albergo
. Nel senso proprio di " luogo dove si alloggia " è usato due volte in Cv IV XII 15; una volta in Fiore CLXXXVIII 2. Ha riferimento col senso proprio nell'immagine di Cv IV XXVIII 7: nel momento della morte all'anima sembra di uscire de l'albergo e ritornare ne la propria mansione [" casa "]. Estensivamente, in Pd XXIII 105 l'alta letizia che spira del ventre / che fu albergo del nostro disiro, indica il corpo di Maria: " qui venter fuit habitaculum Christi, qui est gaudium et desiderium angelorum " (Benvenuto); " cioè fu ricettacolo di Cristo, che fu desiderato tanto tempo dall'angelica et umana natura... " (Buti). Così anche in Cv IV V 5 l'albergo dove il celestiale rege intrare dovea convenia essere mondissimo e purissimo. Ha il valore generico di " ricetto " in Rime XCVI 8 il loco ov'i' son, ch'è sì rio, / che 'l ben non trova chi albergo li doni, " chi sia disposto a dargli ricetto, ad accoglierlo nella sua anima ".