ALBERICO
Forse di origine tedesca, l'autore della Vita Odilonis lo ricorda come "iuvenis clericus" alla corte di Enrico Il. Vescovo di Como dal 1007, solo presule italiano, insieme con Riculfo, vescovo di Trieste, partecipò al sinodo di Francoforte del 1 nov. 1007. Trasferì la sede dell'episcopato dalla chiesa di S. Abbondio fuori le mura entro la città, dove fece portare a termine la costruzione della cattedrale di S. Maria Maggiore, già iniziata dal predecessore Everardo. In S. Abbondio A. fece insediare i monaci benedettini, cedendo loro l'antico episcopio e una parte dei beni della mensa vescovile. L'atto di fondazione ebbe solenne conferma in un sinodo provinciale di Aquileia, nel luglio 1013, dal patriarca Giovanni. L'imperatore Enrico Il, al quale A. fu sempre fedele, concesse ben presto la sua protezione al monasteriolum di S. Abbondio, su preghiera del vescovo (1013, dopo il 1 settembre). Il 4 Ott. 1015 lo stesso imperatore concedeva al monastero terre a Talamona e in Valtellina, e alla chiesa episcopale di Como la villa dei Barzani (vulg. Barzanò), tolta ai figli del conte Sigifredo, il quale aveva abbandonato il partito imperiale per passare a quello arduinico.
Ritroviamo nel novembre 1018 A. in un placito in Bellagio, nel quale, insieme con l'arcivescovo milanese Ariberto, dichiarava di non avere alcun diritto su di una terra appartenente alla corte di Limonta e rivendicata dal monastero di S. Ambrogio. A. partecipò ancora al sinodo pavese del 1 ag. 1022, durante il quale furono presi provvedimenti contro i chierici concubinari, e ne sottoscrisse gli atti, terzo nell'elenco dei vescovi.
Nel settembre 1019 A. fu presente alla dieta di Strasburgo, durante la quale fu emanato il capitolare, con cui si regolavano i diritti successori e alcune questioni di procedura penale, dando nuova importanza alla prova giudiziaria del duello. Erano presenti anche gli arcivescovi di Milano e di Ravenna, i vescovi di Piacenza, Vercelli, Parma, Acqui, Luni, Volterra e numerosi marchesi e conti italiani, sicché la dieta assunse l'aspetto di un' assemblea del Regno italico.
A. fu in ottimi rapporti con Corrado Il. Forse, insieme con Ariberto di Milano e Leone di Vercelli, fu tra i signori ecclesiastici italiani che si adoperarono perché al Salico fosse offerta la corona del Regno italico. Certo, si recò incontro al sovrano, che veniva in Italia, fino a Verona e ottenne subito vari privilegi per la sua Chiesa. Nell'aprile del 1027 A. assisteva al concilio tenuto in Roma in occasione dell'incoronazione imperiale di Corrado.
Il nuovo imperatore da Roma concesse il monastero di Breme all'abate cluniacense Odilone, il quale vi insediò come abate il suo giovane omonimo nipote. Ma il nuovo abate di Breme si procurò ben presto l'avversione dell'imperatore per il suo contegno sprezzante e per Fostilità dei suoi monaci, che aveva privati di ricche entrate concedendo in beneficio a feudatari laici numerose terre del monastero. Corrado Il colse l'occasione per concedere in beneficio il monastero di Breme al suo fedele vescovo Alberico. All'arrivo di A., l'abate Odilone fuggì, ma venne ripreso con l'aiuto di Manfredi, marchese di Torino, e di Alrico, vescovo di Asti, e fu rimesso al suo posto solo dopo che ebbe giurato fedeltà ad Alberico.
Il Chronicon Novaliciense racconta romanzescamente la morte di A., avvenuta mentre tornava a Como da una sua breve, ma prepotente apparizione nel monastero di Breme: il fatto sarebbe avvenuto durante l'epoca della mietitura. Se è da prestar fede all'episodio, sarebbe da pensare piuttosto all'inizio dell'estate 1028 che a quella del 1027.
Fonti e Bibl.: Conradi Il Diplomata, a cura di H. Bresslau, in Monumenta Germ. Hist., Diplomata regum et impera torum Germaniae, IV, Hannoverae et Lipsiae 1909 nn. 60, 62, 392; I placiti del "Regnum Italiae", a cura di C. Manaresi, II, 2, Roma 1958, in Fonti per la Storia d'Italia, XCVI, p. 606 n. 302; Vita Odilonis, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, XV, 2, Hannoverae 1888, p. 816; Chronicon Novaliciense, in Monumenta Novaliciensa Vetustiora, a cura di C. Cipolla II, Roma 1901, in Fonti per la Storia d'Italia, XXXII, pp. 292-294; S. Hirsch, Jahrbdcher des deutscheiz Reichs unter Heinrich II, Berlin 1862-75, II, pp. 62, 66, 368, 422, 434 ss., 440; III, pp. 123, 139, 214, 222; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300. La Lombardia, II, 1, Bergamo 1929, pp. 318-322.