CAMESINA (Camessina, Carmessina), Alberto
Stuccatore nato a San Vittore (Grigioni) il 15 febbr. 1675. Non si sa quando si stabilì a Vienna; si sa per certo, tuttavia, che godeva di una franchigia concessa dalla corte che decadde alla morte dell'imperatore Leopoldo I, nel 1706, il C., uscito sconfitto il 19 apr. 1708 dalla aspra e lunga contesa per ottenere il rinnovo della franchigia, fu costretto, il 27 genn. 1710, a iscriversi alla corporazione viennese. Sposandosi (29 genn. 1713, s'imparentò con la famiglia Carove che era agiata, di modo che gli sposi furono in grado di acquistare, il 27 febbr. 1719, una casa che fruttava 1.220 fiorini l'anno. E infatti per il 1710-19 il C. è registrato fra i contribuenti non proprietari di casa (come tale pagava una tassa di 6-10 fiorini); mentre dal 1720 è registrato tra i proprietari di casa. Il 27 ag. 1714 fu nominato stuccatore di corte: nel documento di nomina si fa esplicito riferimento alla sua eccezionale abilità ed esperienza di stuccatore, acquisita lavorando per molti anni sia per il castello imperiale sia per altre dimore aristocratiche. Nel 1721 fece parte della commissione preposta ai lavori dell'abbazia di Zwettl. Il 19 nov. 1724 e il 1º febbr. 1728 egli compare come testimone ai matrimoni di Andreas Franz Aglio e di G. B. Martinelli.
Due errori degli studiosi hanno finora impedito un'esatta valutazione dell'opera del Camesina. In primo luogo Zendralli (1930, p. 140) ha erroneamente riferito al 1710 ladichiarazione rilasciata il 24 apr. 1722 dall'architetto J. L. Hildebrandt secondo la quale il C. sarebbe stato il "miglior aiuto" di Santino Bussi; in secondo luogo, sia Schwarz (p. 136n. 2) sia Preimesberger (p. 330)hanno male interpretato il documento, nel senso che il C. sarebbe stato l'aiuto di Hildebrandt.
Poiché non è possibile datare con sicurezza l'inizio dei lavori del C. nel castello di Bruck an der Leitha (pagati nel 1712) si debbono considerare come sua prima opera conservata i soffitti della residenza di Salisburgo. Il primo preventivo di spesa per lavori di marezzatura fu redatto l'11 genn. 1710 mentre egli era ancora a Vienna. Sempre a Vienna, il 23 marzo dello stesso anno fu concluso il contratto per la decorazione in stucco di alcuni ambienti della residenza: in esso il C. è definito "maestro-stuccatore", e sono fissate le spese di viaggio sue e dei suoi collaboratori. Entro la fine di marzo del 1711 il C. portò a termine la sua opera nella residenza. Ancora nel luglio 1710 l'artista aveva ricevuto l'incarico di stuccare a finto marmo una modanatura nel castello di Mirabell a Salisburgo. A Bruck fu suo committente il maresciallo per l'Austria Inferiore, conte A. Th. R. Harrach, e a Salisburgo il fratello di questo, l'arcivescovo Franz Anton (1709-27). In ambedue i casi i lavori erano diretti da Hildebrandt. Ciò costituisce un esempio di come Salisburgo fosse influenzata da Vienna: senza la raccomandazione per Salisburgo il C. non avrebbe neppure ottenuto nel 1711 la bozza di contratto per i lavori di stuccatura per l'altar maggiore della chiesa abbaziale di Lambach, nell'Alta Austria (Österreichische Künsttopographie, XXXIV, Die Kunstdenkmäler des Gerichtbezirkes Lambach, Wien 1959, p. 106). Altre opere sicuramente documentate del C., ad eccezione dei lavori nel castello di Schlosshof (1731), sono tutte a Vienna: 1711, Melkerhof (ibid., III, Denkmale despolitischen Bezirkes Melk, Wien 1909, p. 193 nota); 1713, sala del Consiglio del municipio (Beiträge zur Geschichte desWiener Rathauses..., in Mitteil. der K.-K.Commission., II [1876], p. XLVIII); 1715, chiesa di S. Pietro (B. Grimschitz, J. L. von Hildebrandis Kirchbauten, in Wiener Jahrbuch für Künstgeschichte, VI [1929], p. 220); 1720, palazzo Liechtenstein nella Herrengasse; 1722, chiesa dell'Ordine teutonico; agli anni 1717-19 e successivi sono riferibili le decorazioni in stucco nella biblioteca di corte; dal 1725, e poi nel 1736-37, lavorò per la chiesa di S. Carlo. Non sono controllabili le notizie dei lavori che il C. avrebbe eseguito al Belvedere e nel palazzo del principe Eugenio, ambedue a Vienna, e nel castello Attems a Štatenberg (a sud est di Slovenska Bistrica [Slovenia]).
Morì a Vienna il 19 ott. 1756 lasciando la considerevole fortuna di 46.455 fiorini.
S'impone la questione se il C. vada annoverato, come sostengono talvolta gli studiosi moderni, tra gli innovatori dell'arte ornamentale, e se, a questo fine, disponesse di propria bottega. È probabile che egli abbia eseguito autonomamente la decorazione a stucco degli ambienti della residenza di Salisburgo. Possiamo affermare che i soffitti di Salisburgo costituiscono pietre miliari nel processo evolutivo che dalla ornamentazione Berain francese porta alla decorazione a nastro tedesca, e testimoniano il cauto inserimento di singoli motivi della ornamentazione Berain nella decorazione a foglia di acanto della fase stilistica 1700-10. Infatti non si può certo sostenere che le forme francesi nella loro piena accezione fossero accolte con entusiasmo: anzi è tipico della generazione di stuccatori italiani attivi in Germania verso il 1710 un atteggiamento conservatore di attesai e in generale il loro distacco dai modelli formali della loro patria cisalpina avviene stentatamente.
Già nel preventivo di spesa dell'11 genn. 1710 il C. prometteva di realizzare una stufa su modello di A. Beduzzi; e ancora nell'anno in cui concludeva le sue fatiche a Salisburgo egli operava a Vienna come subappaltatore del Beduzzi a Melkerhof. Nel 1715 il C. eseguì decorazioni a stucco per la chiesa di S. Pietro a Vienna su disegni di Matthias Steinl. Ed è probabile che abbia eseguito anche progetti di Hildebrandt (Schwarz, p. 129). Nel 1722 è indicato come aiuto di Santino Bussi, e deve essere stato assunto proprio perché costava meno del suo maestro. Sembra invece che verso l'anno 1730 il C. si presentasse ai suoi committenti in veste di imprenditore del tutto indipendente; ma resta da chiarire se il C. avesse temporaneamente chiuso la sua bottega (e forse non è un caso che a partire dal 1720 manchino i dati sulle sue tasse). Forse fu incoraggiato dalla indipendenza finanziaria conseguita col suo matrimonio, o forse la sua condotta è da porsi in relazione con la posizione di schiacciante supremazia detenuta da Santino Bussi. Né le opere note del C. né il volume dei suoi lavori testimoniano un suo ruolo di grande rilievo nell'arte decorativa viennese.
Fonti e Bibl.: Sull'attività e sulla vita del C. vedi: G. K. Nagler, Neues allgemeines Künstlerlexicon, II, München 1835, p. 306; S. A. Janisch, Topographisch-statistisches Lexicon von Steiermark, Graz 1881, p. 959; J. Wastler, Steirisches Künstler-Lexicon, Graz 1883, p. 9; A. Ilg, Die Fischer von Erlach, Wien 1895, pp. 430, 453, 588 nota 37, 1644, 724; A. Prokop, Die Markgrafschaft Mähren in kunstgeschichticher Beziehung, IV, Wien 1904, p. 1255; Österreichische Künsttopographie, XIII, H. Tietze-F. Martin, Die profanen Denkmale der Stadt Salzburg, Wien 1914, pp. 2 s., 161, 170-172, 175; XIV, M. Dreger, Baugeschichte der k. k. Hofburg in Wien, ibid. 1914, pp. 243 nota 332, 279; F. Martin, Kunstgesch. von Salzburg, Wien 1925, p. 125; K. Moser, Die Welsche Kirche inGraz, Wien-Graz-Leipzig 1928, pp. 15-16; A. M. Zendralli, Graubündner Baumeister und Stukkatoren in deutschen Landen zur Barock- und Rokokozeit, Zürich 1930, pp. 137-141; B. Grimschitz, J. L. von Hildebrandt, Wien 1932, pp. 42, 52, 104; L. Sailer, Die Künstler Wiens, Die Stukkateure, Wien-München-Brünn 1943, pp. 15 s., 19, 29, 31, 37, 39, 43, 76-77; K. Ginhart, WienerKunsigeschichte, Wien 1948, p. 176; H. Schwarz, Das Bandlwerk (tesi di laurea), Wien 1950 (dattiloscritto), pp. 129, 136 nota 2, 144-145; W. Buchowiecki, Der Barockbau der ehemaligen Hofbibliothek in Wien, ein Werk J. B. Fischers von Erlach, Wien 1957, pp. 45, 141; A. M. Zendralli, Imagistri grigioni, Poschiavo 1958, p. 77; B. Grimschitz, J. L. von Hildebrandt, Wien-München 1959, pp. 51, 64, 122; T. Zacharias, J. E. Fischervon Erlach, Wien-München 1960, p. 103; R. Preimesberger, Notizen zur italienischen Stukkatur in Österreich, in Arte e artisti dei laghi lombardi, II, Como 1964, p. 330; L. Pühringer-Zwanowetz, Matthias Steinl, Wien-München 1966, pp. 236 nota 37, 237 nota 41, 273 s. nn. 108 s. Si vedano inoltre: Monatshefte des Altertums-Vereines zu Wien, 1890, p. 38; 1894, p. 115; Mitteilungen der Gesellschaft zur Salzburger Landeskunde, XLIII (1903), pp. 237, 256; Berichteund Mittheilungen des Alterthums- Vereines zu Wien, XXXIX (1906), pp. 24, 63, 77.