Vedi ALBA FUCENTE dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ALBA FUCENTE (Alba Fucens o Fucentĭa)
Città della IV Regione Augustea (Sabina et Samnium) sulla via Valeria (68° miglio).
Situata nel breve tratto del territorio degli Equi affacciantesi sulla riva N-O del Fucino (8 km da Avezzano), devesi probabilmente considerare quale un avamposto di quella gente nel paese dei Marsi. Roma colonizzò la città nel 302 a. C., durante le lotte con gli Equi deducendovi seimila uomini. A. fu iscritta alla tribù Fabia. Partecipe, dapprima volontaria e poi costretta, alle lotte contro Annibale, dopo di quelle per lungo tempo è rammentata quale luogo di confino di illustri prigionieri: Siface, Perseo di Macedonia e Bituito re degli Arverni. Pedele a Roma durante le guerre sociali, successivamente ospitò presidî di Pompeo e di Marc'Antonio (Tol., iii, 1, 57; It. Ant., p. 204; Diod., p. 515; Varro; Ling. Lat., viii, 35; Strabo, v, 3, 7, p. 235; Vell., i, 14; Caes., De bell. civ., v, 145; Appian., Ann., 39; Liv., x, 1, xxvi, 11).
La città sorse su una collina che domina la pianura del Fucino e i piani salentini e presenta tre sommità dette oggi Pettorino, San Nicola e San Pietro. Una di queste probabilmente ospitò l'abitato degli Equi; l'abitato romano, viceversa, le abbracciò tutte e tre, comprendendo anche la valletta fra di esse interposta, entro la quale gli edifici mostrano la caratteristica sistemazione romana a scacchiera: la valletta fu attraversata con andamento NO-SE dalla via Tiburtina Valeria che divise la città in due parti pressoché uguali, comprendenti l'una S. Pietro, l'altra Pettorino e S. Nicola.
Il complesso monumentale più imponente fra quelli attualmente in vista è costituito dalla cinta muraria. Costruita in opera poligonale - un solo tratto, sotto l'altura di Pettorino, mostra il paramento in opus incertum - misura un perimetro di circa km 3.
Tre porte sono ancora visibili, dette, con nomi recenti, di S. Massimo, Fellonica e Processa; di una quarta, fra Pettorino e S. Pietro, sono stati rintracciati i resti. Quest'ultima porta e quella di S. Massimo segnavano forse gli accessi della Valeria. Addossato al tratto N-O della cinta muraria è un poderoso bastione rettangolare sorretto da muraglie, anch'esse, come il resto delle mura, in opera poligonale. Il problema della datazione di questo complesso non è stato ancora affrontato. Non è possibile dire, per ora, se in esso possa rintracciarsi qualche tratto risalente alla città degli Equi; comunque devesi attribuire nel suo insieme ad epoca romana e i tratti più recenti sono senza dubbio dei tempi delle guerre sociali.
La cima di S. Pietro prende il nome da una chiesa medievale, una delle più notevoli costruzioni romaniche d'Abruzzo, ricavata entro un tempio tuscanico che è stato così conservato. Questo, misurante m 21 × 13 era prostilo tetrastilo in antis con la fronte rivolta a levante: la cella poggiava su un alto podio e aveva le pareti in opus quadratum. Da graffiti letti sulle ante s'è potuta accertare la sua pertinenza ad Apollo. Il terremoto del 1915 fece crollare la chiesa, e conseguentemente le strutture del tempio. Nel 1957 il monumento è stato restaurato integralmente. Altro tempio, di cui rimane solo il basamento, era sul colle Pettorino.
Disseminati entro l'ambito delle mura sono i resti di vari edifici, fra i quali sono stati riconosciuti il teatro, scavato entro le pendici di Pettorino, l'anfiteatro, di cui è in corso lo scavo (1957) sotto il colle di S. Pietro, e un criptoportico assai ben conservato. Al centro della città gli scavi condotti intorno al 1950, hanno rimesso in luce un lungo tratto della Valeria, identificata mediante un miliario di Magnenzio, che dà distanza da Roma in 68 miglia; inoltre il basamento di un tempio, il basamento di un edificio basilicale, entro il quale si aprono alcune tabernae, un macellum, un edificio termale e varî edifici privati.
Fuori della città, nella pendice S-E del colle, si apre l'ingresso di un grande cunicolo praticabile e che si interna sotto la città: è costruito in un primo tratto in opera cementizia e in un tratto successivo in opera poligonale: incerto è se debba vedersi in esso un'opera idraulica o un apprestamento militare.
Bibl: C. Promis, L'antica città di A. F., Roma 1836; A. Gavini, Storia dell'Architettura in Abruzzo, Milano-Roma, s. a., I, pp. 171-176, 368, 372; Not. Scavi, 1882, p. 275 ss.; 1885, p. 482 ss.; 1888, p. 531 ss.; 1890, p. 247; 1892, p. 59 ss.; Ch. Hülsen, in Pauly-Wissowa, I, 1894, c. 1300, s. v.; Not. Scavi, 1901, p. 364 ss.; 1951, p. 248 ss.; M. Guarducci, A. F. - Graffiti nell'antico tempio sul Colle di S. Pietro, in Not. Scavi, 1953, p. 117-125; F. De Vischer, F. De Ruyt, S. Delaet, J. Mertens, Les fouilles de A. F. de 1951 à 1953, in Ant. Class., 1954-56, p. 63 ss.; ivi la bibliografia precedente; R. Martin, L'Urbanisme dans la Grèce antique, Parigi 1956.