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CAPOZZI, Alberto

di Sisto Sallusti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)
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CAPOZZI, Alberto

Sisto Sallusti

Nato a Genova l'8 luglio 1886 da Pietro e da Emanuela Cansa, in una ricca famiglia di armatori, era dapprima entrato in seminario. Intrapresa successivamente la carriera d'attore, il C. venne scritturato dalla compagnia filodrammatica Novelli Vidali, e in seguito entrò nella compagnia Talli e soci. Intraprese la carriera di primo attore cinematografico nella torinese Società anonima Ambrosio Film, che lo aveva reclutato in seguito a una inserzione pubblicata sul periodico teatrale Il piccolo Faust.

Nell'anno del debutto, 1909, prese parte, nel teatro di posa di via Catania, a un considerevole numero di cortometraggi della "fase artigianale" del nascente cinema italiano, per i quali, a norma di contratto, egli sceglieva e sceneggiava le trame insieme con il regista e con i colleghi; diretto da L. Maggi interpretò Ilfiglio delle selve,Luigi XI re di Francia,Pauli,Spergiura! (dalsecondo in poi con M.C. Tarlarini) e Nerone ossia Amore di schiava (girato anche da R. Omegna), nello stile de Gli ultimi giorni di Pompei, che s'inserì nel filone delle pellicole sulla Roma cesarea, trascurate nella ricostruzione ambientale, sorrette da scenografie sommarie, spesso improvvisate secondo l'estro del momento. L'anno appresso Lo schiavo di Cartagine di L. Maggi e di R. Omegna lo impose all'attenzione internazionale al punto che fu invitato a Mosca dalla casa Thieman e Rheinhardt per una serie di film di ambiente slavo, i primi della cinematografia russa. Il 1911 fu l'anno della definitiva consacrazione del binomio C.-Tarlarini come coppia ideale del cinema italiano, la prima in ordine di tempo: l'attore incarnò allora il gentiluomo intemerato, capace di sublimi sacrifici, impetuoso in battaglia, languido in amore, incontrando presso le fanciulle della buona borghesia quel successo che gli era mancato sul palcoscenico. Con Nozze d'oro di L. Maggi, a sfondo risorgimentale, primo premiato con 25.000 lire al primo concorso mondiale di cinematografia bandito a cura dell'Esposizione internazionale di Torino, e con Il romanzo di un giovane povero ovvero L'ultimo dei Frontignac di M. Caserini, il C. toccò i vertici della carriera, commuovendo col primo, in divisa, i nostalgici dell'epopea di guerra, col secondo, in abito borghese, le lettrici del romanzo di O. Feuillet che, per la prima volta, vedevano Massimo Odiot impersonato sullo schermo. Seguirono Calvario e Uragano della produzione Pasquali (1912), nei quali ripropose il tipo dell'eroe sentimentale; da allora le sue prestazioni si moltiplicarono, tanto che nello stesso anno interpretò non meno di diciassette film, tra corto e lungometraggi, quasi tutti di ambiente contemporaneo, salvo qualche digressione nel campo della storia (I Mille di M. Caserini). Di diverse pellicole fu anche soggettista: Parsifal e Siegfried di M. Caserini, La rosa rossa di L. Maggi, tutti del 1912. Nel 1916 si ispirò al teatro per il film Anime solitarie da G. Hauptmann, di cui fu regista ed interprete, poi comparve in Demivierges di D. Karenne, da M. Prévost, ambedue assieme all'attrice-regista ucraina, che trovò nel C. un collaboratore corrivo alle sue stravaganti invenzioni (ella girò ed interpretò con lui anche Il romanzo di Maud nello stesso anno e Giustizia di donna nel 1917). Di gusto decadente risultarono La rovina di un sogno di U. De Simone (1916), di cui fu anche soggettista, e Quand l'amour meurt della produzione Pasquali (1918). Per la produzione Lombardo interpretò La donna che inventò l'amore nello stesso anno; per A. De Antoni comparve ne Il mercante d'emozioni e Il poeta e la principessa nel 1920, e in Totote e Dietro la maschera nel 1921, film di gusto sofisticato ai quali venne gradatamente adattandosi. Dopo aver recitato in Austria per la produzione A. Korda, si trasferì a Roma, dove interpretò, accanto a M. Jacobini, il suo ultimo film del primo periodo, La casa sotto la neve di G. Righelli (1922).

Nel 1923, in seguito al fallimento dell'Unione cinematografica italiana, il C. ritornava al teatro.

Fu primo attore della compagnia di T. Pavlova, che sperimentava in Italia le sue ardite concezioni della messinscena (ma la regista ucraina avrebbe trovato solo più tardi attori e scenografi in grado di stabilire quel rapporto continuo tra azione e cornice scenica, tra moti interni ed esterni dei personaggi e ambiente, che fu sempre alla base dei suoi spettacoli): il C. apparve sbiadito sia come attore comico (Miss Hobbs di J. K. Jerome, teatro dei Filodrammatici di Milano, 17 nov. 1923, parte di Wolfe King) sia come attore drammatico (Romanzo di E. Sheldon, stesso teatro, 22 nov. 1923, parte del priore Armstrong, le cui note di semplicità, peraltro, furono benevolmente apprezzate come inscindibili dalla sua personalità di attore). L'anno seguente, distaccatosi dalla Pavlova, impersonò il Redentore, scandendo nobilmente le mansuete parole del Vangelo, ne La passione di Cristo di A. Colantuoni, prima al palazzo dello Sport di Milano (31 maggio), poi al teatro Adriano di Roma, dove il costoso spettacolo si esaurì. Nel 1927 trapelò la formazione Borelli-Bertramo e, ancora una volta, non destò interesse nel pubblico teatrale (N. Leonelli osservò che la sua dizione, nonostante egli si sforzasse di depurarla, risentiva della cadenza genovese).

Nel 1929 si recò in Francia, ove fu attivo presso la Paramount francese fino al 1932, quando raggiunse il Korda in Inghilterra per partecipare, in parti di fianco, a film di questo produttore. Nel 1940, subito dopo lo scoppio della guerra con l'Italia, rimpatriò: ebbe inizio, l'anno seguente, l'ultimo periodo cinematografico del C., che fu adoperato in parti di antagonista, non confacenti al suo temperamento, da La donna del peccato di H. Hasso (1942) a La donna è mobile di M. Mattoli (1943), con le sole felici parentesi del Marco Visconti di M. Bonnard (1941) da T. Grossi, dove apparve all'altezza delle sue prestazioni migliori, e de La cena delle beffe di A. Blasetti (1941) da S. Benelli.

Morì il 27 giugno 1945 a Roma, dove risiedeva dal tempo del suo rientro in Italia.

Fonti e Bibl.: Corriere della sera, 18 e 23 nov. 1923 e 1º giugno 1924; R. Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, I, Torino1951, pp. 726, 731; N. Leonelli, Attori tragici - Attori comici, I, Milan0 1940, pp. 204 s.; Enc. d. Spett., II, coll.1728 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, Roma1958, coll. 1071-1073.

Vedi anche
Arturo Ambròsio Ambròsio ‹-ʃ-›, Arturo. - Produttore e regista cinematografico (Torino 1869 - Pancalieri 1960). Nel 1904 filmò con R. Omegna una corsa automobilistica e manovre militari; l'anno seguente fondava, a Torino, il primo stabilimento cinematografico d'Italia: produsse oltre un migliaio di film, molti dei quali ... Mario Caserini Caserini ‹-ʃ-›, Mario. - Regista cinematografico italiano (Roma 1874 - ivi 1920), tra i più rinomati del primo periodo del cinema muto; diresse, fra l'altro: Otello (1907); Beatrice Cenci (1909); Macbeth (1909); La Gorgona (1912); Ma l'amor mio non muore (1913), nel quale usò efficacemente il "primo ... Valènti, Osvaldo Valènti, Osvaldo. - Attore cinematografico (İstanbul 1906 - Milano 1945). Dopo piccole parti in film muti tedeschi, si affermò negli anni Trenta, soprattutto nel ruolo dell'antagonista malvagio nei film d'azione. Aderì alla Repubblica di Salò, alla cui caduta venne fucilato dai partigiani insieme a L. ... Cortése, Valentina Cortése, Valentina. - Attrice italiana (n. Milano 1925); esordì nel cinema nel 1941, partecipando a numerosi film, tra i quali: Roma città libera (1948); Le amiche (1955); Giulietta degli spiriti (1965); La nuit américaine (Effetto notte, 1973); Blue tango (1987); Storia di una capinera (1993). Dall'esordio ...
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    Attore teatrale e cinematografico italiano (Genova 1886 - Roma 1945); fu uno dei primissimi attori resi popolari dal cinematografo, nel quale esordì nel 1909. Fra i suoi numerosi film: Nerone (1909); La nave (1911); L'ultimo dei Frontignac ovvero Il romanzo di un giovane povero (1911); Il carabiniere ...
Vocabolario
capòzzo
capozzo capòzzo s. m. [der. di capo]. – Nome napol. di alcuni pesci della famiglia mugilidi, tra cui il cefalo (Mugil cephalus).
albertista
albertista s. m. e f. (pl. m. -i). – 1. Nome dato ai seguaci del filosofo e teologo Alberto Magno (sec. 13°), attaccati specialmente al suo orientamento neoplatonico. 2. Nel Risorgimento italiano, fautore di Carlo Alberto.
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