ALBERTO della Piagentina
Assai probabilmente fiorentino, vissuto a cavallo tra il sec. XIII ed il sec. XIV. Nel 1322 esercitava il notariato a Firenze ed era in relazione con Bindo Bonichi, ma poco dopo era certamente a Venezia, ove morì in carcere intorno al 1332, dopo dieci anni di prigionia inflittagli per ignote ragioni. Grammatico e letterato, proprio negli anni della detenzione veneziana tradusse il De consolatione philosophiae di Severino Boezio, del quale sembrava che egli quasi rivivesse l'esperienza. Ma, oltre che del testo latino, egli si sarebbe servito, secondo Giulio Bertoni, di una redazione di quell'opera in dialetto veneto del sec. XIII. Vero è che una certa solenne dignità, che talora caratterizza la prosa di questo volgarizzamento, è dovuta a profonde consonanze interiori con l'autore latino, del quale è delineata la figura e l'attività in un prologo iniziale; mentre il gusto del letterato è più visibile nella rielaborazione dei brani ritmici latini in terzine in volgare.
Secondo taluni, è da identificarsi con lui un ser Alberto fiorentino, volgarizzatore di Ovidio.
Fonti e Bibl.: Volgarizzamenti del Due e Trecento, a cura di C. Segre, Torino 1953, pp. 28-29 e 283 ss. (con esauriente bibliografia); Il Boezio e l'Ar-righetto,a cura di C. Milanesi, Firenze 1864; S. Battaglia, Il Boezio e l'Arrighetto nelle versioni del Trecento, Torino 1929, passim;G. Bertoni, Intorno a due volgarizzamenti di Boezio,in Poeti e Poesie del Medio Evo e del Rinascimento, Modena 1922; Id., Il Duecento,Milano 1930, pp. 331, 337, 345; N. Sapegno, Il Trecento,Milano 1934, pp. 148-149.