Beneduce, Alberto
Economista, professore universitario, statista e finanziere (Caserta 1877 - Roma 1944), tra i principali ispiratori e artefici di quel complesso di strutture e relazioni che hanno scandito l’intervento statale nell’economia e nella finanza nazionali dell’Italia prerepubblicana. Conseguita la laurea in scienze matematiche presso l’Università di Napoli (1902), iniziò presto la carriera accademica e divenne in seguito docente negli atenei di Genova e Roma.
Nel 1904 si trasferì a Roma per iniziare a lavorare negli uffici delle statistiche demografiche e sociali del ministero dell’Agricoltura, dell’Industria e del Commercio. Grazie al lavoro svolto sul campo e alla sua brillante produzione scientifica, B. iniziò ad accreditarsi come uno dei maggiori esperti italiani nel campo delle scienze statistico-demografiche, tanto da richiamare l’attenzione dell’allora titolare del dicastero presso cui era impegnato, F.S. Nitti.
Il suo nome è legato al fondamentale progetto statale che fu l’instaurazione di un monopolio pubblico delle assicurazioni sulla vita. Grazie anche al suo contributo, nel 1911 Nitti presentò alla Camera il proprio progetto che, nonostante alcune frizioni, divenne legge nel 1912, aprendo le porte alla fondazione dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (➔ INA), che annoverò B. tra i consiglieri.
Durante la Prima guerra mondiale, iniziò a collaborare con la Banca d’Italia a una serie di provvedimenti volti ad arginare i danni del conflitto bellico sul sistema economico italiano, tra i quali si ricorda l’istituzione del Consorzio per Sovvenzioni su Valori Industriali (CSVI). Anche dopo la nomina ad amministratore delegato dell’INA (1916), proseguì nel suo contributo ai principali provvedimenti di politica economica, tesi al recupero postbellico. In questa fase, vedono la luce l’ente Opera Nazionale Combattenti (ONC) e il Consorzio di credito per le opere pubbliche (➔ CREDIOP).
Nel 1919 iniziò la sua carriera politica (deputato per due legislature, presidente della commissione Finanza e Tesoro della Camera e ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, nel governo guidato da I. Bonomi, 1921-22), che terminò con l’avvento del fascismo. Il contributo di B. fu determinante anche nel salvaguardare il tessuto finanziario e produttivo del sistema economico italiano dagli effetti della grande depressione. Insieme a D. Menichella (➔) ideò una serie di riforme volte ad arginare i danni sofferti dalle imprese a seguito dei molteplici fallimenti bancari che si verificarono. A questo proposito, nel 1931, nacque l’Istituto Mobiliare Italiano, cui seguì due anni dopo la costituzione dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (➔ IRI), che B. diresse fino al 1939.