ALBERICO di Montecassino, iunior
, iunior. Nacque in Settefrati (Vai di Comino; oggi prov. di Frosinone) da un nobile nziles ai primi del sec. XII. Si fece monaco a Montecassino sotto l'abate Gerardo (1111-23) e viveva ancora quando veniva scritto il 1. IV del Chronicon Casinense da Pietro Diacono, che ne esalta le virtù, specialmente lo spirito di umiltà e di astinenza. La sua fama è particolarmente raccomandata ad una visione che avrebbe avuto all'età di io anni, prima di entrare in monastero, quando si ridusse, per un'infermità, in fin di vita, rimanendo privo di sensi per nove giorni e nove notti. La fama di questa visione (a quanto pare dalla lettera introduttoria del racconto poi pubblicato) cominciò prima a correre oralmente, ma alterata, sicché l'abate Gerardo diede il mandato a Guido, maestro di Pietro Diacono, di fissarla in iscritto. Ma l'edizione di Guido, che presentava qualche lacuna, da un anonimo interpolatore fu ancor più deturpata, tanto che l'abate Senioretto (i 127-37) ordinò ad A. di riportarla al suo aspetto genuino: ciò che A. fece con l'aiuto di Pietro Diacono. Il ricorso a Guido e a Pietro attesta in A. scarsa attitudine allo scrivere o, forse, una singolare modestia.
Il nome di Guido, nell'intestazione del prologo, desta il sospetto che ancora il fondo di tutta l'opera sia da attribuirsi a lui; Pietro vi avrà apportato solo alcune modifiche. Certo il nucleo primitivo della Visione, costituito dal "sogno" del fanciullo, è stato poi ampliato e perfezionato da A. stesso e dai suoi collaboratori: i discorsi morali di S. Pietro, che coi due angeli Emmanuel ed Eloi fa da guida nei regni della pena e del cielo; gli ammonimenti sulla regola benedettina ed i suoi monaci; alcune costruzioni allegoriche ed altri particolari, non possono evidentemente appartenere alla fase del "sogno" puerile. E avvenuta l'elaborazione artistica; e questa tanto notevole da dare alla Visione un'impronta di chiara superiorità di fronte alle precedenti, così che, se fare di A. un precursore della Commedia sarebbe eccessivo, non deve negarsi che egli abbia potuto più di altri contribuire al patrimonio culturale che preparò la Commedia e che da Dante fu posseduto. Certo egli - dice il D'Ovidio "esce un po' di schiera e comincia a entrare nel dominio dell'arte propriamente detta".
Fonti e Bibl.: Per la Visione: Codice cassinese 257; Biblioteca Alessandrina, Roma, Miscell. prof. mss. to. I, 1, pp. 240 ss. (copia del codice cassinese); C. De Vivo, La Visione di Alberico, Ariano 1899; più corretta l'ediz. di M. Inguanez in Miscellanea Cassinese, XI, Montecassino 1932, pp. 83-103; l'opera di F. Cancellieri, Osservazioni... sopra l'originalità della Divina Commedia, Roma 1814, pp. 131-207, dipende, Quanto al testo della Visione, dal ms. Alessandrino. Per la vita di A.: Chronicon Casinense, l. IV, c. 66, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, VII, Hannoverae 1846, pp. 793-795; Petri Diaconi De Viris illustribus Casinensibus, cc. 41 e 47, in Migne, Patr. Lat., CLXXIII, coll. 1045 e 1048; G. Di Costanzo, Di un antico testo a penna della Divina Commedia, Roma 1801, pp. 7 ss.; F. D'Ovidio, Dante e S. Paolo, in Nuova Antologia, s. 4, LXVII (1897), pp. 219-220; Id., Studi sulla Divina Commedia, Palermo 1901, p. 336; F. Torraca, Nuovi Studi danteschi, Napoli 1921, p. 303; N. Zingarelli, Dante, Milano 1931, pp. 828-830; A. Mirra, La Visione di Alberico, in Miscellanea Cassinese, XI, Montecassino 1932, pp. 33-79 (eccellente studio che precede la citata edizione dell'Inguanez).