Giurista e cardinale (Bergamo 1509 - Roma 1591). Studiò diritto a Padova, dove si addottorò nel 1529. Vicecomandante in capo delle forze militari veneziane ("collaterale generale", 1555), nel 1563, accusato di complicità in un assassinio commesso da due suoi figli, fu processato e condannato all'esilio in Dalmazia. Successivamente (1566) fu chiamato a Roma da Pio V, che lo aveva conosciuto a Bergamo nel 1550, nominato protonotario apostolico e governatore della Marca di Ancona, e quindi (1570) creato cardinale; come tale fu prezioso consigliere giuridico della S. Sede (in particolare di Gregorio XIII e Sisto V). Tra le sue opere: De donatione Constantini Magni (1535), in cui è sostenuta l'autenticità del famoso documento, De cardinalatu (1541), De potestate papae et concilii (1544), in difesa del primato del pontefice contro la tesi protestante, Lucubrationes in Bartoli lecturas sive commentaria (2 voll., 1559). Notevoli le sue poesie latine (De carcere, De mundi contemptu, Ad Beatam Virginem), scritte nel periodo dell'esilio.