CHIARUGI, Alberto
Nato a Firenze il 20 nov. 1901 dall'anatomista Giulio e da Elena Lensi, realizzò la sua prima formazione in un ambiente culturale altamente qualificato. Nel 1924 egli si laureava brillantemente in scienze naturali presso l'università di Firenze ma già prima si era fatto conoscere con contributi fioristici e anatomici. L'influenza paterna era molto evidente già dalle prime fasi della sua attività scientifica e certo aveva facilitato notevolmente una carriera oltremodo rapida e brillante. Infatti dopo soli sei anni di assistentato, incluso un periodo d'incarico di botanica farmaceutica presso l'università di Siena, il C. conseguì la cattedra di botanica dell'università di Pisa, nel 1930, a soli 29 anni. Una fervida intelligenza, non disgiunta da un'acuta capacità di valutare a largo raggio le situazioni accademiche, giustificano, questo rapido riconoscimento dei suoinotevoli meriti scientifici.
Dopo vent'anni di attività pisana, nel 1950, succedeva a G. Negri nella cattedra di botanica di Firenze, mentre cresceva sempre più la sua autorità scientifica e accademica nell'ambito della botanica italiana, con influenze anche nel campo della genetica. Dal 1947 era socio dell'Accademia dei Lincei, luogo in cui la sua personalità raggiunse notevole prestigio e influenza anche in materia di problemi universitari. Poté quindi ottenere per la sua scuola molti importanti vantaggi, che hanno fruttificato felicemente e ancor oggi continuano a dare risultati di grande importanza scientifica. Conoscitore penetrante delle qualità degli uomini, seppe circondarsi di allievi che davano sicure garanzie di successo e seppe muoversi con abilità sottilissima fra gli avversari che non potevano mancare ad un uomo che esercitava crescente potere negli intricati affari dell'ambiente universitario. Ma il C. si logorò eccessivamente nell'intenso e metodico lavoro scientifico e nella cura attentissima che dedicava al controllo di sempre più complessi impegni organizzativi e di politica universitaria. Cessava di vivere il 25 febbr. 1960 a Firenze.
L'opera del C. ha lasciato un'impronta profonda negli studi sulla botanica italiana rispecchiando una visione lucida dei problemi, una percezione acuta delle grandi linee lungo le quali si orientavano le più moderne ricerche. Il C. dominò agevolmente in Italia il campo dell'embriologia, della cariologia, della citotassonomia, della fitogeografia, della paleobotanica. Le prime sue ricerche embriologiche furono dedicate alle Cistacee, e mostrano già l'interesse del C. a cogliere ed attuare connessioni fra embriologia e sistematica. Sono vaste e acute le indagini sull'apomissia in Artemisia nitida e più tardi su Ochna serrulata. L'ampia sintesi sul gametofito femmineo delle Angiosperme è un modello di riesame di uno dei più complessi argomenti dell'embriologia vegetale che il C. dimostrava di dominare pienamente. Era in grado infatti di porsi in posizione critica nei confronti di vedute precedenti, ad es. di J. M. Coulter, Ernst e Rutgers, delineando uno schema attentamente riveduto delle fasi di sviluppo del gametofito femminile, individuando lucidamente i molteplici problemi che rimanevano aperti ed ai quali egli stesso si accingeva a dare contributi di chiarificazione nei successivi lavori.
Si acuiva però sempre più un ordine di ricerche cui si dedicarono poi anche i suoi allievi: la revisione del significato di specie endemiche o critiche della flora italiana; dopo la già ricordata Artemisia nitida, il C. prese in considerazione la Vitaliana primulaeflora, la Primula palinuri e le specie dei generi Ionopsidium e Bivonaea. Gliinteressi si venivano quindi sempre più estendendo verso il campo fitogeografico, culminando nelle contribuzioni alle Ricerche sulla vegetazione dell'Etruria marittima.Particolarmente importanti furono i contributi alla ricostruzione delle vicende postglaciali della vegetazione forestale appenninica, mentre resta congiunto al suo nome per l'illustrazione fattane l'avamposto appenninico di Picea excelsa all'Abetone.
In questi e in altri notevoli lavori il C. spaziava con grande ampiezza di strumenti di ricerca e di metodologie associando indagini cariologiche, sistematiche, storico-fitogeografiche e genetiche. Quando stringerà a Firenze vieppiù la collaborazione con G. Negri e la sua scuola, porterà in quella sede un più ampio respiro e più profonde argomentazioni. Anche le ricerche paleoxilogiche su legni fossili nord africani non si limitarono a mere considerazioni diagnostiche.
Notevole al riguardo la segnalazione di presenze di flore terziarie a Dipterocarpacee nel dominio sahariano, da mettere in relazione colle vaste vicende di spostamenti in latitudine delle fasce climatiche e vegetazionali nel continente africano. Di particolare interesse anche la scoperta di Nematophyton saharianum appartenente alle flore algali che parteciparono ai primi tentativi di passaggio delle piante dalla vita acquatica alla vita terrestre. Nel 1953 il C. pubblicava un'ampia ricerca storica sull'origine degli orti botanici di Pisa e di Firenze; si era proposto, un poco anche passionalmente, di rivendicare la priorità di fondazione dell'Orto di Pisa su quella dell'Orto di Padova. È ammirevole in quel contributo la sottigliezza, delle argomentazioni, anche se vi traspare con molta evidenza la convinzione, in lui così connaturata, di un ovvio primato dell'intelligenza e creatività culturale della Toscana e dell'"Atene d'Italia".
Socio di molte accademie, medaglia d'oro al merito della scuola, il C. realizzò la fondazione "Filippo Parlatore" per lo studio della flora e della vegetazione italiana e il Centro di citogenetica vegetale del Consiglio nazionale delle ricerche, nonché un Centro di microscopia elettronica e un Centro del fitotrone, sempre nella sede di Firenze. Fondò nel 1949 la rivista Caryologia. Furedattore della Enciclopedia Italiana per la botanica.
Ricordiamo fra le centotrenta pubblicazioni le seguenti, particolarmente significative: Embriologia delle Cistacee, in Rend. d. R. Accad. d. Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e nat., s. 5, XXXIII (1925), pp. 103-105 e in Nuovo Giorn. botan. ital., n.s., XXXII (1925), pp. 223-314; Nuova stazione italiana della "Saxifraga cernua" L. e sua distribuzione nella catena alpina, in Bull. d. Soc. botan. ital., 1925, pp. 131-140; Fenomeni di aposporia e di apogamia in "Artemisia nitida" Bertol., in Rend. d. R. Accad. d. Lincei, classe di scienze fis., mat. e nat., s. 6, I (1926), pp. 281-284, e in Nuovo Giorn. botan. ital., n. s., XXXIII (1926), pp. 501-626; Il gametofito femmineo delle Angiospermae nei suoi vari tipi di costruzione e di sviluppo,ibid., XXXIV (1927), pp. 7-133; Ricerche sulla embriologia delle Asteracee,ibid., pp. 717-777; Ricerche sui generi "Ionopsidium" Rchb. e Bivonaea D.C. con speciale riguardo agli endemismi di Toscana e di Spagna,ibid., pp. 1452-1496; Dadoxylon aegyptiacum Unger,primo campione delle foreste pietrificate del Fezzan,ibid., XXXCV (1928), pp. 403-409; Legni fossili. Resultati scientifici della missione all'Oasi di Giarabub(1926-27), parte III: La Paleontologia, in Boll. d. R. Soc. geogr. ital., s. 6, VI (1929), pp. 397-430; Apomissia in "Ochna serrulta" Walp., in Atti d. Soc. ital. per il progr. d. scienze,Firenze,settembre 1929, II, Roma 1930, pp. 223-224 (cfr. anche Nuovo Giorn. botanico italiano, XXXVII [1930], pp. 1-250, in coll. con E. Francini); "Vitaliana primulaeflora" Bertol. Studio cariologico,sistematico e fitogeografico, in Nuovo Giorn. botan. ital., XXXVII (1930), pp. 319-368; Ricerche sulla vegetazione dell'Etruria marittima, I, Cicli forestali postglaciali nell'Appennino etrusco attraverso l'analisi pollinica di torbe e depositi lacustri presso l'Alpe delle tre Potenze e del M. Rondinaio,ibid., XLIII (1936), pp. 3-61; III, L'indigenato della "Picca excelsa" LK., ibid., pp. 131-166; Le epoche glaciali dal punto di vista botanico, in Quaderni d. Acc. naz. d. Lincei, XVI (1950), pp. 55-110; Le date di fondaz. dei primi Orti botanici del mondo: Pisa(estate 1543); Padova (7 luglio 1545); Firenze (1º dic. 1545), in Nuovo Giorn. botanico ital., LX (1953), pp. 785-839;"Primula palinuri" Petagna. Posizione sistematica e significato fitogeografico attraverso l'indagine fitogenetica, in Webbia..., XI (1959), pp. 861-888; L'evoluzione del sistema genetico a livello sopraspecifico, in Quaderni d. Acc. naz. d. Lincei, XLVII (1960), pp. 237-271.
Fonti e Bibl.: Necr. in Annali di botanica, XXVI (1960), pp. 539-544; in Nuovo Giorn. botan. ital., LXVII(1960), pp. 641-661 (con elenco delle opere); in Studi etruschi, XXVIII(1960) pp. 533 s., e in Archivio botan. e biogeogr. ital., XXXV (1960), pp. 3-7; in La Ricerca scientifica, XXX (1960), pp. 1277-1283, e in Annali d. Accad. ital. d. sc. forestali, IX (1961), pp. 41-58; Webbia, XV (1960), pp. VII-X; S. Tonzig, A. C., in Rend. d. Acc. naz. d. Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., XXX (1961), pp. 968-984.