Alba Iulia
(slavone Bălgrad; ungherese Gyulafehérvár; ted. Weissenburg)
Città della Transilvania (Romania), situata presso un antico centro dei Daci, a cui fece seguito la città romana di Apulum, della quale rimangono tracce in un castrum.
Verso la fine del sec. 9° e nel sec. 10° A. era la sede di un voivodato retto da capi di razza turanide, che guidavano un'entità politica locale autonoma, composta da autoctoni romanizzati, gravitanti fra Bisanzio e i Magiari appena stabilitisi nell'antica Pannonia. Uno dei capi, Gyula - capitaneus verso il 950 -, venne battezzato a Costantinopoli (Cedreno, Historiarum compendium). A quest'epoca forse risale il nome attuale, 'Alba di Gyula'. Centro di un comitatus reale in quanto civitas, dopo la conquista magiara, e sede del vescovado di Transilvania istituito nel sec. 12°, la città venne distrutta - con i monumenti più importanti - dall'invasione mongola del 1241. Questi avvenimenti sono descritti nella relazione di un testimone oculare: "a silvae recessu ad Albam venimus civitatem, in qua nihil potuit reperiri, preterquam ossa et capita occisorum, basilicarum et palatiorum muros diruptos et subfossos, quos nimia christiani amoris effusio macularat" (Rogerii Carmen Miserabile, 1938, p. 587).
Dopo il 1278 il vescovado fece erigere dei bastioni che difesero per lungo tempo le autorità ecclesiastiche della provincia, nonché la capitale del principato di Transilvania (15421690). Nella prima metà del sec. 18° i bastioni furono sostituiti da fortificazioni del tipo 'Vauban' - dette così dal nome dell'ingegnere militare francese che le ideò nel sec. 17° - realizzate per il governo austriaco dall'italiano Giovanni Morando Visconti. I monumenti principali raggruppati intorno al centro della città feudale, rappresentato dall'attuale cattedrale cattolica dedicata a s. Michele (sec. 13°), sono stati oggetto di ricerche archeologiche, effettuate irregolarmente al principio di questo secolo e soprattutto negli anni Settanta.
Sotto la navata laterale sud della cattedrale sono state rinvenute le tracce di una rotonda edificata in opus mixtum con abside semicircolare, che si potrebbe far risalire all'epoca di Gyula, cioè verso la metà del 10° secolo. Il monumento presenta analogie con le cappelle castrali a pianta circolare in Moravia, Polonia e Ungheria, ma ha riscontri anche nelle regioni meridionali bizantino-balcaniche. Non sappiamo esattamente se questa rotunda ecclesia abbia potuto coesistere o meno, e per quanto tempo, con la basilica primitiva (Alba Iulia I A) scoperta dagli archeologi, risalente agli inizi del sec. 11°; essa fu edificata subito dopo la vittoria del re ungherese Stefano I (997-1038) sui successori di Gyula e fu abbandonata alla fine dello stesso secolo.
Il terzo monumento, in ordine cronologico, è costituito dalla seconda basilica (Alba Iulia I B), formata da tre navate e abside semicircolare; fu iniziata alla fine del sec. 11° forse sotto Ladislao I (1077-1095) e terminata all'inizio del 12° secolo. Primo santuario del vescovado transilvano (il primo vescovo menzionato fu Simone, 1111-1113) e conclusa con l'intervento di un cantiere benedettino, la basilica presenta analogie con le prime cattedrali di Székesfehérvár e Kalocsa (basiliche a pilastri rettangolari). Proviene da questo edificio - datato intorno al 1100 e distrutto dai Mongoli nel 1241 - il timpano oggi inserito nel muro della navata laterale sud, raffigurante una Maiestas Domini dall'aspetto rigido, eseguita con modi approssimativi, che ricorda le opere di botteghe occidentali, di Alsazia e di Germania.
Dopo il 1241 si iniziò la costruzione del quarto edificio, l'attuale basilica romanica di S. Michele (Alba Iulia II), edificata a sistema alternato; progettata originariamente con due torri a O, abside semicircolare e absidiole nel transetto, trova analogie tipologiche in Austria nell'ultimo quarto del sec. 12° (Klosterneuburg, S. Paolo). Presenta inoltre alcune novità gotiche, dovute ai contatti con un cantiere cistercense dell'Europa centrale operante a Worms, Ratisbona, Bamberga, Vienna, Tišnov, Ják. Sono state individuate (Vătăşianu, 1959) parecchie fasi nella costruzione della basilica romanica: tra il 1247 e il 1256-1259 ca. furono edificate le parti laterali verso S, con il portale a colonnette ornate da una fine decorazione vegetale scolpita a bassorilievo e un timpano, nel quale una Maiestas Domini, modellata con forza, suggerisce spazio e profondità. A questa stessa fase appartiene anche un rilievo con S. Michele Arcangelo che uccide il drago, inserito nel muro meridionale del coro gotico e che precede, dal punto di vista stilistico, un secondo rilievo più evoluto, con la stessa iconografia, che si trova sul muro settentrionale dello stesso coro. Fra il 1260 e il 1287 si sarebbe voluto ampliare l'impianto a cinque navate, progetto poi abbandonato per un altro che ne prevedeva tre; al 1287-1291 ca. risale il portale occidentale, dalle forme già gotiche, e di questa fase sono noti gli obiettivi anche grazie a due fonti: il contratto del novembre 1287 (Zimmermann, Werner, 1892, nr. 221, p. 156) concluso fra il capitolo e il "magister Johannes Lapicida filius Tynonis de civitate Sancti Adeodati" (di Saint-Dié in Lorena) e quello del 31 maggio 1291 (Zimmermann, Werner, 1892, nr. 247, pp. 179-180) concluso con "Syfrido de Crakow, Jacobo Albensi, Herbordo de Wrbow et Henc de Helnuk carpentariis", artigiani locali, dunque, dei dintorni di Alba Iulia. L'ultima fase costruttiva del monumento - fatta eccezione per la cappella rinascimentale (sec. 16°) sul lato settentrionale - è rappresentata dall'abside del coro, datata alla prima metà del 14° secolo.
Ad A. si trova infine la Bibl. Batthyaneum, fondata alla fine del 18° secolo. Fra i vari manoscritti medievali conservati (un Psalterium Davidicum cum calendario del sec. 12°, una Biblia sacra del sec. 13°, il Missale Strigoniense del 1377), figurano il famoso Codex Aureus (R.II.I.) e il Codex Burgundus (III. 87). Il primo rappresenta in realtà una parte dell'Evangeliario di Lorsch (Vangeli di Matteo e di Marco) scritto in onciale carolina e fastosamente ornato verso il 790-800 su 455 fogli in uno scriptorium carolingio, ad Aquisgrana o forse nella stessa Lorsch. L'altra metà del manoscritto si trova a Roma (BAV, Pal. lat. 50), mentre la rilegatura in avorio del sec. 9° è divisa tra il Vict. and Alb. Mus. di Londra e il Mus. Sacro della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il Codex Burgundus, un libro d'ore con testi in latino e in francese, come dice il titolo - Horae diurnae latinae et gallicae - fu scritto in onciale gotica e decorato con centocinquantacinque miniature da un anonimo artista francese o borgognone, nel 15° secolo.
Bibliografia
Fonti:
G. Cedreno, Historiarum compendium Ioannis Scylitzae, II (CSHB, 3, 2), Bonn 1839, p. 328.
F. Zimmermann, C. Werner, Urkundenbuch zur Geschichte der Deutschen in Siebenbürgen, Sibiu 1892.
Rogerii Carmen Miserabile, in Scriptores rerum hungaricarum, II, Budapest 1938, p. 587.
Letteratura critica:
V. Vătăşianu, Istoria artei feudale în ţările române [Storia dell'arte feudale nei paesi romeni], I, Bucureşti 1959, pp. 22-23, 42-57, 151-159.
G. Arion, Date noi referitoare la prima catedrală catolică de la Alba Iulia [Nuovi dati sulla prima cattedrale cattolica di A.], Studii şi cercetări de istoria artei. Seria artă plastică 14, 1967, 2, pp. 155-159.
D. Simonescu, Codex Aureus, Bucureşti 1972.
Id., Codex Burgundus, Bucureşti 1975.
R. Theodorescu, Un mileniu de artă la Dunărea de Jos (400-1400) [Un millennio d'arte nel Basso Danubio (400-1400)], Bucureşti 1976, pp. 108-110.