CASTELLANO (da Castello), Alberto
Nacque a Venezia, nel sestiere di Castello da cui prese il nome, verosimilmente intorno alla metà del sec. XV. Verso il 1470 dovette vestire l'abito domenicano, che nel 1523 aveva portato per oltre mezzo secolo, come egli stesso afferma dedicando ad Adriano VI il Liber sacerdotalis. Trascorse il periodo iniziale della sua vita religiosa nel convento di Brescia, da cui il maestro generale dell'Ordine Gioacchino Torriani lo trasferì il 28 febbr. 1489 a quello, certamente a lui più gradito, di S. Pietro Martire a Muraino. Tuttavia il 7 febbr. 1493 fu rimandato, per motivi rimasti ignoti, al convento bresciano. I registri magistrali dell'Ordine recano ancora il suo nome alla data del 4 maggio del 1505, quando il nuovo generale Vincenzo Bandelli impose al C. e ad altri tre frati di restituire entro quindici giorni la somma che dovevano a un fra Giacomo da Milano. Una svolta favorevole al C. segnò l'avvento alla guida dell'Ordine di Tommaso de Vio, detto il Gaetano. Fu infatti proprio quest'ultimo, dedicatario (ancora in qualità di vicario generale) dell'edizione del 1507 delle Costituzioni domenicane curata dal C., a trasferirlo nuovamente a Venezia, nel convento dei SS. Giovanni e Paolo, il 29 giugno 1508. La decisione fu presa pochi giorni dopo l'elezione dei Gaetano a maestro generale, avvenuta a Roma nella stessa riunione del capitolo dell'Ordine in cui era stato conferito l'onorifico titolo di "iubilarius" ad un "fr. Albertus Venetus", che non poteva essere altri che il Castellano. Il 3 giugno 1510 il consiglio conventuale dei SS. Giovanni e Paolo designò il C. alla carica di vicepriore e il giorno seguente la nomina fu convalidata dal priore Matteo da Venezia. La sua presenza in qualità di vicepriore è attestata alle riunioni del consiglio conventuale tenutesi il 20 dic. 1510 e il 10 apr. 1511, mentre la menzione di questa carica non accompagna più il suo nome nella notizia della sua partecipazione alla seduta del 5 dic. 1514 (cfr. Creytens, Les écrivains dominic., pp. 231 ss.). I registri magistrali lo ricordano ancora alle date del 2 febbr. 1512, quando il Gaetano gli confermò il possesso della stanza da lui occupata nel convento veneziano, e del 12 maggio 1523, quando, il vicario dell'Ordine Antonio da Ferrara incarico i professori di teologia fra Gaspare da Perugia e fra Benedetto da Foiano di esaminare la controversia tra il C. e il confratello Marco Antonio da Venezia. Il 20 luglio 1523, giorno in cui fu finito di stampare il Liber sacerdotalis, è anche l'ultima data in cui il C. appare ancora in vita. L'assenza del suo nome nel necrologio del convento dei SS. Giovanni e Paolo rende plausibile l'ipotesi che sia morto altrove.
Il nome del C. è legato alla cura di numerose edizioni di testi sacri, storico-ecclesiastici e canonistici, cui si dedicò dietro invito dei maestri generali Torriani e Bandelli. Per la'stampa il C. si servì di prestigiose tipografie veneziane, tra cui spiccano quelle di Luca Antonio Giunta e Lazzaro de Soardis. Le edizioni, tutte posteriori al 1500, sicuramente a lui attribuibili comprendono (senza considerare le numerose ristampe): una Bibbia "cum pleno apparatu" (1506), una miscellanea storico-religiosa i cui testi principali sono una raccolta dei privilegi papali concessi ai domenicani e una breve cronaca dell'Ordine (1506), le Costituzioni domenicane con annessi formulari per gli atti dell'Ordine e altri testi minori (1507), una collezione di sermoni e omelie di s. Zeno e di s. Cesario cui è acclusa un'antologia di scritti mariani (1508), il Liber pontificalis della Chiesa romana dedicato a Leone X (1520), un Rosario accompagnato da pregevoli silografie rappresentanti scene della vita di Gesù e Maria (1521) e il Liber sacerdotalis (1523). Gli si attribuiscono anche un'edizione del Catalogo dei santi scritto circa un secolo prima dal concittadino Pietro Natali e un trattato sulle virtù morali. Il C. fu soprattutto un attento compilatore le cui raccolte, in special modo quelle liturgiche, furono usate a lungo e rivestirono anche carattere di ufficialità. Il suo Liber pontificalis, più volte edito nel corso del sec. XVI, divenne con l'edizione del 1595 il Pontificale d'uso normale nella Curia romana. Anche il Liber sacerdotalis, diffuso largamente in Italia e Francia, costituì a partire dalla metà del Cinquecento il modello comune per i Rituali diocesani. La storiografia domenicana si è interessata sempre al C. per la cosiddetta Brevissima Chronica dell'Ordine di cui egli curò tre edizioni (oltre quella citata del 1506, una del 1504 in cui il suo nome non compare, e una dei 1516). L'intervento diretto del C. nella stesura dell'operetta è attestato da una sua dichiarazione da cui risulta che la sua fonte principale per il periodo che va dalla fondazione dell'Ordine al 1427 fu la Cronaca di Giacomo da Soest. Per le aggiunte e per la parte più recente il C. si servì dì una nutrita serie di autori, tra i quali si distinguono i nomi di Bernard Gui, Galvano, Fiamma ed Enrico da Herford, ma compì anche ricerche proprie ed assunse informazioni di prima mano. A questa oscura fatica del C. si deve la conoscenza e l'individuazione di personaggi e opere la cui importanza trascende talvolta i confini della storia dell'Ordine domenicano, che comunque l'adottò come propria cronaca ufficiale curandone numerose ristampe variamente rielaborate.
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