ALBERT BEHAIM
Visse fra il 1190-1200 ca. e il 1260, tuttavia possediamo notizie attendibili solo sul periodo in cui svolse attività politica. Dal 1239 fu agitatore papale in Baviera contro Federico II. Probabilmente apparteneva a una famiglia di ministeriali del vescovato di Passavia (secondo l'opinione prevalente degli studiosi proveniva da Böhaiming nella Selva Bavarese, mentre il richiamo alla Boemia è oggi respinto), ed è verosimile che sia stato educato nel convento di Niederaltaich; ottenne (1212?) un canonicato nel duomo di Passavia. Nel 1216, forse al seguito del vescovo di Passavia, che si recava al IV concilio lateranense, A. giunse a Roma, dove fu probabilmente attivo come procuratore dei conventi austro-bavaresi (è documentato per S. Lamberto) e forse nella cerchia del cardinale Ranieri di Viterbo fu notato dal futuro papa Gregorio IX. Quest'ultimo lo incaricò nel 1239 di organizzare l'opposizione antistaufica in Baviera, ma per ragioni che permangono oscure non lo nominò mai legato. A. ebbe in un primo tempo una buona intesa con il duca di Baviera Ottone II, ma dopo che questi cambiò partito schierandosi con gli Svevi fu costretto a fuggire. A questa data, comunque, si era già reso generalmente inviso per aver applicato con eccessiva spregiudicatezza e senza alcun equilibrio il mandato che gli era stato conferito. Raggiunse infine Lione nel 1244, dove visse l'esperienza del concilio e della deposizione dell'imperatore. Quando, in seguito agli iniziali successi ottenuti da Enrico Raspe ‒ contrapposto come sovrano a Corrado IV, il quale perse contro l'avversario la 'battaglia per l'Impero' il 5 agosto 1246 ‒, i vescovi Ruggero di Passavia ed Eberardo di Salisburgo, fino a quel momento fedeli agli Staufen, e perfino il duca di Baviera, sondarono il terreno per avviare trattative con la Curia, A. propose la sua mediazione presso papa Innocenzo IV ‒ nel caso del vescovo salisburghese forse senza averne avuto incarico. In questo periodo ricevette la dignità di decano del duomo di Passavia e il vescovo locale lo invitò a tornare nella sua terra d'origine. Ma quando nella primavera del 1247 raggiunse la meta, trovò le porte della città sbarrate perché nel frattempo il vescovo, in seguito alla morte di Enrico Raspe, aveva perso interesse a una riconciliazione con il papa. A. trovò allora rifugio presso il conte Corrado di Wasserburg, ma essendo stato coinvolto nel conflitto fra quest'ultimo e il duca di Baviera, dovette darsi alla fuga in circostanze drammatiche riparando di nuovo a Lione. Da questa città si adoperò per far deporre il vescovo di Passavia, raggiungendo lo scopo tra il 17 febbraio e l'11 marzo 1250. Insieme al nuovo vescovo Gebhard rientrò a Passavia nel luglio 1250, dove fino alla morte del prelato nel 1254 svolse un ruolo molto apprezzabile nella storia locale; ma al di fuori dei confini regionali non ebbe alcun particolare rilievo. Morì probabilmente al principio del 1260.
Siamo informati in merito all'attività politica di A. soprattutto da due volumi di scritti (München, Bayerische Staatsbibliothek, ms. Lat. 1204, cc. 33-43v e Codex latinus Monacensis 2574b) da lui stesso redatti; le altre fonti dispo-nibili sono scarse. Il codice 2574b (cf. M.G.H., Epistolae, 2000) raccoglie il suo carteggio e il suo diario originali; un ulteriore motivo d'interesse è rappresentato dal fatto che si tratta del codice cartaceo più antico tramandato a nord delle Alpi. In esso è contenuta, fra l'altro, anche la corrispondenza con il vescovo di Passavia e l'arcivescovo di Salisburgo e con il duca di Baviera (la cui trasmissione unilaterale solleva problemi di attendibilità), affiancata inoltre da una quantità di notizie di carattere privato e di excerpta, nonché da testi di scienze naturali e medicina, di teologia, da scritti storici e apocalittici, tra cui le revelationes dello Pseudo-Metodio e il secretum secretorum. Le notizie sull'attività politica di A. sono concentrate prevalentemente nel secondo volume, il ms. Lat. 1204 (di cui manca a tutt'oggi un'edizione critica), che tuttavia è tramandato solo in una copia non integrale del cronista bavarese Aventinus, risalente all'inizio del Cinquecento; in merito alla sua attendibilità sono state comunque espresse riserve già nel Seicento. Fra l'altro, questa parte contiene il resoconto del tentativo (condiviso da A.?) di far eleggere re il principe danese Abele in contrapposizione a Federico II.
Sull'azione di A. sono stati espressi generalmente ‒ e a buon diritto ‒ giudizi negativi, anche se alcune opinioni contenute negli studi critici oltrepassano il segno e appaiono molto datate (cf. Frenz, 1998). A. potrebbe essere caratterizzato nel modo più calzante come un fanatico, che non risparmiava la propria persona nell'interesse della causa, da lui ritenuta alla stregua di verità assoluta. Forse fu proprio questo il motivo per cui Gregorio IX scelse come suo agitatore un personaggio collocato così in basso nella gerarchia ecclesiastica. Comunque A. non seppe sempre resistere alla tentazione di perseguire al contempo anche il suo vantaggio personale intrecciandolo all'azione politica. Nella 'missione universale' di riportare stabilmente la Baviera dalla parte del Papato, A. andò incontro a un fallimento quasi totale.
Fonti e Bibl.: München, Bayerische Staatsbibliothek, ms. Lat. 1204, cc. 33-43v; ivi, Codex latinus Monacensis 2574b. A.F. Oefele, Rerum Boicarum scriptores nusquam antehac editi […], I, Augustae Vindelicorun 1763, pp. 784-800; C. Höfler, Kaiser Friedrich II. Ein Beitrag zur Berichtigung der Ansichten über den Sturz der Hohenstaufen, München 1844, pp. 394-413; Id., Albert von Beham und Regesten Pabst Innocenz IV., Stuttgart 1847 (Hildesheim 1981); M.G.H., Epistolae, IIa, Briefe des späteren Mittelalters, 1, Das Brief- und Memorialbuch des Albert Behaim, a cura di Th. Frenz-P. Herde, 2000. F.W. Schirrmacher, Albert von Possemünster, genannt der Böhme, Archidiacon von Passau, Weimar 1871; G. Ratzinger, Forschungen zur Bayrischen Geschichte, Kempten 1897, pp. 1-321, 628-640; Th. Frenz, Apokalypse als Geschichtserklärung. Neuere Forschungsergebnisse über den Passauer Domdekan Albert Behaim († 1260), "Ostbayrische Grenzmarken", 32, 1990, pp. 48-55; Id., Die Bewertungen des Passauer Domdekans Albert Behaim - wissenschaftliches Urteil oder schwarze Legende?, in Forschungen zur Reichs-, Papst- und Landesgeschichte. Peter Herde zum 65. Geburtstag von Freunden Schülern und Kollegen dargebracht, a cura di K. Borchardt-E. Bünz, I, Stuttgart 1998, pp. 331-345; J. Englberger, Albert Behaim und die Lorcher Tradition in der Passauer Geschichtsschreibung, in corso di stampa. W. Stelzer, Albert Böheim, in Die deutsche Literatur des Mittelalters. Verfasserlexikon, I, Berlin-New York 19772, pp. 116-119; P. Herde, Albert Behaim, in Lexikon des Mittelalters, I, München-Zürich 1980, p. 288; Th. Frenz, Albert Behaim, in Lexikon für Theologie und Kirche, I, Freiburg 19933, pp. 329 s.
Traduzione di Maria Paola Arena