ALASCA (II, p. 73)
Solo con la seconda Guerra mondiale è venuta in chiara luce l'importanza strategica dell'Alasca, specie dopoché i Giapponesi ebbero occupato (1942) le Aleutine (v. in questa App.) che dipendono amministrativamente dall'Alasca e ne rappresentano la naturale proiezione verso occidente. In questa situazione, e di fronte alla notevole potenza marittima del Giappone, non poteva venir escluso un tentativo di invasione dell'America attraverso il mare di Bering. Profondamente diversa è la situazione che si è venuta a determinare dopo il crollo del Giappone - la Russia non essendo potenza marittima - ma, con gli sviluppi della moderna aviazione, l'importanza militare del paese s'è accresciuta. Esso costituisce una base avanzata sulle rotte artiche verso le terre siberiane e, più ancora, una base di intercettazione delle rotte che dalla estremità della Siberia (a nord della zona della penisola Kamchatka) portano agli S.U. La distanza tra le basi sovietiche dell'Estremo Oriente e l'antistante costa dell'Alasca è di circa 600 miglia; la rotta Seattle-Tōkyō lungo l'Alasca abbrevia di 1400 miglia quella di regola seguita per le Hawaii.
Gli S.U. si affrettarono, dopo il 1940, a potenziare febbrilmente la difesa dell'Alasca, costruendo grandi basi militari, navali, aeree nelle Aleutine e creando in pari tempo depositi e campi militari ad Anchorage e Fairbanks (dove i piloti sovietici prendevano in consegna gli aerei che gli Stati Uniti cedevano all'URSS) senza dire dei numerosi aerodromi in tutto il paese.
Due maggiori ostacoli si opponevano e si oppongono alla valorizzazione economico-strategica dell'Alasca. Il primo è dato dalla sua scarsa popolazione, ciò che va messo in rapporto con le avverse condizioni climatiche e le modeste prospettive del paese non solo dal punto di vista agricolo, ma anche industriale (per quanto risorse minerarie non manchino, ne è difficile e costosa l'estrazione). Migliori sembrano invece le possibilità su cui può contare l'allevamento (renne, ovini), la pesca (foche nelle I. Probiloff) e soprattutto la silvicoltura. Ma l'immigrazione è limitatissima e ad ogni modo affatto impari al bisogno. Il secondo ostacolo è rappresentato dalla deficienza delle vie di comunicazione, dalla difficoltà dei trasporti, dalla distanza che separa l'Alasca dal territorio metropolitano e dalla gravità del problema dei rifornimenti che nella cattiva stagione (ciclone aleutino, perturbazioni magnetiche) non possono far sempre assegnamento sul traffico aereo.
Nel febbraio 1942 gli S.U. decisero perciò la costruzione di una grande strada d'accesso dal Canada (Alcan Highway); iniziata nel marzo, la strada fu compiuta nell'ottobre-novembre dello stesso anno. La grande arteria stradale avrebbe permesso alle truppe americane di raggiungere la regione prima che i Giapponesi vi si potessero affermare, come la conquista di alcune isole Aleutine faceva temere. La strada parte da Calgari sulla grande camionabile Seattle-Vancouver-Calgari-Ottawa-Halifax e per Edmonton-Fort Nelson-Watson Lake-Whitehouse entra in Alasca per raggiungere Fairbanks e poi Nome presso lo stretto di Bering (Fairbanks è unita con ferrovia alla grande insenatura di Cook e ai paesi di Anchorage e Seward a nord dell'isola e dell'aeroporto di Kodiak). L'Alcan raggiunge una lunghezza di 2580 km. e segue a levante la catena delle Montagne rocciose, che supera prima di raggiungere Whitehouse. A fine 1944 era in gran parte selciata ed era sufficiente a smaltire il traffico nei due sensi. Può servire tutto l'anno tranne in aprile, nel periodo del disgelo, e può agevolmente integrare le spedizioni via mare dirette alla baia di Cook. Nelle tappe principali (Fort Saint-John, Fort Nelson, Watson Lake e Whitehouse) i Canadesi approntarono altrettanti aerodromi. La strada è destinata ad esercitare un'influenza, se non decisiva, certo notevolissima nello sviluppo economico delle regioni che attraversa, indipendentemente dalla sua importanza militare.
Popolazione (p. 75). - Dalle rilevazioni avutesi dopo il 1920 (quando gli abitanti erano 55.036) si ha l'impressione che la popolazione sia complessivamente aumentata, ma non in notevole grado. Nel 1930 essa equivaleva a 58.758 ab. (dens. 0,04), nel 1940 a 75.524 ab. (dens. 0,05) di cui i Bianchi erano risultati 39.170, gli Indiani (in gran parte di lingua athabasca) 11.282, gli Eschimesi 15.576, gli Aleuti 5.600. Dunque, l'incremento demografico che era stato molto debole nel periodo 1920-30 (6,7‰) è poi diventato più forte negli anni 1930-40, in cui equivalse a 28‰. Tra il 1940 ed il 1946 la popolazione dell'Alasca è passata a 134.000. Tuttavia i centri abitati più importanti hanno registrato rapide perdite e rapidi aumenti di popolazione nello stesso periodo. Nome ha variato da 30.000 a 1500 ab.; Juneau (la capitale), Fairbanks e Ketchikan contano circa 5000 ab. ciascuna; Cordova e Valdes sono ridotte a piccole borgate (la ferrovia Cordova-Chitina è stata abbandonata e parzialmente demolita). Il centro più popoloso è oggi Anchorage, con 11 mila abitanti.
Bibl.: E. Bruet, L'Alaska, Parigi 1945; E. von Kuehullt Leddin, Cities and towns of Alaska, in Geographic Review, XXXVI, 1946, pp. 270-90; Potential Farm. Lands in Alaska, ibid., pp. 322-4.