ALBERTI DI VILLANOVA, Francesco
Nacque a Nizza dal conte Stefano il 21 sett. 1737. In giovane età abbracciò lo stato ecclesiastico, manifestando viva propensione per gli studi letterari.
Si ha notizia in questi primi anni di un suo viaggio in Polonia, dove fu nominato canonico onorario del capitolo di Varsavia e ricevette, da parte di un principe, la concessione di una forte pensione. Fu anche, durante il viaggio di ritorno, a Parigi, dove compose (in parte, forse) un'opera sulla diplomazia. Rientrato a Nizza, iniziò un periodo di feconda attività. Perfetto conoscitore delle lingue italiana e francese, l'A. assorbì elementi, della cultura d'Oltralpe compiendo opera di mediazione culturale con traduzioni e con opere originali. I rapporti dell'A. con l'enciclopedismo francese non furono pero di esclusiva subordinazione, ma anzi di decisa polemica. Tra le sue traduzioni vanno particolarmente segnalate quella del Dictionnaire du Citoyen di H. Lacombe de Prezel, ristretto storico, teorico e pratico del commercio (Nizza 1763; altre ediz., Venezia 1765, Bassano 1781), e quella delle Notti di E. Young, opera fondamentale per le tendenze preromantiche delle letterature europee, tradotta dall'inglese in francese dal Le Tourneur nel 1769, e dall'A. ridotta in prosa italiana già nel 1770 (Nizza; 2 ediz., Napoli 1793). Nell'opera Dell'educazione fisica e morale, ossia dei doveri dei padri, delle madri e dei precettori cristiani nell'educazione dei figliuoli, contro i principi del sig. Rousseau di Ginevra,Torino 1767, confutò le dottrine etico-pedagogiche dell'autore dell'Émile, contrapponendogli un sistema di educazione cristiana, quale già era stato teorizzato nell'opera di G. S. Gerdil, Reflexions sur la théorie et la pratique de l'éducation, contre les principes de M. Rousseau (Turin 1763).
L'A. diede alle stampe anche alcune sue composizioni in versi, fra cui La vite,Nizza 1766, poemetto in ottava rima riprodotto nel 1797 nel vol. XIV dei Poemetti italiani, e Il matrimonio, Nizza 1767, anch'esso in ottava rima.
I suoi interessi cominciano però a indirizzarsi sempre più decisamente verso gli studi lessicali. L'opera più importante di questo periodo è senza dubbio il rifacimento del vocabolario francese-italiano di A. Antonini, che egli condusse così a fondo da potere a buon diritto intitolarlo senz'altro al suo nome. Tale vocabolario, cui nelle edizioni successive si aggiunse anche la parte riguardante l'italiano-francese, uscì la prima volta a Marsiglia nel 1772, ed ebbe numerosissime ristampe, a testimonianza di un favore continuo e meditato (Bassano 1777, Venezia 1777, Nizza 1778-80, Genova 1781, Venezia 1793, Marsiglia 1796, Bassano 1796, Marsiglia 1807, Torino 1807, Venezia 1810, Firenze 1810, Bassano 1811, Milano 1826-28, Livorno 1833-34, Napoli 1835, Milano 1842).
Già in questi anni l'A. aveva probabilmente cominciato a lavorare intorno a un suo progetto di dizionario della lingua italiana; ma dovette sospendere almeno momentaneamente l'impresa perché nel 1792 un gruppo di giacobini, in Nizza, gli invase e devastò la casa (e nel saccheggio andò perduta la sua opera sulla diplomazia), obbligandolo a fuggire dalla città natale in Italia. Passò da Nizza a Torino e da Torino a Bologna, dove fu ospite per alcuni mesi presso il cardinal legato G. A. Archetti, a cui dedicò più tardi il suo Dizionario in segno di riconoscenza. Si trasferì quindi in Toscana, per essere più vicino alle fonti della lingua italiana, e durante tutto il 1793 viaggiò in lungo e in largo per quella regione, visitando le fabbriche della seta, della lana, del ferro, e di altre arti, e schedando parole e locuzioni dalla viva voce del popolo. A Firenze gli fu proposto dall'Accademia Fiorentina (che aveva nel 1784 assorbito l'Accademia della Crusca) di ristampare con correzioni e aggiunte il Vocabolario della Crusca; ma l'A. rifiutò, preferendo affrontare a proprie spese l'edizione del suo Dizionario, pur di essere libero di comporlo secondo i suoi criteri. Egli trovò il luogo ideale per completare il suo lavoro nella quiete di Lucca, che era del resto città famosa per l'abilità dei suoi tipografi: e qui cominciò a venire alla luce il Dizionario universale critico ed enciclopedico della lingua italiana. Nel 1797 ne uscirono due volumi: nel 1798 era già stampato per metà il terzo tomo, quando l'A. dovette sospendere la stampa per difficoltà economiche. Interrotta la pubblicazione, l'A. si rimise al lavoro per completare la raccolta delle schede: egli non vide però la conclusione della sua fatica, poiché morì nel 1801. Pochi mesi prima di morire, si riaccostò alla religione cattolica, da cui si era alquanto allontanato negli anni precedenti.
Gli altri quattro volumi del Dizionario furono pubblicati nel 1805, sempre a Lucca, dall'amico e collaboratore F. Federighi. Una seconda edizione, con una memoria del Federighi sull'A., apparve a Milano nel 1825; una terza venne pubblicata, sempre a Milano, nel 1834.
L'opera ha una ragguardevole importanza nel campo degli studi della lingua italiana. Come dice il titolo stesso, il Dizionario volle essere critico, cioè riconoscere l'autorità dell'uso corrente e di autori che, quantunque buoni, non fossero accettati né citati dalla Crusca, ed enciclopedico, perché registrava con molto scrupolo le voci attinenti alle scienze, arti e mestieri (ciò che costituisce forse il suo pregio maggiore). Da lamentare invece la scarsità di esempi e l'imprecisione delle citazioni, spesso ridotte al solo nome dell'autore, senza indicazione né dell'opera né del passo. U. Foscolo nota scherzosamente che questo Dizionario ha "un po' del giacobino" (lettera ad A. Cesari, 23 luglio 1806); ed altrove esprime la sua preferenza per il Vocabolario del Cesari, per l'eccessiva larghezza di criteri applicata dall'A. (lettera a I. Pindemonte, 26 luglio 1806). Ma le ristampe e il parere di vari altri contemporanei dimostrano che il Dizionario universale ebbe ai suoi tempi non poca fortuna, anche se la morte prematura dell'autore impedì naturalmente le ultime preziose tifiniture.
Dell'A. si ricorda anche una Chritischtheoretische und prachtische italienische Sprachlehre, Leipzig 1798.
Fonti e Bibl.: U. Foscolo, Epistolario, II, Firenze 1952, pp. 132-134, 137-140; C. Lucchesini, Della illustrazione delle lingue antiche e moderne e principalmente dell'Italiana procurata nel sec. XVIII dagli Italiani, I, Lucca 1819, pp. 75 e ss.; P. L. Ginguené, Storia della letteratura italiana, IX, Milano 1823, p. 273; G. M. Cardella, Compendio della storia della bella letteratura greca, latina, italiana, III, 3, Milano 1827, pp. 349-350; A. Lombardi, Storia della letteratura italiana nel sec. XVIII, IV, Venezia 1832, p. 20; F. Federighi, in Biografia degli italiani illustri del sec. XVIII, a cura di E. De Tipaldo, V, Venezia 1837, pp. 104-109; J. B. Toselli, Biographie niçoise, I, Nice 1860, pp. 12-18; G. B. Gerini, Gli scrittori pedagogici italiani del sec. XIX, Torino 19 10, p. 21; G. Sforza, Il lessicografo F. A., in Ricordi e biogr. lucchesi, Lucca 1918, pp. 112-122; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1955, pp. 237, 251.