LEBRUN, Albert (XX, p. 713)
La sua tendenza anglofila e l'aperta pressione del gabinetto Daladier gli valsero il 5 aprile 1939 di essere rieletto con 506 voti su 910 votanti (anche questa volta, come già nel 1932, una parte della sinistra votò contro). L'11 luglio 1940 dovette dimettersi in seguito alla delega dei pieni poteri fatta dall'Assemblea nazionale a Ph. Pétain: atto finale di una crisi nella quale Lebrun aveva agito con patriottismo e onestà, ma senza la necessaria energia. Ritiratosi a Vizille, dalla sorveglianza italiana passò il 27 agosto 1943 alla deportazione in Germania. Oggi è del tutto fuori dalla vita politica.
In Témoignage (1945) L. ci ha dato interessanti memorie sugli anni fortunosi della sua permanenza all'Eliseo, che confermano ancora una volta la correttezza personale e la tenuità politica di questo onesto gerente di una carica, che nella crisi del 1940 avrebbe potuto avere una qualche influenza pratica solo se accoppiata all'energia di un Poincaré.