ALATRINO
Suddiacono e cappellano della Curia romana, al servizio di papa Onorio III (egli, come sembra, va distinto da un A. che operò durante il pontificato di Innocenzo III), fu l'inviato del pontefice presso Federico Il in Germania, in uno dei momenti più delicati delle relazioni tra Papato ed Impero. Caro al papa come all'imperatore, egli si adoprò per risolvere alcune gravi questioni ancora in sospeso, come la restituzione al papa dei beni matildini, usurpati durante la minorità di Federico II, la distinzione tra Impero e Regno di Sicilia ed infine la crociata. A., che fu anche l'informatore del papa durante la permanenza di Federico in Germania tra il 1219 ed il 1221, riuscì ad ottenere la restituzione dei beni matildini; successivamente, prima della incoronazione, col cardinale Nicola di Clermont, vescovo di Tuscolo, ottenne che venisse accettato il testo, preparato in Curia, delle leggi fnidericiane, cosiddette dell'incoronazione (1221).
Dopo un periodo di attività in Curia, A., inviato, sempre da Onorio III, come legato pontificio nell'Italia settentrionale (il 31 marzo 1226 assisteva a Padova alla prolusione di Boncompagno da Signa), presso la seconda lega lombarda, si adoprò ad attenuare la tensione tra Federico Il e i Comuni.
Col pontificato di Gregorio IX, miziandosi la riorganizzazione dello Stato pontificio, A. venne mandato nelle Marche per mantenerle nell'obbedienza al papato, opponendosi alle manovre di Rainaldo, duca di Spoleto. Per la sua eccessiva durezza verso S. Ginesio venne però richiamato a Roma (inverno del 1228), senza per questo perdere la fiducia del pontefice che dal 1233 lo inviò in Umbria, sempre col compito di tenere in pugno quelle inquiete città. Il 5 dic. 1237 ebbe l'incarico di ricevere la sottomissione di Todi ribelle. L'ultima notizia che di lui abbiamo, riguardante la concessione di un beneficio a Chichester in Inghilterra da parte del pontefice, è del 12 maggio 1238.
La notizia di Vincenzo di Beauvais, che fa di A. un priore dell'abbazia cisterciense di Casamari, amico di s. Domenico e vescovo della diocesi di Sessa Aurunca, è un errore derivato da una disattenta lettura di Costantino, biografo di s. Domenico.
Bibl.: R. Manselli, Federico II ed Alatrino, diplom. pontif. del sec. XIII, in Studi Romani, VI (1958), pp. 649-658.