ALBERTO da Cimego (da Trento, erroneamente indicato anche come Carentino, Tarentino)
Originario di Cimego presso Condino nella Val di Bono (Trento), vi esercitò il mestiere di fabbro. Verso il 1300 incontrò fra' Dolcino e divenne, insieme con la moglie, uno dei maggiori esponenti degli "apostolici". Dopo aver seguito il suo maestro a Bologna nel 1302, lo accolse nella sua casa, ove ospitò anche Silva da Trento, Secondino da Brescia (che in casa di A. pose per iscritto, prima del 1303, le dottrine dolciniane) ed altri compagni di fede. Incorso nei rigori dell'inquisizione, iniziata da Aiulfo di Vicenza nel Trentino, come pare, a Riva (ma non è possibile indicare date precise), venne condannato alla penitentia de crucibus, mentre la moglie finì sul rogo.
Ritornato, da fra' Dolcino, avrebbe partecipato alle sue ultime vicende fino alla disperata resistenza nel Biellese, al monte Rebello sopra Trivero, sebbene di lui non ci parli l'anonima Historia fratris Dulcini heresiarche edita dal Muratori. Arrestato dopo la resa e detenuto nelle carceri inquisitoriali per qualche tempo, finì arso vivo non molto dopo il 1307.
Fonti e Bibl.: Le fonti su A. sono riunite in Historia fratris Dulcini heresiarche di un anonimo sincrono e in De secta illorum qui se dicunt esse de ordine Apostolorum di Bernardo Gui, entrambe edite, con altri testi d'origine inquisitoriale, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., IX, 5, a cura di A. Segarizzi, pp. XXXI, XXXIII, XXXVII, XLIV, 22, 60, 66, 81, 82, 83, 84, 86; A. Segarizzi, Contributo alla storia di fra Dolcino e degli eretici trentini, in Tridentum, III (1900), pp. 8-9 dell'estratto, che prelude a quanto il Segarizzi stesso dice nella sua edizione della Historia fratris Dulcini. Per la permanenza di A. con fra Dolcino a Bologna si veda il lavoro di E. Dupré Theseider, L'eresia a Bologna nei tempi di Dante, in Studi storici in onore di Gioacchino Volpe, I, Firenze s.d. [ma 1958], p. 433.