritorno in patria. Sette anni prima, nel 1811, era stato fondato dal Resonov uno stabilimento a Fort Ross, sulla stessa costa della California, a 38°18' lat. N., stabilimento russo che si manteneva poi per 30 anni nonostante le proteste spagnuole; ma il campo d'azione principale della compagnia rimaneva sempre la costa del golf0 di Alasca dalle Aleutine a Sitka, pure spingendosi i Russi verso l'interno: nel 1821, anno del primo rinnovo della patente imperiale, essi erano arrivati al fiume Yukon, esercitandosi a quell'epoca il governo diretto della compagnia - a prescindere dalle tribù indipendenti dell'interno - su 391 Russi, 444 Creoli e 8384 indigeni.
Una serie di spedizioni e viaggi allargava nel trentennio successivo la sfera d'azione della compagnia, la quale nel 1839 otteneva il rinnovo della sua carta imperiale. L'espansione territoriale di essa verso l'interno veniva ad urtarsi però, in ispecie nella regione nord-orientale dell'Alasca, con l'espansione analoga d'un'altra compagnia commerciale che aveva poteri sovrani, la compagnia inglese della Baia d'Hudson, proveniente dal NE. del continente. Più grave dell'urto commerciale fra le due compagnie, spinte all'espansione territoriale da esigenze similari, era l'urto politico che dietro ad esso veniva delineandosi fra le tre potenze che aspiravano al dominio della costa americana del Pacifico settentrionale, cioè - oltre alla Russia (la quale già nel rinnovare la patente imperiale alla sua compagnia, nel 1821, aveva manifestata chiaramente la sua aspirazione a trasformare il Pacifico settentrionale a N. del 51° parallelo in un lago russo, chiuso perfino commercialmente agli altri stati) - gli Stati Uniti, affacciantisi su quell'oceano da SE. e l'Inghilterra signora del Canadà e dei dominî della Compagnia della Baia d'Hudson. L'accordo cogli Stati Uniti del 17 aprile 1824, che fissava al 54°50' di lat. nord l'estremo limite meridionale del paese, e quello coll'Inghilterra del 28 febbraio 1825 che fissava al 141° meridiano l'estremo limite orientale di esso, davano all'Alasca russa confini territoriali praticamente definitivi. Ché, se a questo imbrigliamento dell'espansione moscovita sul continente nordamericano e alla concorrenza commerciale e politica degli Stati Uniti e dell'Inghilterra, si aggiunge l'indebolimento progressivo della Compagnia russo-americana, in seguito alla trasformazione subìta da ente commerciale in ente politico e al grande allargamento raggiunto; si capisce come il governo russo, contrario ad accollarsi direttamente quel governo dell'Alasca, che per la Compagnia era divenuto ormai un peso troppo superiore alle sue forze, decidesse di disfarsi del lontano possesso, di cui ancora si ignorava la ricchezza aurifera. L'Inghilterra pareva dapprima dover essere la naturale acquirente di esso; ma la pressione del ceto mercantile di San Francisco di California, largamente interessato alle pescherie del Pacifico settentrionale, sul governo degli Stati Uniti d'America, terminava col far prevalere questi ultimi nell'acquisto; e il trattato russo-americano del 30 marzo 1867 trasferiva ad essi tutta l'Alasca, comprese le isole del mare di Bering orientale e le Aleutine ad oriente del 1930 meridiano, per 7 milioni e 200 mila dollari, pari a 36 milioni di lire oro.
Diventata nella denominazione comune un territorio degli Stati Uniti, l'Alasca - dal punto di vista politico-amministrativo - rimaneva sino al sec. XX un semplice distretto, alle dipendenze immediate del Congresso americano, retto da un governatore nominato dal presidente degli Stati Uniti per 4 anni e assistito da un segretario, un ispettore generale ed altri pubblici ufficiali. Alla vigilia soltanto della guerra mondiale (nel 1913) l'Alasca, priva sino allora di istituzioni politiche rappresentative, otteneva una legislatura locale con forme e poteri simili a quelli delle legislature americane di stato, ma con facoltà sempre al Congresso di modificarne o annullarne le deliberazioni.
Il Parlamento alascano ha legiferato finora in materia di ordinamenti minerarî, di pesca, di lavoro, di banca, di istruzione pubblica. Del resto, il nuovo ordinamento politico-amministrativo veniva a coronare in sostanza la profonda trasformazione economico-sociale subìta dall'Alasca nel mezzo secolo precedente e che appare evidente a chi consideri le floride condizioni attuali del paese, che ha superato felicemente la "crisi dell'oro" per fondare la sua prosperità sopra un complesso di attività industriali in pieno sviluppo.
Bibl.: Tosi, L'Alasca e i suoi primi esploratori, 2ª ed., Roma 1926; Annual Report of the Governor of Alaska to the Secretary of the Interior for fiscal Year ended June 30, Washington 1926, p. 142; R. Almagià, Le presenti condizioni naturali ed economiche dell'Alasca, in Bollettino Reale Società geografica italiana, 1907, pp. 12-29, 181-200; A. H. Brooks, The Value of Alaska, in The Geografical Review, 1925, pp. 25-50; G. Gordon Byron, In the Alaskan Wilderness, Philadelphia 1917, p. 247; A. W. Greely, Handbook of Alaska, New York 1914; Harriman Alaska Expedition, with coöperation of Washington Academy of Sciences, New York (dal 1902 al 1905), voll. 12, ed. dalla Smithsonian Institution, 1910; Hudson Stuck, Voyages on the Yukon and its tributaries: a narrative of Summer Travel in the Interior of Alaska, New York 1917; P. Landini, L'Alasca e la sua importanza economica (sguardo d'insieme al finire del primo quarto del sec. XX), in La Geografia, Novara 1928; I. Muir, Travels in Alaska, Boston e New York 1915: J. Underwood, Alaska, an Empire in the making, Londra 1925; Higginson, Alaska the great Country, New York e Londra 1909; Salin, Die wirtschaftliche Entwicklung von Alaska, Tubinga 1914; Nicholls, Alaska: a History of its Administration... under the United States, Cleveland 1924.
Per la flora: I. W. Harshberger, Phytogeographic Survey of North America, in A. Engler e O. Drude, Die Vegetation der Erde, Lipsia 1911, XIII.
Per le esplorazioni alpine, i rendiconti delle principali ascensioni, in Century Magazine; Bull. of the American Geogr. Society; Alpine Journal; Scribner's Out of Door Library; Nat. Geogr. Journal; Appalachia; Bull. of the Geogr. Society of Philadelphia. Inoltre I. C. Russell, Second Expedition to Mount St. Elias (XIII Annual Report of the U. S. Geol. Survey for 1891-92, Washington 1894); F. De Filippi, La Spedizione di S. A. R. il duca degli Abruzzi al M. Sant'Elia (Alaska), Milano 1900; Belmore Browne, The Conquest of Mt. McKinley, New York 1913; Hudson Stuck, The Ascent of Denali (Mt. McKinley), New York 1914; G. K. Gilbert, Harriman Alaska Expedition: Glaciers and Glaciation, New York 1906, III; Tarr, Stockman e Lawrence, Alaskan Glaciers, Studies of the National Geogr. Soc. (1909-1913), Washington 1914.