ALBERTINO (fra' Albertino, detto anche Mazzante)
Figlio di Cambio, fiorentino del popolo di S. Michele in Orto, entrò nell'Ordine domenicano verso il 1266, risiedendo fino alla morte nel convento di S. Maria Novella. Ivi egli fu "carpentarius" (cioè architetto, come osserva il Marchese), ma non ci sono documenti che ne precisino l'attività.
È stato supposto da V. Borghigiani (cfr. la discussione in Orlandi, I, p. 274), e poi da G. Targioni-Tozzetti (che, però, erra nel credere che la costruzione sia avvenuta nel 1335invece che nel 1304), che egli abbia curato la costruzione della chiesa di S. Maria del Prato e dell'Ospizio di S. Casciano, ma l'ipotesi dei due eruditi toscani non trova appoggio nei documenti a lui relativi. Né più probabilità ha l'altra ipotesi, avanzata dal Marchese ed accettata come assai attendibile dall'Orlandi, secondo cui fra' A. avrebbe avuto "gran parte nei lavori della costruzione della chiesa di S. Maria Novella", e più precisamente sarebbe stato il costruttore, dopo fra' Sisto e fra' Ristoro, della navata orientale della chiesa, costruita appunto nel 1307.
Contro questa ipotesi si è pronunciato W. Paatz, adducendo la mancanza assoluta di documenti, mentre ritiene di potergli attribuire il chiostro cosiddetto dell'"infermeria". In realtà, il Necrologio, mentre tace della partecipazione di fra' A. alla costruzione della chiesa di S. Maria Novella, sottolinea, come s'è già accennato, che egli fu "carpentarius et in edificiis et officinis fratrum costruendis persubtilis", accentuando cioè in particolare la bravura tecnica nella sistemazione, non facile, del convento e dei chiostri, più che accennare alla chiesa.Oltre a questa attività di architetto, fra' A. curò con zelo gli interessi suoi e del convento: così, per l'eredità del fratello Benvenuto, contrastatagli da Migliore di Michele Schiatta del fu Benci, egli riuscì ad ottenerla solo dopo l'intervento di Niccolò IV con una bolla del 18 genn. 1292 (non riportata nel Registro di questo papa) e più tardi del cardinale Niccolò Albertini da Prato, che il 10 apr. 1304 autorizzava fra' A. ad erigere coi beni del fratello un ospedale ed una chiesa in S. Casciano, senza che, tuttavia, si possa dedurre che A. ne fosse l'architetto. Di quest'ospedale egli si occupò anche successivamente, a proposito del testamento di Lippo di Cisti de' Carini e del suo confratello Giovanni de' Carini, curandone più volte gli interessi e provvedendo (nel 1313) ad arricchirne la suppellettile.
Morì nel 1319, come ci precisa l'obituario di S. Maria Novella, senza, però, indicarci né mese né giorno.
Fonti e Bibl.: G. Targioni-Tozzetti, Relazione d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, VIII, Firenze 1775, p. 162 s.; V. Fineschi, Memorie istoriche degli Uomini illustri del Convento di S. Maria Novella, I, Firenze 1790, p. 367; V. Marchese, Memorie dei più insigni Pittori, scultori e architetti domenicani, I, Bologna 1878, pp. 84 ss.; G. Carocci, Il Comune di San Casciano in Val di Pesa, Firenze 1892, p. 35 s.; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1896, p. 430 (sul chiostro dell'infermeria), pp. 469 ss. e spec. pp. 473 s.; T. Guarducci, Guida illustrata della Val di Pesa, Sancasciano Val di Pesa 1904, p. 223 s.; I. Wood-Brown, The Dominican Church of S. Maria Novella of Florence, Edinburgh 1905, p. 67 (ove lo chiama Albertino Mazzanti e gli attribuisce lavori di costruzioni relative al convento di S. Maria Novella), p. 75; W.-E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, III, Frankfurt a. M. s.a. [ma 1952], p. 669 (lo chiama Albertino Cambi); S. Orlandi, Necrologio di S. Maria Novella, I, Firenze 1955, p. XXIV, n. 219 a p. 35, pp. 254, 273-275, 349, 356, 358 n. 49, 516; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 216.