‛ALAWI
Aggettivo relativo arabo (con l'accento sulla prima sillaba), al plurale maschile ‛alawiyyūn, derivato dal nome proprio di persona ‛Alī, e quindi significante ‛alide, cioè discendente o partigiano del genero di Maometto e quarto califfo ‛Alī (v. alidi). In particolare l'epiteto viene applicato anche ai seguaci di varie sette di musulmani sciiti esagerati, che talora sono da considerarsi addirittura fuori dell'islamismo ed hanno quale caratteristica comune una straordinaria ed eterodossa glorificazione di ‛Alī. Meritano rilievo questi due casi:
1. Denominazione inventata dall'amministrazione francese per designare i Nuṣairi (v.) delle montagne della Siria settentrionale, i quali considerano ‛Alī come un'incarnazione della divinità. Dal 1920 la regione da essi abitata è stata costituita in uno stato autonomo sotto mandato francese detto "Stato degli ‛Alawiti" (v.).
2. Nella pronunzia turca e persiana ‛Alewp̂, nome che dànno a sé medesimi i seguaci d'una setta sciita estremista esistente nell'Asia Minore e in Persia, affine agli Ahl-i Ḥaqq (v.) e chiamata dei Qizilbāsh (v.) dagli altri musulmani.