ALBERICO di Montecassino
"Uomo eloquentissimo ed eruditissimo", secondo Ugo di Bologna, suo discepolo, e Pietro Diacono, suo confratello e biografo. Fu monaco di Monte Cassino dal 1057 al 1086: quando, cioè, quel cenobio, sotto l'abate Desiderio, poi papa col titolo di Vittore III (v.), raggiunse il massimo splendore d'arte e di cultura. Quanto alla sua vita, avvolta nella leggenda, ben poco è noto. Prese parte alle polemiche papali e imperiali, e pubblicò un De electione Romani pontificis. Pare anche che confutasse Berengario e la sua eresia. Il suo biografo gli attribuisce molti scritti; ma, con sicurezza, gliene appartengono due soli, conservati nella biblioteca di Monaco, il Breviarium de dictamine e i Flores rhetorici. Essi tuttavia bastano a dimostrare che egli, nell'arte di ben dettare "epistole e privilegi", abbandonò la vuota esercitazione retorica e iniziò un nuovo indirizzo, più rispondente alle esigenze pratiche. Nel primo dei due scritti citati, egli condensando un insegnamento orale assai più ampio, espose "per le menti dei fanciulli", i principî elementari dell'arte della compositio. Quest'arte egli insegnò poi nel secondo scritto, di cui è pubblicato il solo prologo. La nuova teoria, che divideva l'oratio, cioè l'epistola, in quattro parti (exordium, narratio, argumentatio, conclusio), acerbamente criticata allora, fu, pochi decennî dopo la morte di A., sviluppata in ogni sua parte dai suoi fedeli discepoli, e, per opera loro, diffusa nelle scuole d'Italia e di Francia. Onde A. è da considerare iniziatore di quell'ars dictaminis che poi si svilupperà nel XII e XIII secolo. Fra quei discepoli primeggiò il canonico Ugo, maestro nello studio di Bologna e autore di una delle rationes dictandi (1124 circa), che tanta parte ebbero nel rifiorire delle scienze giuridiche e dell'arte notarile.
Bibl.: Pietro Diacono, De viris illustribus archimonasterii Casinensis, in Monumenta Germ. hist., Script., VII, p. 728; L. Rockinger, Briefsteller und Formelbücher des XI bis XIV Jahrhunderts, Monaco 1863-64, pp. 29-46; H. Bresslau, Hanbuch der Urkundenlehre für Deutschland und Italien, I, Lipsia 1889, pp. 625-626; F. Novati, Le origini, Milano [1926], p. 414 segg.