GLATIGNY, Albert
Poeta francese, nato a Lillebonne (Seine-Inférieure) il 21 maggio 1839, morto a Sèvres il 16 aprile 1873. Tipo leggendario, per la vita zingaresca e la prodigiosa attitudine a verseggiare, ha molto del suo amico Verlaine, tranne il genio e il vizio; si capisce che Catulle Mendès, che gli fu amico anche lui, ne abbia fatto l'eroe d'un dramma (Glatigny, 1906). Figlio d'un falegname che poi s'arrolò gendarme, G. fu via via giovane di studio, scrivano di tribunale, tipografo e finalmente attore girovago presso compagnie di provincia, per le quali compose, spesso improvvisandoli, drammi e commedie. La tisi che lo minava s'aggravò per una prigionia in Corsica, dove un gendarme lo scambiò con un assassino ricercato dalla polizia. Una signorina d'origine americana, Emma Dennie, s'invaghì di lui e volle sposarlo. Così G. trascorse dolcemente, tra qualche agio, gli ultimi anni.
G. non è il poeta primigenio che Th. de Banville vide romanticamente in lui. La sua poesia, così nelle liriche (Les Vignes folles, 1857; Les Flèches d'or, 1864) e nelle satire (Gilles et Pasquins, 1872), come nelle commedie, echeggia molto da vicino quella di Banville, che lo incoraggiò e protesse e di cui G. imitò con talento la maniera funambulesca (metri complicati, rime ingegnose, rime-calembours). Un orecchio delicato vi coglie la nota personale, che oscilla tra l'ironia e l'emozione. G. collaborò al Parnasse contemporain (quello del 1869), introdottovi dal Mendès.
Bibl.: Oeuvres, Parigi 1879, con prefazione di Anatole France; Lettres d'A. G. à Th. de Banville, in Mercure de France, 15 marzo, 1° aprile, 15 aprile 1923; Ch.-F. Sainte-Beuve, La poésie en 1865 (Nouveaux Lundis, X); J. Lazare (E. Kuhn), A.G., sa vie, son oeuvre, Parigi 1878; C. Mendès, La légende du Parnasse contemporain, Bruxelles 1884; A. France, Le génie latin, Parigi 1913.