ARBASINO, Alberto
Scrittore e giornalista, nato a Voghera Casteggio (Pavia) nel 1930. Ha collaborato e collabora, tra gli altri periodici e quotidiani, al Giorno, al Corriere della Sera, a La Repubblica. Un'ambigua presenza autocritica percorre l'opera di A. sin dai primi racconti - pubblicati in rivista alla metà degli anni Cinquanta e poi raccolti in volume (Le piccole vacanze, 1957; rist., 1971, con l'aggiunta di due racconti, Povere mete e Racconto di Capodanno, prima compresi in L'anonimo lombardo) - presenza che chiarisce il proprio ruolo strutturale nella composizione fondata sulla tecnica epistolare di Il ragazzo perduto (prima stampato insieme con i racconti di Le piccole vacanze e con altri otto racconti in L'anonimo lombardo, 1959 e poi ristampato da solo con il titolo L'anonimo lombardo, 1966). Nel successivo Parigi o cara (1960) A. raccoglieva scritti giornalistici e critici, recensioni, impressioni di viaggio; mentre con Fratelli d'Italia (1963) affrontava direttamente la parodia di un genere, quello filosofico-didascalico del viaggio educativo, che agisce attraverso la frantumazione della trama e l'accumulazione caotica di materiali, montati in un collage grottesco e deformante. Dallo sviluppo autonomo della componente critica dell'opera di A., nascono Certi romanzi (1964), rassegna brillante e paradossale di problemi e discussioni sul romanzo; Grazie per le magnifiche rose (1965), "avventure della drammaturgia contemporanea"; La maleducazione teatrale (1966), resoconto e riflessione sull'attività di regia di A.; Off-off (1968), rassegna delle idee e della cultura contemporanee; Sessanta posizioni (1971), appunti su altrettanti autori scelti secondo un criterio di gusto. In Due orfanelle: Venezia e Firenze (1968), A. ripropone invece due scritti giornalistici nati in occasione dell'alluvione del 1966. A La narcisata e La controra (raccolti in un solo volume, 1964) segue Super-Eliogabalo (1969), di più complessa struttura, in cui la dissoluzione parodistica si esercita in una duplice direzione, sul genere romanzesco e sulla rilettura moderna di un motivo tipico riproposto ripetutamente in chiave tragica. La parodia agisce sulla base della divagazione e dell'accumulo, ma l'accelerazione dei tempi e la sfrenata eterogeneità dei materiali, tra cui prevalgono reperti Kitsch, la orienta verso un modello narrativo che si affida prevalentemente alla riproduzione di moduli e tecniche mutuate dal cabaret e dall'arte pop. Un modello analogo, seppure semplificato e convertito da una versione centrifuga a una centripeta, dalla dispersione alla concentrazione, è presente in La bella di Lodi (1972), in Il principe Costante (1972), in Specchio delle mie brame (1974), a segnare la via attuale della sperimentazione di A. nell'ambito del genere narrativo. A. fa parte della neo-avanguardia (v. in questa App.) e ha collaborato all'attività del Gruppo 63.
Bibl.: P. Milano, Il lettore di professione, Milano 1960; G. Mariani, La giovane narrativa italiana tra documento e poesia, Firenze 1962; A. Guglielmi, Vero e falso, Milano 1968; E. Golino, Cultura e mutamento sociale, ivi 1969; G. Gramigna, nel vol. I Contemporanei, VI, ivi 1974.