ALBERTI (Alberto, De Albertis), Alberto
Nacque a Pergine (Valsugana nel Trentino) il 29 luglio 1593 da Giuseppe, patrizio goriziano, e da Maddalena Ontertolera, trentina. Conseguito a Padova il dottorato in filosofia, entrò nella Compagnia di Gesù il 15 sett. 1615. Fece la professione di quattro voti il 28 ott. 1630. Insegnò per molti anni retorica, matematica ed esegesi biblica al collegio Brera di Milano. Dal 1651 lo si trova alla Casa professa di S. Fedele, impiegato in ministeri spirituali.
Acquistò notorietà per due scritti fortemente polemici contro il filologo e pubblicista tedesco G. Schoppe (Scioppius), in risposta agli attacchi da questo mossi alla Compagnia, le Generales vindiciae adversus famosos Gasparis Scioppii libellos (2 voll,, Monachii 1649) e Lydius lapis ingenii spiritus ac morum Gasparis Scioppii... conformatus (Monachii 1649).
Se i superiori permisero la stampa delle due opere, cedendo all'insistenza dell'A., esse dovettero, però, apparire in Germania, per il divieto della censura di pubblicarle in Italia. Un altro suo scritto contro lo Schoppe, ormai morto, Novacula, dentiscalpium, et strigilis..., rimase inedito.
Dell'A, un Liber contra salta tiones et choreas e i Paradoxa moralia de orna tu mulierum... pro confessariis et conciona tori-bus praecipue elucubrata (Mediolani 16???o) hanno qualche rilievo negli orientamenti polemici del secolo: particolarmente il secondo, specie di manuale per i confessori e i predicatori, di tendenza antilassista.
Una sua In eloquentiae quum profanae tum sacrae corruptores Actio (Mediolani 1651; Coloniae 1669, col titolo Thesaurus eloquentiae sacrae et prophanae), pur essendo implicitamente rivolta ancora contro lo Schoppe, è diretta in generale contro taluni aspetti dell'eloquenza barocca. L'inedito Tractatus de opinione probabili gli dà un posto fra i teologi del probabilismo.
Dell'A, come direttore spirituale sono infine da ricordare i rapporti avuti, in qualità di confessore, con Giacomo Filippo Casolo.
Di questi, propagatore di quel movimento a sfondo quietistico che dall'Oratorio di S. Pelagia di Milano si disse dei pelagini, l'A. scrisse una Vita, che ebbe diffusione manoscritta vivente il biografato (che mori nel giugno 1656, durante l'istruttoria dell'Inquisizione). Coinvolto nel processo contro i pelagini, l'A. ebbe ordine dal generale della Compagnia Gosvino Nickel, il 13 genn. 1657, di consegnare all'Inquisizione tutti gli scritti del Casolo in suo possesso e di non scrivere apologie o confutazioni, venendo, al tempo stesso, privato della direzione della Congregazione dei secolari. Il 24 febbraio fu chiamato a Roma dal S. Uffizio: con l'ingiunzione di portare con sé tutte le scritture spettanti al Casolo. Il ì??? maggio 1657 l'A. era a Roma.
Non conosciamo l'esito del processo, ma, se egli trascorse gli ultimi anni della sua vita nella Casa professa del Gesù, come padre spirituale, confessore in chiesa e predicatore, abbiamo motivo di credere che questo episodio non l'abbia sostanzialmente compromesso.
Con la sua vasta conoscenza della lingua latina prestò aiuti preziosi per una edizione ampliata del Calepino; di note inedite dell'A. si avvalse il p. Carlo d'Aquino per il suo Lexicon militare.
L'A. morì a Roma il 3 maggio 1676.
Fonti e Bibl.: Arch. Rom. Soc. Iesu, Med. 30, ff.135-136, 141-142; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 297; P. Stancovich, Biografia degli uomini illustri dell'Istria, Capodistria 1888, p. 43; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles-Paris 1890, coll. 128-130 e 4 A; VIII, ibid. 1898, col. 1597; XII, Toulouse 1911-1930, col. 913 (de Albertis): J. v. Dollinger-F. H. Reusch, Geschichte der Moralstreitigkeiten in der ramisch-katholischen Kirche..., Nördlingen 1889, I, pp. 33, 558, 566, 583, 587-593; II (docc.), pp. 302, 306, 311 ss., 314-316; P. Guerrini, I Pelagini di Lombardia. Contributo alla storia del Quietismo, in La Scuola cattolica, L (1922), s. 5, XXIII, pp. 274-275 e 275-285 (estratti dalla Vita di Giacomo Filippo Casolo), rist. in. Miscellanea Bresciana, Brescia 1953, 1, pp. 59-96; M. Petrocchi, Il quietismo italiano del Seicento, Roma 1948, pp. 32-34; Id., Il problema del lassismo nel sec. XVII, Roma 1953, p. 50 n. 15(una sua sentenza sul lucrum cessans fu censurata); Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, coll. 1575-1576.