ALBACETE (A. T., 41-42)
Provincia spagnuola, creata nel 1883, che occupa la parte settentrionale dell'antico regno di Murcia quasi interamente compresa nel versante sud orientale della meseta.
Regione essenzialmente montuosa, ha carattere d'altipiano nella sua estremità NO., dove si lega alla Mancia, accidentandosi e frammentandosi in una serie di brevi e profonde valli a mano a mano che si procede verso occidente e soprattutto verso SO., dove le cime più elevate toccano i 2000 m. e molte raggiungono o sorpassano i 1000 metri. Il clima, piuttosto vario da zona a zona, è essenzialmente continentale, con oscillazioni considerevoli, fra le più alte di tutta la Spagna (massima 37°, minima -10° nel capoluogo), con forte nebulosità, ma scarsa piovosità (300-350 mm.; 60-70 giorni piovosi all'anno), l'una e l'altra in rapporto con l'influenza predominante dei venti occidentali. Il territorio ha considerevoli ricchezze nel sottosuolo: rame (Alcaraz), zolfo (Hellín, Yeste), ferro (Hellín, Yeste), carbone (Yeste), ecc., e numerose sorgenti minerali (Baños del Relumbrar, Corral Rubio-Villatoya, Fuente Apestosa), ma ancora scarsamente sfruttate, data soprattutto la deficienza, e per alcune zone addirittura la mancanza, di vie di comunicazione.
La provincia resta in sostanza un paese agricolo, e, in parte non trascurabile, anche pastorizio. I prodotti principali sono i cereali (grano, segale, orzo, avena, ecc.), lo sparto, le uve, le olive; e questi alimentano, insieme col bestiame relativamente numeroso (in ispecie l'ovino) e con le industrie che ne han vita (distillerie, filature, fabbriche di vasellami, di armi, ecc.), un discreto commercio interno.
La provincia, estesa kmq. 14.863 è divisa in otto partidos judiciales, o mandamenti: Albacete, Alcaraz, Almansa, Casas Ibáñez, Chinchilla, Hellín, la Roda e Yeste, e conta 85 ayuntamientos o comuni, fra i quali sono distribuiti i suoi 291.833 abitanti (19 per kmq.), in prevalenza accentrati. Difettano le ferrovie, che si riducono al tratto Villarrobledo-Chinchilla, e alle diramazioni che da questa località conducono l'una ad Alicante, l'altra a Murcia (264 km. in tutto). Ma alla loro posizione di transito fra l'altipiano centrale e il Mediterraneo, che le fece punto d'incrocio di vie commerciali, debbono la loro origine le città più importanti, Albacete ed Almansa.
Albacete, la capitale (25.000 abitanti), a cui gli Arabi diedero nome (al-basīṭ "luogo vasto e aperto", non al-basīṭah "la pianura") e prosperità, occupa il centro di una larga e piatta conca, in un punto nel quale la valle del Jucar più si accosta a quella del Segura, i due soli fiumi della regione. Nota soprattutto per l'industria locale della coltelleria (navajas, cuchillos, puñales, più famosi per le eleganti impugnature e per le pompose iscrizioni che recano sulle lame, che non per finezza di lavorazione), merita cenno per la fertilità dei suoi dintorni, alla cui irrigazione provvede un canale artificiale che data dal tempo di Carlo IV, e per alcune industrie moderne (fiammiferi).
Almansa, dal canto suo, conta circa 12.000 abitanti, ed è centro agricolo; la sua esistenza risale ad un periodo antichissimo, indubbiamente preromano.
Storia. - Nel turbolento periodo detto dei Reyes de Taifas che tenne dietro al disgregarsi del califfato di Cordova, quando per le lotte intestine dei piccoli sovrani e per l'urto degli eserciti cristiani, cominciò a declinare la potenza araba, il territorio di Albacete appartenne alla famiglia dei Banū Hūd. Così nei dintorni di questa città morì, nel 1145, l'emiro Saif ad-Dawlah ibn Hūd, mentre lottava contro l'alcalde moro di Cuenca, che era aiutato dai cristiani. Un anno dopo, l'ultimo rappresentante della famiglia dei Banō Hūd si fece uccidere da due suoi amici, perché sconfitto in questo stesso luogo da Alfonso VII (v.). La fortezza di Alcaraz, situata nella provincia di Albacete, fu conquistata nel 1219 da Alfonso VIII di Castiglia. Durante il regno di Giovanni II, i Mori di Granata, approfittando delle lotte che si combattevano in questa provincia tra il connestabile Álvaro de Luna, favorito del sovrano, e la nobiltà ambiziosa e irrequieta, s'impadronirono di Albacete, e la saccheggiarono. Quando Alonso, marchese di Villena, la eresse a città (privilegio confermato da Enrico IV nel 1405 e poi da altri sovrani), Albacete non era molto abitata e non si estendeva di là dalla parte chiamata un tempo Villavieja o Villacerrada, e oggi la "città alta". Tra i privilegi accordati dai re cattolici agli abitanti di Albacete nei varî tempi è da annoverarsi l'esenzione dal pagamento del dieci per cento sulle mercanzie, dei diritti eccezione. Nella prima guerra civile carlista, la popolazione fu duramente provata per le scorrerie del generale Cabrera e le stragi fatte dal colera. Albacete ha per stemma tre castelli sormontati da un'aquila.