BENEDICENTI, Alberico
Nato il 19 maggio 1866 a Mondovì, da una modesta famiglia (suo padre era verificatore di pesi e misure), si laureò a Pisa nel 1890 in medicina e chirurgia e nel 1891 in scienze naturali. Subito dopo la laurea si stabilì nell'Istituto di fisiologia di Torino, diretto da A. Mosso, trascorrendovi dieci anni in qualità di assistente volontario prima, poi di assistente straordinario, e infine di aiuto. Durante questo periodo ebbe contatti con altre scuole, traendone quegli orientamenti che, unitamente agli insegnamenti del Mosso, tanto profondamente influirono sulla sua attività scientifica. Nel 1892-93 frequentò, a Torino, il laboratorio di chimica farmaceutica diretto da I. Guareschi, e nel 1895-96 fu in Germania, a Erlangen, presso l'Istituto di fisiologia di I. Rosenthal. Ottenuta nel 1898 la docenza in farmacologia, nel 1900 fu nominato professore straordinario di tale disciplina nell'università di Camerino, ove per due anni lavorò in condizioni ambientali pressocché proibitive; in quegli anni ebbe anche modo di recarsi a Strasburgo, ove frequentò per un certo tempo l'Istituto farmacologico diretto da O. Schmiedeberg. Chiamato successivamente a insegnare farmacologia presso l'università di Cagliari, e poi di Messina, nel 1909 ottenne la cattedra di farmacologia nell'università di Genova, dove rimase, nonostante i ripetuti inviti di altre università italiane, fino alla conclusione della carriera. Sotto la guida dei B., l'Istituto farmacologico genovese, povero di mezzi e costretto negli angusti locali dell'antica sede degli istituti biologici in via Bertani, ebbe nuova e prospera attività e, completamente rinnovato, fu inaugurato nella zona di San Martino nel 1926; inoltre il B. fondò, nel 1936, un centro fitoterapico annesso all'Istituto di clinica medica, che diresse fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
La farmacologia nasce con dignità di scienza autonoma soltanto nel secolo XIX con l'isolamento allo stato puro degli alcaloidi; è in quest'epoca che l'esigenza di conoscere le modificazioni dei quadri clinici indotte dai farmachi fece sorgere, distaccate da quelle di clinica medica, le prime cattedre di clinica terapeutica, più tardi denominate di materia medica, che ebbero in Italia valorosi rettori, come G. A. Giacomini a Padova, G. e M. Semmola a Napoli, R. Bellini a Firenze, A. Cantani a Pavia. In un periodo immediatamente successivo i metodi clinici cedono il passo a quelli fisiologici, e si afferma l'orientamento sperimentale delle ricerche farmacologiche, condotte con tecniche proprie della fisiologia da eminenti fisiologi, quali P. Albertoni, L. Luciani, A. Mosso. Infine, all'inizio del secolo si apre il periodo moderno della farmacologia, il cui problema centrale non è più quello di determinare le variazioni clinico-patologiche e funzionali prodotte dai farmachi, ma quello della conoscenza delle trasformazioni chimiche e chimico-fisiche che essi subiscono e inducono nell'organismo e delle precise modalità secondo le quali, da tali trasformazioni, insorge la variazione fisiologica: in tal modo la farmacologia, come era già avvenuto per la clinica, si distacca completamente anche dalla fisiologia, perde i caratteri che l'avevano fatta definire materia medica e diviene la moderna disciplina, pienamente autonoma e a indirizzo rigorosamente scientifico.
Proprio all'inizio di tale periodo della farmacologia sperimentale si affermò la personalità del B., che, convinto della necessità di affrontare con le tecniche della chimica e della chimica-fisica lo studio dei problemi farmacologici onde giungere alla conoscenza del meccanismo d'azione dei farmachi, fu il primo in Italia ad applicare tali metodi alla farmacologia: egli istituì nell'Istituto genovese un reparto di chimica-fisica applicato alla farmacologia, e per sua iniziativa sorse il primo insegnamento di chimica-fisica biologica. Tutta l'opera scientifica del B. subì da un lato l'influsso di quell'indirizzo chimico-farmaceutico derivatogli in gran parte dall'insegnamento del Guareschi, dall'altro quello dell'impostazione biologica e biochimica delle scuole del Mosso, del Rosenthal e dello Schmiedeberg. Affrontando con tali presupposti lo studio della farmacologia, nello sforzo di comprendere l'intima azione dei farmachi a livello cellulare, egli poté compiere importanti osservazioni e giungere a scoperte fondamentali, quali quelle sull'azione esercitata dalla digitale sul cuore per applicazione esocardiale, sul comportamento nell'organismo degli esteri β - chetonici, sulle trasformazioni intraorganiche dell'N-metilindolo con la conseguente scoperta e sintesi dell'indaco verde o dimetil indaco (fino ad allora sconosciuto e poi introdotto anche nell'industria), sull'azione biologica del cobalto, sulla radioattività, sulla situazione chimico-fisica dei farmachi nei sistemi proteici, sul potere antibiotico e antitossico di muffe e altri vegetali.
Particolare menzione merita la sua scoperta relativa alla capacità posseduta dalla formaldeide di formare un legame con le proteine, divenendo in tal modo meno tossica, e alle nuove proprietà acquistate dalle proteine stesse poste a contatto con la formaldeide, cioè di non rigonfiarsi in presenza di acido cloridrico, di non coagularsi, di essere difficilmente digerite dalla pepsina: da tali ricerche originò, per la proprietà della formaldeide di fissarsi alla caseina, l'industria dei derivati del latte con la produzione in serie di sostanze plastiche, e la scoperta delle proprietà disinfettanti delle formol-proteine.
Tuttavia, le ricerche condotte dal B. sulle metallo-proteine assumono, nella valutazione di tutta la sua opera e alla luce degli studi successivi eseguiti anche dai suoi allievi, il valore preminente come inizio di tutta una serie di indagini sui legami farmaco-proteici, responsabili di molti aspetti dell'intimo meccanismo di azione dei medicamenti: da tali ricerche, tra l'altro, hanno avuto origine quelle di P. Mascherpa, condotte con l'impiego di metallo-proteine come molecole proteiche marcate, sull'organo-tropismo indotto dei farmachi.
Le prime esperienze del B. sulle metalloproteine risalgono al 1913, quando ottenne la combinazione di un sale ferrico con l'albumina d'uovo. In ricerche successive sull'origine e il meccanismo della fissazione del metallo sulle proteine, condotte in collaborazione con G. B. Bonino, egli, in contrasto con le classiche teorie secondo le quali le particelle del soluto presente in soluzione di elettroliti si trovano solo in due stati distinti, cioè molecole indissociate e ioni liberi, riallacciò i dati sperimentali al concetto della ripartizione statistica delle forze interioniche, per cui gli ioni in soluzione non possono essere considerati mai perfettamente liberi ma impegnati in azione di mutua attrazione, variabile a seconda di numerosi fattori (concentrazione, temperatura, ecc.) in equilibrio essenziale in biologia, applicando in tal modo la teoria delle soluzioni ai sistemi biologici (Sopra il moderno sviluppo della teoria delle soluzioni e della sua importanza nelle scienze biologiche, in Arch. di scienze biologiche, X[1927], pp. 76-86, in collab. con G. B. Bonino), che in seguito estese anche allo studio dell'azione disinfettante del cloruro mercurico e a quello dell'attività dei vari ioni nei siftemi proteici.
Delle numerosissime pubblicazioni del B., comparse su varie riviste italiane e straniere, ricorderemo soltanto alcune tra le più importanti dal punto di vista storico-scientifico, in quanto costituenti i primi suoi studi su determinati argomenti: Sulle proprietà disinfettanti delle Formol-proteine, in Atti della Soc. toscana di scienze nat., X (1897), pp. 214-220 (processi verbali); Sur l'action physiologique et sur le mode de se comporter dans l'organisme des éthers β-chétoniques, in Arch. italiennes de biologie, XXXI (1899), pp. 90-96; Sopra l'azione fisiologica di alcuni eteri chetonici e dichetonici corrispondenti, in Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, XXXIV (1899), pp. 299-324; Ricerche farmacologiche sui composti mercurio-organici derivanti dalle amine aromatiche (in collab. con O. Polledro), ibid., XXXV (1900), pp. 297-318. La sintesi dei risultati ottenuti dal B. nel corso delle sue ricerche farmacologiche fu in gran parte attuata nella sua opera La vita come fenomeno chimico-fisico (Milano 1943).
Sostenitore del concetto secondo il quale per l'approfondimento di una disciplina scientifica è necessario conoscerne lo sviluppo storico, il B. fu un appassionato cultore di storia della medicina, che studiò applicando il metodo sperimentale: egli condusse così ricerche con tecniche farmacologiche moderne sui veleni usati dai popoli primitivi per rendere mortali le ferite prodotte dalle frecce (Recherches pharmacologiques sur quelques poisons employés par les négritos de l'Archipel Malais, in Arch. italiennes de biologie, XXXI [1899], pp. 81-90), e poi, nell'ambito del suo Istituto, sulle sostanze farmacologiche trovate nelle antiche tombe egizie, sulla triaca medioevale, su piante medicinali famose dell'antichità. Il frutto di questi lavori portarono il B. all'opera sua più celebre, Malati, medici, farmacisti, in due volumi, edita a Milano nel 1924-25 e, con varie aggiunte, nel 1951; l'opera, per la quale il B. ebbe il premio dell'Accademia di Francia, rappresenta un contributo alla storia della terapia e dell'arte sanitaria.
Tra le altre opere di storia della medicina pubblicate dal B. merita particolare menzione: Pietro d'abano (1250-1316). Il trattato "De venenis"commentato ed illustrato..., edito a Firenze nel 1949.
Il B. fu preside della facoltà di farmacia dell'università di Genova, membro dell'Accademia nazionale del XL, socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei, vice presidente di comitato del Consiglio Nazionale delle Ricerche, presidente della sezione genovese della Società italiana di biologia. La Società italiana di farmacologia intitolò al suo nome un premio biennale per il miglior complesso di lavori farmacologici in Italia.
Amico di artisti e letterati (G. Giacosa, E. De Amicis, A. Fogazzaro, E. Duse, V. Brocchi, B. Croce, con il quale ebbe anche un lungo carteggio), il B. stesso amò le lettere e fu autore di un romanzo a impostazione chiaramente autobiografica, Il romanzo del vecchio professore (Milano 1946).
Ritiratosi nelle sue terre di Mocrone, nei pressi di Villafranca Lunigiana, ivi trascorse gli ultimi anni della sua vita; morì il 2 febbr. 1961.
Bibl.: P. Berri, Un maestro: A. B., in Castalia, XVII (1961), pp. 53-60; P. Mascherpa, A.B. (1866-1961), in Arch. ital. di scienze farmacologiche, s. 3, XI (1961), pp. 76-81; Id., A. B., in Atti e mem. di storia dell'arte sanitaria, s. 2, XXVII (1961), pp. 88-90; Id., A. B., in Pagine di storia della medicina, V (1961), n. 2, pp. 3-7; D. Bovet, Commemoraz. del socio A. B., in Rendiconti d. Acc. Naz. dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 8, XXXIV (1963), pp. 320-327; A. B., in Annuario gen. dell'Acc. naz. dei XL (Roma) 1953, Roma 1954, pp. 393-400; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Arzte..., I. p. 95; Encicl. medica ital., IV, coll. 741-743, sub voce Farmacologia; Encicl. Ital., VI, p. 616; XIV, pp. 818-823, sub voce Farmacologia.