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BADOER, Albano

di Giorgio Cracco - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)
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BADOER, Albano

Giorgio Cracco

Figlio di Iacopo, non se ne conosce la data di nascita (forse intorno al 1360) né alcunché sappiamo della sua educazione (ma la buona capacità oratoria presuppone studi letterari). Occorre giungere al 1391 per trovarlo impegnato nel primo ufficio pubblico che sia registrato nelle fonti, quando venne eletto membro di una giunta addetta al buon "regime" del porto e della laguna di Venezia. "Fu Albano Badoer huomo singolarissimo stimato degno di succeder nel dogado a Tommaso Mocenigo, come si può vedere nelle sue renghe" : così una cronaca antica ricorda questo personaggio. In realtà, se si guarda alle numerose cariche politiche e diplomatiche assunte, il B. dovette essere uno degli uomini più in vista della Repubblica veneta e non raggiunse il dogado soltanto perché trovò sulla sua strada un avversario del valore di Francesco Foscari. Tuttavia, malgrado la sua rinomanza, la figura del B. arriva a noi, attraverso la catena di generiche e frammentarie notizie archivistiche, con un contenuto povero, quasi insignificante. Mentre nel 1397 già appare con il titolo di "sapiens consilii", due anni dopo andò duca a Candia, succedendo a Guglielmo Quirini (durante il suo governo, protrattosi fino al 1401, il senato lo invitò a istituire i registri d'amministrazione dell'isola). Ritornato a Venezia, fu impiegato anche in incarichi diplomatici: nel 1404 una prima volta, e poi nel 1406, durante le trattative con Obizzo da Polenta, legato papale e vicario a Ravenna. Il B. servì la Repubblica anche come podestà: a Treviso nel 1405, a Verona nel 1409 (senza contare un rettorato, in coppia con Rosso Marino, a Modone e Corone nel 1420). Arrivando a Verona, il 10 ott. 1409, fu accolto dal saluto festoso di Guarino Guarini, che indirizzava a lui e al suo predecessore Zaccaria Trevisan un'altisonante orazione. Il famoso umanista esaltava nel B. le doti tipiche del governante veneziano ("praestantia in gerendis magistratibus, integritas, placabilitas, in re publica tuenda cura et fortitudo"), ma, per eccessiva aderenza ai moduli ciceroniani, restava troppo lontano da un profilo accettabile del personaggio.

Dopo il 1410 l'attività del B. si svolse prevalentemente in Venezia, tranne qualche viaggio o soggiorno nelle terre del Dominio e in Oriente (il 15 marzo 1420 si recò con Rosso Marino a Cattaro per accettare la dedizione di quella città alla Serenissima). Come savio del Consiglio partecipò a numerose decisioni politiche (il 31 marzo 1423, ad esempio, in Senato, contro il parere della maggioranza, tentò di subordinare la partecipazione veneta alla crociata proposta dal legato papale Antonio della Massa, a un accordo con i Genovesi, gli Anconitani e gli Ospitalieri di Rodi).

Il momento in cui il B. rappresentò, seppure a favore di un altro, una parte determinante nella politica veneziana, fu durante la lotta per la successione al dogado, nei primi giorni di aprile del 1423. Parlando con l'autorità del "più vecchio dei Priori", riuscì a smontare la candidatura di Pietro Loredan, l'avversario più agguerrito di Francesco Foscari. Ad elezione avvenuta, proclamò il risultato nella chiesa di S. Marco. Il B. fu ben ripagato dal nuovo doge: nello stesso anno fu fatto procuratore della Repubblica presso il marchese di Mantova. Non sappiamo se ricoprì altri offici importanti, oppure se la tarda età lo costrinse a ritirarsi dalla vita pubblica prima della morte, sopraggiunta nel 1428.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato-Misti (1397-1399), f.142 r; Venezia, Bibl. Marciana, Cronache di famiglie patrizie e cittadine, ms. ital., cl. VII (90), 8029, f.162; Monumenta spectantia historiam Slavorum meridionalium, IX, Zagrabriae-Zagreb 1878, pp. 5, 20; XII, ibid. 1882, a cura di S. Ljubid, pp. 114, 145, 224, 250, passim;S.Predelli, Ilibri commemoriali della Repubblica di Venezia,III-IV, Venezia 1876-1907, sub voce Badoer, nell'Indice dei nomi,v. i numerosi rinvii; F. Thiriet, Régestes des délibérations du sénat de Venise concernant la Romanie, II, Paris 1959, docc. 1005, 1690, 1876, 1891; M. Sanuto, Vitae ducum Venetorum,in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script.,XXII, Mediolani 1733, coll. 966-968; R. Sabbadini, La scuola e gli studi di Guarino Guarini veronese, Catania 1896, pp. 16 s., 170-172.

Vedi anche
doge Capo dello Stato nella Repubblica di Venezia. La sua esistenza è documentata dall’8° sec., quando il doge nominato dalla comunità veneziana sostituì il duca designato da Bisanzio, che aveva perso per mano longobarda i suoi possessi italiani. L’autorità del doge, inizialmente ampia, venne poi limitata ... duca Titolo nobiliare che, nella gerarchia araldica, segue quello di principe. In età tardoromana il termine (lat. dux) individuava il detentore del potere militare in una o due province, ma dal Medioevo in poi passò a indicare colui che deteneva poteri militari e civili, con titolo e carica ereditari, in ... Gonzaga Famiglia principesca. Milites probabilmente della contessa Matilde di Canossa - altri pensano a un originario infeudamento di possessi da parte del monastero di S. Benedetto di Polirone - i Gonzaga col nome di Corradi di Gonzaga s'inurbarono alla fine del sec. 12º in Mantova, accrescendo le loro proprietà ... Candia Città della Grecia (137.711 ab. nel 2001), sulle coste settentrionali dell’isola di Creta, capoluogo del nomos Iraklio. È la più grande dell’isola, attivo mercato agricolo e porto d’esportazione (frutta fresca e secca, vini, oli, seta, cotone, tappeti).  storia ● Il primo nucleo di Candia sorse durante ...
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albano
albano s. m. [der. del lat. albus «bianco»], ant. – Tipo di vino bianco: quell’Albano, quel Vajano, Che biondeggia, Che rosseggia Là negli orti del mio Redi (Redi).
albana
albana s. f. [der. del lat. albus «bianco»; cfr. lat. mediev. vinum albanum]. – 1. Antico vitigno emiliano, che dà grappoli medî, serrati, con acini rotondi, a buccia sottile di color giallo dorato. 2. s. f. o m., invar. Vino tipico della...
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