BADOER, Albano
Figlio di Iacopo, non se ne conosce la data di nascita (forse intorno al 1360) né alcunché sappiamo della sua educazione (ma la buona capacità oratoria presuppone studi letterari). Occorre giungere al 1391 per trovarlo impegnato nel primo ufficio pubblico che sia registrato nelle fonti, quando venne eletto membro di una giunta addetta al buon "regime" del porto e della laguna di Venezia. "Fu Albano Badoer huomo singolarissimo stimato degno di succeder nel dogado a Tommaso Mocenigo, come si può vedere nelle sue renghe" : così una cronaca antica ricorda questo personaggio. In realtà, se si guarda alle numerose cariche politiche e diplomatiche assunte, il B. dovette essere uno degli uomini più in vista della Repubblica veneta e non raggiunse il dogado soltanto perché trovò sulla sua strada un avversario del valore di Francesco Foscari. Tuttavia, malgrado la sua rinomanza, la figura del B. arriva a noi, attraverso la catena di generiche e frammentarie notizie archivistiche, con un contenuto povero, quasi insignificante. Mentre nel 1397 già appare con il titolo di "sapiens consilii", due anni dopo andò duca a Candia, succedendo a Guglielmo Quirini (durante il suo governo, protrattosi fino al 1401, il senato lo invitò a istituire i registri d'amministrazione dell'isola). Ritornato a Venezia, fu impiegato anche in incarichi diplomatici: nel 1404 una prima volta, e poi nel 1406, durante le trattative con Obizzo da Polenta, legato papale e vicario a Ravenna. Il B. servì la Repubblica anche come podestà: a Treviso nel 1405, a Verona nel 1409 (senza contare un rettorato, in coppia con Rosso Marino, a Modone e Corone nel 1420). Arrivando a Verona, il 10 ott. 1409, fu accolto dal saluto festoso di Guarino Guarini, che indirizzava a lui e al suo predecessore Zaccaria Trevisan un'altisonante orazione. Il famoso umanista esaltava nel B. le doti tipiche del governante veneziano ("praestantia in gerendis magistratibus, integritas, placabilitas, in re publica tuenda cura et fortitudo"), ma, per eccessiva aderenza ai moduli ciceroniani, restava troppo lontano da un profilo accettabile del personaggio.
Dopo il 1410 l'attività del B. si svolse prevalentemente in Venezia, tranne qualche viaggio o soggiorno nelle terre del Dominio e in Oriente (il 15 marzo 1420 si recò con Rosso Marino a Cattaro per accettare la dedizione di quella città alla Serenissima). Come savio del Consiglio partecipò a numerose decisioni politiche (il 31 marzo 1423, ad esempio, in Senato, contro il parere della maggioranza, tentò di subordinare la partecipazione veneta alla crociata proposta dal legato papale Antonio della Massa, a un accordo con i Genovesi, gli Anconitani e gli Ospitalieri di Rodi).
Il momento in cui il B. rappresentò, seppure a favore di un altro, una parte determinante nella politica veneziana, fu durante la lotta per la successione al dogado, nei primi giorni di aprile del 1423. Parlando con l'autorità del "più vecchio dei Priori", riuscì a smontare la candidatura di Pietro Loredan, l'avversario più agguerrito di Francesco Foscari. Ad elezione avvenuta, proclamò il risultato nella chiesa di S. Marco. Il B. fu ben ripagato dal nuovo doge: nello stesso anno fu fatto procuratore della Repubblica presso il marchese di Mantova. Non sappiamo se ricoprì altri offici importanti, oppure se la tarda età lo costrinse a ritirarsi dalla vita pubblica prima della morte, sopraggiunta nel 1428.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato-Misti (1397-1399), f.142 r; Venezia, Bibl. Marciana, Cronache di famiglie patrizie e cittadine, ms. ital., cl. VII (90), 8029, f.162; Monumenta spectantia historiam Slavorum meridionalium, IX, Zagrabriae-Zagreb 1878, pp. 5, 20; XII, ibid. 1882, a cura di S. Ljubid, pp. 114, 145, 224, 250, passim;S.Predelli, Ilibri commemoriali della Repubblica di Venezia,III-IV, Venezia 1876-1907, sub voce Badoer, nell'Indice dei nomi,v. i numerosi rinvii; F. Thiriet, Régestes des délibérations du sénat de Venise concernant la Romanie, II, Paris 1959, docc. 1005, 1690, 1876, 1891; M. Sanuto, Vitae ducum Venetorum,in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script.,XXII, Mediolani 1733, coll. 966-968; R. Sabbadini, La scuola e gli studi di Guarino Guarini veronese, Catania 1896, pp. 16 s., 170-172.