Vedi ALBENGA dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ALBENGA (v. vol. i, p. 196)
È discusso se il battistero fosse coperto da una cupola o da un tetto. Il De Angelis d'Ossat esclude decisamente che la cupola demolita dal d'Andrade nel 1900 fosse antica, invece per il Lamboglia "la costruzione era tutta predisposta per la cupola". Non è stata esplorata la possibilità di una cupola costruita a "camera a canne", del tipo proposto dal Deichmann per Santo Stefano Rotondo a Roma.
Il pavimento del battistero era coperto da un tessellato di marmo, risarcito in più punti con cocciopesto. La nicchia rettangolare rivolta a NE presenta mosaici sulla fronte, sulla vòlta, sulla lunetta terminale. Sulla vòlta, in due targhe diverse, si legge: (Sanctos nomi ?) namus quorum hic reliquiae sunt e Stefani (Martyris) S. Iohannis Evangeli(stae), Laurenti (Martyris), Navoris Felicis. Il centro della vòlta è occupato dal monogramma ☧ replicato tre volte entro tre cerchi luminosi concentrici, simbolo in cui si è voluta riconoscere l'allusione alla Trinità, benché tale interpretazione sia stata da taluni contraddetta. Sul pavimento della stessa nicchia sussistono resti di una piccola vasca quadrangolare, variamente interpretata come pozzetto per le reliquie o come bacino per abluzioni: (lotio pedum).
Sulla fronte della nicchia si scorgono pochi resti musivi di fogliami verdi lumeggiati in bianco con uccelli verdi e bianchi. Il Toesca vi lesse l'iscrizione Ses fecit..., oggi non più visibile.
Bibl.: Tutta la bibliografia in V. Sciarrita, Il Battistero di Albenga (Università degli Studi di Bologna, Istituto di Antichità ravennati e bizantine), Ravenna 1966.