ALBERICO di Montecassino, senior
, senior. Nacque, come si può oggi affermare con sufficente certezza, nel territorio di Benevento. Della nascita non può stabilirsi la data precisa; certo nel 1065, e forse anche prima del 1060, era già monaco a Montecassino e ancora relativamente giovane: si può quindi pensare al 1030 circa. L'educazione letteraria l'ebbe già prima che si recasse a Montecassino, con ogni probabilità a Benevento, ove risiedeva Roffredo (il futuro arcivescovo di Benevento, 1076-1107), che egli stesso chiama suo maestro e di cui ricorda le affettuose attenzioni in un suo passaggio per quella città. Recatosi a Montecassino, forse insieme col suo grande conterraneo Desiderio, ne divenne presto uno dei religiosi più rappresentativi per cultura e attività letteraria. Dei suoi intimi legami con l'abate Desiderio ci sono testimoni i Dialogi di questo ultimo (a cura di G. Schwarz-A. Hofmeister, Monumenta Germ. Hist., Scriptores, XXX, pp. 1111 ss.), giacché A. non solo è l'interlocutore, nascosto sotto lo pseudonimo di Teofilo, ma può ritenersi anche il collaboratore di Desiderio nella stesura dell'opera. La sua posizione di rilievo appare anche dalla speciale corrispondenza epistolare ch'egli ebbe con Pier Damiani, il quale, oltre a scrivere più volte collettivamente ai Cassinesi, in particolare rispose anche a dieci, e poi ad altre due dubitationes di A. su questioni di esegesi biblica (Opusc. 37, in Migne, Patr. Lat., CXLV, coll. 621 ss.). Nel cenobio, ov' erano in quel tempo molti e peritissimi maestri delle arti liberali, A. godette fra loro di un certo primato. Il suo più famoso discepolo fu quel Giovanni di Gaeta, che poi, conosciuto da Urbano Il, fu elevato a cancelliere papale e più tardi fu eletto papa col nome di Gelasio II. Tra gli altri suoi discepoli, conosciamo espressamente Gundfrido e Guido, a cui dedicò la parte principale del Breviarum de dictamine; Pietro e Gregorio, ai quali indirizzò un'altra sezione dello stesso trattato; di essi il più identificato è Guido, a cui moderni studiosi tendono ad attribuire notevole parte della continuazione del Chronicon Casinense di Leone Marsicano.
Dalla sua operosità cassinese di maestro di grammatica e retorica, di scrittore di opere sulle più varie materie (dogmatica, agiografia, musica, ecc.), di compositore di versi, A. è trasferito a più vasto campo quando, nell'inverno 1078-79, ha il compito in Roma di difendere, da dialettico e da teologo, la dottrina eucaristica ortodossa contro Berengario di Tours, mentre l'abate Desiderio e Pietro Napoletano (anch'egli cassinese e abate della Pallara sul Palatino) sostengono col consiglio in quel frangente Gregorio VII. Il Chronicon Casinense ricorda che al concilio convocato contro Berengario, non potendosi trovare chi gli resistesse, fu chiamato A., il quale, dopo molte discussioni infruttuose, chiese una settimana di tempo e compose un libro sul Corpo del Signore, corredato di testi patristici, con cui riuscì a confutare le tesi di Berengario.
Questa parve al Baronio "una vanteria e una menzogna", poiché egli riferiva il testo al concilio del 1059. Ma già il Mabillon avverti che il concilio di A. fu quello del 1079, imperniato sul substantialiter, che A. insieme col realiter accanitamente volle nella formula da imporre a Berengario, il quale invece lo respingeva. Il frammento pubblicato dal Mabillon, ove Berengario chiama A. "quel Cassinese non monaco, ma demoniaco", trova conferma in un altro scritto berengariano, edito da Martène-Durand (Thesaurus Novus Anecdotorum, Lutetiae Paris. 1717, IV, coll. 103 ss.), e ancor più in un testo cassinese, messo in luce nel 1936 e interpretato dal Matronola. Il documento, che deve ritenersi un pro-memoria di Berengario, per servirsene durante le discussioni previe alla sessione definitiva, ci mostra A. come il principale sostenitore dell'ortodossia non solo sul terreno patristico, ma anche su quello dialettico, dove Berengario aveva posto gli avversari in un certo imbarazzo, che è accusato anche da Brunone di Segni (Expositio in Leviticum, c. 7, in Migne, Patr. Lat., CLXIV, col. 404).
Anche dal testo cassinese risulta chiaro che il dibattito fu specialmente sul substantialiter. Qualche momentanea difficoltà d'A., nel rispondere alle argomentazioni sottili di Berengario, avrà a questo offerto il pretesto di asserire un consenso di A. alla sua tesi; ma verosimilmente fu quello il momento cruciale in cui A. chiese un po' di tempo per studiare e rispondere; e rispose con il De corpore Domini. Il prezioso libro purtroppo èperduto. Ma ad A. rimane il vanto di aver difeso e voluto quel substantialiter che, insieme con il realiter da lui pure sostenuto, entrerà nella definizione dogmatica del concilio tridentino.
Questo vanto non verrebbe sostanzialmente intaccato anche se si ammettesse l'opinione del Geiselmann che il testo cassinese debba attribuirsi a un teologo della cerchia di Berengario, intervenuto anch'egli al concilio del 1079: si avrebbe anzi un testimone di più sulla parte rilevante di Alberico. Ma gli argomenti del Geiselmann non sono solidi; e si rivela vendica l'attestazione del cronista cassinese, a torto svalutata anche dal Novati.
Polemista si mostra A., poco dopo, anche nella lotta tra papato e impero, sostenendo le parti di Gregorio VII con un suo Contra Heinricum imperatorem de electione romani ponttficis, la cui perdita è particolarmente dolorosa. Molto probabilmente A. trascorse gli ultimi anni a Roma, ove può darsi che fosse elevato al sacerdozio, pur se i documenti cassinesi lo chiamano sempre diacono. Un'affermazione poi, ripetuta spesso dal Panvinio ad oggi, aggiunge che era stato anche cardinale, ma non esiste alcun fondato motivo per attribuiìgli tale dignità: l'appiglio a ciò venne forse dalla insolita sepoltura nella chiesa dei SS. Quattro Coronati, titolo cardinalizio, ove A. fu posto dopo la sua morte, avvenuta non più tardi del 1105.
L'insegnamento di retorica nella scuola cassinese lo condusse alla composizione del Breviarium, che diede all'Italia il vanto della priorità nella storia di quell'ars dictandi che ebbe tanta importanza nel Medio Evo. A. fu riconosciuto primo e autorevole maestro in materia, anche se non gli mancarono avversari al suo tempo, e ancor più dopo, come Aginulfo e Adalberto di Samaria, che Ugo di Bologna accusa perciò di temerità. I Flores poi, destinati ad alunni più provetti, si occupano piuttosto dei colores, illustrati con molti esempi di classici. La frammentarietà con cui èstato pubblicato il Breviarium e la perdita di altri trattati non ci permettono di valutare pienamente il complesso del loro contenuto e l'indole dello stile ch'egli insegna. Questo può conoscersi in parte dai superstiti scritti agiografici; e si rivela vario a seconda degli argomenti: più studioso delle clausole oratorie e degli elementi sonori quello chiamato "mediocre" e adoperato nella narrazione storica; più inteso, invece, agli artifizi retorici, non di rado eccessivi, quello detto alto, negli opuscoli o nei brani di carattere elogiativo o parenetico. Se non tutto, certamente, nel suo insegnamento retorico, è originale, A. è tuttavia senza dubbio un benemerito cultore e trasmettitore della cultura classica. I versi superstiti, non molti e neppure del tutto certi (poiché la recente opinione del Blum, che gli si possano attribuire parecchie poesie finora ascritte a Pier Damiani, è stata gravemente contestata), non ci permettono di giudicare il suo talento di verseggiatore.
Della sua importante produzione letteraria attestafa in gran parte dal Chronicon Casinense e da Pietro Diacono sono superstiti solo alcune opere retoriche o agiografiche quasi tutte pubblicate: Breviarium de dictamine; la parte dedicata a Gundfrido e Guido edita in estratti da L. Rockinger, Briefsteller und Formelbücher des elften bis vierzehnten Jahrhunderts, IX (1863), pp. 29 ss.; della sezione dedicata a Pietro e Gregorio era promessa l'edizione di Inguanez e Willard; Flores rhetorici (o Dictaminum radii), a cura di M. Inguanez-H. M. Willard, in Alberici Casinensis Flores rhetorici, Montecassino 1938; De barbarismo et solecismo, tropo et scemate, attribuito fondatamente ad A. da Haskins e Manitius; ancora manoscritto. Vita S. Scholasticae, a cura di P. M. Giustiniani, in Mabillon, Annales Ordinis S. Benedicti, VI, Lucae 1745, pp. 737 ss. e edizione critica a cura di A. Lentini, L'Omilia e la vita di S. Scolastica di Alberico Cassinese, in Benedictina, III (1949), pp. 231 ss.; Omelia S. Scholasticae (o Sermo in S. Schol.), a cura di A. Mai, Spicilegium Romanum, V, pp. 130 ss, riprodotta in Migne, Patr. Lat., LXVI, coll. 491 ss. Vita S. Dominici (abate di Sora): Acta Sanctorurn, ian. II, pp. 442 ss.; 3 ediz., III, pp. 56 ss. (cfr. Bibliotheca Hagiogr. Lat., n. 2244);J. Mabillon, Acta Sancrorum Ordinis S. Benedicti, VIII, Venetiis 1733-1738, pp. 315 ss.; edizione crit. a cura di A. Lentini, La Vita S. Dominici di A. Cassinese, in Benedictina, V (1951), pp. 57 ss.; Passio S. Modesti: attribuita ad Alberico dal Klewitz con argomenti confermati dal Lentini (Sulla "Passio S. Modesti" di A. Cassinese, in Benedictina, VI (19521, pp. 231 ss.), edita in Anaiecta Bollandiana, LI (1933), pp. 369 ss. Vita S. Aspreni (anch 'essa attribuita dal Klewitz e dal Lentini; il destinatario sarebbe il Pietro arcivescovo di Napoli [ca. 1094-1100] cassinese, che probabilmente è il Pietro gia ab. della Pallara): ediz. Ughelli, Italia sacra, VI, coll. 19 ss. e edizione crit. a cura di A. Lentini, A. di Montecassino nel quadro della riforma gregoriana, in Studi Gregoriani, IV, Roma 1952, pp. 100 ss.; In viram S. Scholasticae (Sponsa decora Dei), in P. Martinengii Pia quaedam poemara..., Romae 1590, pp. 256-258; riprodotta in Acta Sanctorum Ordinis Sancti Benedicti, I, pp. 39 ss. (a torto ivi attribuito a Paolo Diacono: cfr. Bibliotheca Hagiogr. n. 7519); tre inni in onore di s. Domenico di Sora, sui quali affaccia qualche dubbio il Lentini: ediz. M. Inguanez, Inni inediti di A. e il codice Cassin. 199, in Bulleti. d. Ist. stor. ital. per il M. E., XLVII (1932), pp. 191 ss.; riveduti e ripubblicati da A. Lentini, Su tre inni in onore di S. Domenico ab., in Benedictina, IV (1952), pp. 192 ss. Il famoso trattato Rationes dictandi è di gran valore; ma sulla sua autenticità gli studiosi dissentono, e oggi prevale la sentenza negativa. I versi poi della Commendatio domus Oceani, che nel ms. 14784 di Monaco seguono i Flores, suggeriscono allo Haskins l'identificazione di A. col cosiddetto Mythographus tertius Vaticanus (pubblicato da A. Mai, Class. Auct., III, pp. 161-277), senza che però intenda sostenerla.
Fonti e Bibl.: Chronicon Casinense, III, 35, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, VII, Hannoverae 1846, p. 728 (Migne, Patr. Lat., CLXXIII, coll. 766-767); Petrus Diaconus, De viris illustribus Casinensibus, 21, in Migne, Patr. Lat., CLXXIII, coll. 1032-1033; Id., De ortu et obitu iustorum Casin., 49, ibid., col. 1105; frammento edito in Acta Sanctorum Ordinis Sancti Benedicti, IX, p. XXVI; altro frammento ed. da M. Matronola, Un testo ined. di Berengario di Tours e il concilio romano del 1079, Milano 1936. Le citate edizioni di Rockinger, Matronola, Inguanez-Willard, Lentini, sono precedute da studi con relativa bibliografia. Si aggiunga del Lentini: Note su A. cassinese maestro di retorica, in Studi medievali, XVIII (1952), pp. 121-137. Tra gli studi più notevoli e recenti: C. H. Haskins, A. Casinensis, in Casinensia, M. Cassino 1929, I, pp. 115-125; H. M. Willard, The use of the classics in the Flores Rhetorici of A. of M. Cassino, in Annivers. essays in mediaeval history, by students of C. H. Haskins, Boston 1929, pp. 351-363; H. W. Klewitz, Zum Leben u. Werk Alberich v. M. Cassino, in Historische Vierieljahrschrift, XXIX (1934), pp. 371-374; J. R. Geiselmann, Ein neuenìdektes Werk Berengars v. Tours ieber die Abendmahl?, in Theologische Quartalschrifì, CXVIII (1937), pp. 1ss., 133 ss. L'articolo di A. Lauri, Dei due Alberici da Setrefrati, in Riv. sbor. benedettina, VI (1911), pp. 208 ss., contiene molte asserzioni scientificamente infondate.
Per gli studi apparsi anteriormente cfr. le segnalazioni in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichiskunde, IX (1883), p. 581; XV (1889), p. 221; XVII (1891), p. 36; XVIII (1893), p. 357; XXXII (1906), p. 701; XXXIV (1908), p. 298; L (1933-35), p. 769; A. Butow, Die Enrwicklung d. mittelalt. Briefsteller, Greifswald 1909; J. Schnitzer, Berengar v. Tours, Munchen 1890, pp. 104 ss.; A. J. Macdonald, Berengar and the Reform of Sacramentai Doctrine, London 1930, p. 189 ss.; O. Engels, Alberich v. Montecassino und seiiz Schuler Johannes v. Gaeta, in Siudien u. Mitreilungen zur Geschichte des Benediktinerordens, LXVI (1955), pp. 35 ss.; O. J. Blum, Alb. of M. Cassino and the Hymns attribured to S. Peter Daniian, in Traditio, XII (1956), pp. 87 ss.; J. Leclercq, Sur l'authenticité des poèmes de s. Pierre Damien, in Revue Bénédicrine, LXVII (1957), pp. 172 ss.; P. Meyvaert, A. of M. Cassino or s. Peter Damian, ibid, pp. 175 ss.; K. Reindel, Zur handschrifrlichen Ueberlieferung der Gedichte des P. Damiani, ibid., pp. 182 ss.; O. Capitani, Per la storia dei rapporti tra Gregorio VII e Berengario di Tours, in Studi Gregoriani, VI, Roma 1959, pp. 127-130. Tutti i dizionari, le enciclopedie e le opere generali di letteratura, teologia, storia ricordano A.; cfr. specialmente: W. Wattenbach (R. Holtzmann), Deutsche Geschichtsquellen, I, 3, 1948, pp. 435-436; H. Bresslau, Handbuch d. Urkundenlehre, II, 1, Leipzig 1915, pp. 248 ss.; F. Novati, Le origini, Milano 1926, pp. 414-423 e passim; M. Manitius, Geschichte d. lateinischen Literatur d.M.A., III, Munchen 1931, pp. 301-305; Ph. Schmitz, Histoire de l'Ordre de S. Benoit, II, Maredsous 1949, p. 132; Dict. de théol. cath., I, coll. 660-662; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, coll. 1406-1407; Dici. de spiritualité, I, col. 274.