BLANC, Alberto Carlo
Nacque a Chambéry (Savoia) il 30 luglio 1906, da Gian Alberto e da Maria Menotti. Sotto la guida di G. Stefanini, direttore dell'Istituto di geologia dell'università di Pisa, conseguì nel 1934 la laurea in geologia. Dal 1935 al 1938 rimase assistente nell'Istituto pisano, trascorrendo però parte dell'anno accad. 1936-37 a Parigi al Laboratoire de géographie physique et géologie dynamique della Sorbona e all'Institut de paléontologie humaine. Conseguita nel 1940 la libera docenza in paletnologia, tenne per incarico l'insegnamento di etnologia presso l'università di Roma dal 1940 al 1957; nel 1940-41 e dal 1955 in poi insegnò paleontologia umana nella facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, e dal novembre 1957 gli fu affidato l'incarico dell'insegnamento di paletnologia nella facoltà di lettere.
Il B. svolse, però, la maggiore attività come direttore scientifico della sezione romana e segretario generale dell'Istituto italiano di paleontologia umana.
Il suo lavoro scientifico fu volto principalmente allo studio dell'origine, dello sviluppo e della successione delle culture preistoriche che popolarono la penisola italiana durante il pleistocene.
Conscio delle difficoltà di applicazione nello studio del pleistocene mediterraneo dello schema cronologico classico basato sul tetraglaciale alpino di Penck e Brückner, concretamente utilizzabile nelle sole regioni alpine e dell'Europa settentrionale in prossimità di depositi morenici ben datati, il B. si rivolse allo studio delle formazioni quaternarie costiere del litorale tirrenico ed adriatico, scoprendo numerosi giacimenti preistorici costieri con industrie paleolitiche in relazione stratigrafica con faune e flore fossili, con spiagge emerse o con terrazze fluviali ad esse riconnettibili.
L'impiego di tali metodi di ricerca nell'Agro Pontino e nella Bassa Versilia (Lago di Massacciuccoli, Castiglioncello, Canale Mussolini, Monte Circeo, Torre in Pietra) permisero al B. di porre in evidenza trasgressioni e regressioni marine di natura eustatica, e non già dovute a movimenti locali di abbassamento e sollevamento del suolo come veniva generalmente ritenuto, e di rappresentare le modificazioni del contorno costiero della penisola durante il pleistocene, stabilendo correlazioni tra la storia geologica recente del Mediterraneo e quella del Mar Nero e del Mar Caspio.
Sempre nel campo geologico, il B., insieme con altri collaboratori, identificò nella regione di Roma, almeno cinque periodi glaciali ai quali dette nomi locali, facendo di questa regione, particolarmente propizia a causa dei numerosi eventi vulcanici, più facilmente databili, un campo di ricerche divenute classiche nello studio della geologia del quaternario.
In campo paletnologico le ricerche del B. hanno condotto alla scoperta ed esplorazione di una numerosa serie di giacimenti paleolitici che si estendono dalla Liguria fino ai confini della Calabria e delle Puglie; essi rappresentano una vasta successione cronologica di stadi preistorici, dall'industria paleolitica inferiore ad amigdale acheuleane di Torre in Pietra (Roma 1954) ai livelli paleolitici superiori del Fossellone (Monte Circeo) e del Riparo Mochi (Balzi Rossi, Ventimiglia). Particolare rilievo ebbero le scoperte che si inquadrano nel periodo del paleolitico medio: industria musteriana su ciottoli o "pontiniana" (Agro Pontino), micromusteriano denticolato (Fossellone), industria musteriana su calcare (Capo di Leuca, Puglia); notevole soprattutto, in campo paleoantropologico, il rinvenimento di tre mandibole, un molare e due crani fossili appartenenti a due diverse forme di Homo neanderthalensis: Saccopastore (Roma, 1935) e Monte Circeo (1936-1939).
Dalle sue esperienze il B. derivò una posizione metodologica e teoretica dapprima elaborata, quasi esclusivamente con elementi etnologici, in Etnolisi. Sui fenomeni di segregazione in biologia ed in etnologia (Rivista di Antropologia, XXXIII [1940-1942], pp. 5-113), e successivamente ampliata in Cosmolisi. Interpretazione genetico-storica delle entità e degli aggruppamenti biologici ed emologici (ibid., XXXIV [1942-43], pp. 144-290).
In esso, ponendo in relazione le sue conclusioni con osservazioni di botanici (N. I. Vavilov), zoologi e antropologi, il B. affermava il principio del "polimorfismo originario delle forme biologiche ed etnologiche", basato sulla constatazione, in numerose forme arcaiche, di una "commistione originaria (o genetica) delle strutture di sviluppo preludenti ai caratteri di specializzazione". Secondo il B., nelle razze umane arcaiche sarebbe stata presente, sia come potenzialità, sia come raggiunta espressione, una grande varietà di forme biologiche e culturali. Gli elementi culturali, numerosi perché portati da popolazioni diverse accomunate durante le migrazioni conseguenti alle variazioni climatiche ed anche perché creati dalle nuove difficoltà ambientali, si sarebbero "smistati" in seguito in territori geografici distinti e qui si sarebbero poi selezionati gli elementi più adatti al nuovo ambiente. I caratteri culturali si sarebbero in seguito eventualmente correlati ed integrati con altri di diversa origine, generando quindi un nuovo ibridismo. Qualora, però, per varie ragioni, tali caratteri fossero rimasti isolati, essi avrebbero caratterizzato le culture più povere o addirittura quelle estinte. Il B. contestava così le tesi della scuola storico-culturale secondo cui le attuali razze primitive povere di elementi culturali rappresenterebbero una derivazione diretta di razze arcaiche rimaste estranee ad altre culture. Il B. si trovava a contrastare anche la tesi di stretta derivazione evoluzionistica, secondo cui i selvaggi rappresenterebbero la forma semplice generatrice delle attuali forme complesse dell'umanità più civile.
D'accordo in parte con i principi del Rosa, il B. applicò al fenomeno culturale la legge della progressiva riduzione della variabilità e quindi della irreversibilità dell'evoluzione, dimostrate dalla mancanza di plasticità culturale caratteristica di alcune popolazioni attuali. Il metodo di indagine etnologica da lui proposto è quello genetico storico, che appoggia cioè il criterio storico a fatti naturalistici osservabili.
Nel suo interesse per problemi di ideologie magico-religiose, il B. fu condotto, stabilendo un confronto tra le culture "primitive" attuali e quelle preistoriche, a proporre nuove interpretazioni di particolari fenomeni culturali (cannibalismo, cerimonie propiziatorie) e di manifestazioni artistiche (i "danzatori" dell'Addaura in Sicilia). Dallo studio di dipinti schematici rupestri di età preistorica, nacque, insieme con altre, l'opera Dall'astrazione all'organicità (Roma 1958), ove si sottolinea la priorità storica dell'arte astratta nell'evoluzione artistica umana.
Nel 1954 il B. fondò la rivista Quaternaria. Storia naturale e culturale del quaternario. Già presidente della Commissione per le linee di riva dal 1953, morì a Roma il 3 luglio 1960.
Opere: Circa duecento tra pubblicazioni ed articoli di divulgazione elencati in Notizie sull'operosità scientifica e didattica di A. C. B., Roma 1959, e in Pubblicazioni di A. C. Blanc, in Quaternaria, VI, Roma 1962, pp. 13-92.
Le più note sono le seguenti: Sulla stratigrafia quaternaria dell'Agro Pontino e della Bassa Versilia, in Boll. della Soc. geol. ital., LV (1936), pp. 375-396; Low levels of the Mediterranean sea during the Pleistocene glaciation, in Quat. Journ. Geol. Soc. of London, XCIIII (1937), pp. 621-651; Variazioni climatiche ed oscillazioni della linea di riva del Mediterraneo centrale durante l'Era glaciale, in Geologie der Meere und Binnengewässer, V, Berlin 1942, pp. 137 ss.; Corso di Etnologia. Origine e sviluppo dei popoli cacciatori e raccoglitori, Roma 1956; Sur le Pleistocène de la région de Rome. Stratigraphie,Paléoécologie,Archéologie préhistorique, in Actes du IV Congrès INQUA, Roma 1956, pp. 107-111; On the Pleistocene sequence of Rome. Paleoecologic and Archaeologic correlations, in Quaternaria, IV (1957), pp. 95-109.
Bibl.: P. Scotti, Il determinismo scientifico…, in Salesianum, VI (1944), pp. 168-181; R. Bocassino, L'etnolisi di A. C. B., in Bull. di paletnologia italiana, n.s., VIII (1946), n. 2, p. 23-52.