ALBERTO di Arnoldo (Alberto Arnoldi)
Architetto e scultore attivo a Firenze nel sec. XIV, ricordato da Franco Sacchetti (che lo chiama "A. fiorentino")come "gran maestro d'intagli di marmi", ma sconosciuto al Vasari. Era figlio di un maestro di pietra lombardo, di nome Arnoldo, che si era stabilito a Firenze probabilmente agli inizi del secolo.
Poche sono le notizie sicure. Nel 1351 A., abitante populi sancti Michaelis Bertelde, ènominato fra i maestri cui Francesco Talenti affida il lavoro dei marmi per le finestre del campanile del duomo; nel 1355 stima, per conto dell'Opera del duomo, le lunette e gli altri lavori del Talenti ed è eletto a dare il suo parere "sopra il disegniamento di Franciescho Talenti della chiesa". Nel biennio 1357-1358 lavora ancora per il duomo, e l'anno dopo affianca, come capomaestro, il Talenti, mentre gli Operai deliberano che "Alberto intenda a sollecitare e a fare lavorare l'altra faccia della chiesa verso il campanile" specificatamente indicata subito dopo di sua competenza anche nelle parti ornative ("finestre che conduce Alberto allato al campanile"). Sempre per il duomo gli si promette di affidargli l'esecuzione dell'arco e del tabernacolo, che non fu poi eseguito, della porta maggiore.
Nel 1359, per l'altare dell'oratorio della Compagnia del Bigallo, aveva la commissione della Madonna col Bambino tra due angioli,"la quale figura dee essere di quella bontà e maesterio che la figura di nostra donna in Pisa" (forse quella di Nino Pisano in S. Maria della Spina); le tre statue furono terminate nel 1364 -- l'angiolo a sinistra rivela la mano impacciata di un aiuto -- e pagate 280 fiorini d'oro. Nell'oratorio del Bigallo eseguì anche una lunetta per la porta di fianco, con bassorilievo di Madonna col Bambino (ricordata nel documento come "una figura e ymagine di marmo di nostra Donna col suo filio benedetto al collo, la quale è posta sopra l'uscio dell'oratorio"), finita il 25 giugno 1361 e pagata 16 fiorini d'oro. È sostenibile l'ipotesi che anche la costruzione ed i lavori decorativi della Loggetta del Bigallo, ispirati a forme orcagnesche, fossero diretti da Alberto.
L'apporto più rilevante al corpus delle opere di A. è stato dato dall'attribuzione (L. Becherucci) dei rilievi del secondo ordine del campanile del duomo, con figurazioni dei Sacramenti,già assegnati da J. Schlosser ad allievo di Andrea Pi-sano, e da A. Venturi prospettati come conclusione del ciclo della scuola pisana.
L'attribuzione ad A., concordemente accettata, è molto attendibile, anche se non assolutamente certa. Dal gruppo dei Sacramenti la Becherucci aveva tolto il rilievo del Matrimonio,e aveva detto non di A. il rilievo della lunetta (Madonna col Bambino)del campanile (lato nord). Proprio questa lunetta, d'altra parte, fu poi ritenuta dal Valentiner opera di A., cui lo stesso studioso attribuiva anche parte delle rimanenti sculture del secondo ordine del campanile (Prudenza, Giustizia, Fortezza). Per la Becherucci i rilievi dei Sacramenti vanno datati al quarto decennio del sec. XIV, ad epoca cioè anteriore alla costruzione delle finestre, quando, sotto la direzione di Andrea Pisano e dei suoi immediati seguaci, veniva innalzata e decorata la zona del campanile in cui i rilievi stessi si trovano. Essi sarebbero, di conseguenza, il primo lavoro noto di A. a Firenze.
Alla maniera di A., per il Toesca, appartengono la Madonna della lunetta del duomo presso il campanile, e la statua lignea della "Bentornata" nella basilica di S. Lorenzo, mentre più lontana ne è quella dell'Arcangelo Michele nella raccolta Cini a Monselice.
L'origine lombarda di A. potrebbe spiegare quel suo essenzializzare quasi romanico per saldezza di volumi staccati dal fondo, che lo distingue dai contemporanei fiorentini; la chiarezza della narrazione incisiva è probabilmente in rapporto con la scultura di Andrea Pisano, mentre dall'Orcagna egli derivò il modo di levigare le superfici dei rilievi e l'allungamento delle figure. Nella serie dei Sacramenti -- che sono certo fra le più alte espressioni della scultura italiana del Trecento -- semplici ritmi legano le composizioni. Alcune, ridotte sommariamente a due sole figure (Battesimo, Cresima), sono di una salda impostazione monumentale pur nelle limitate dimensioni, altre hanno una sensibilità quasi pittorica (Estrema Unzione, Penitenza)ed emergono per accenti commossi e realistici. La possibilità di definizione geometrica della forma ha la sua massima realizzazione nell'Eucarestia, armonizzata in volumi sintetici e fermi.
Dopo il 1364 A. fu, secondo il Sacchetti, in Lombardia "lavorando il più del tempo della sua vita a petizione di messer Galeazzo Visconti ", ma si ignorano le opere di questi anni, e non si hanno notizie della sua morte.
Fonti e Bibl.: F. Sacchetti, Novelle,CXXXVI e CCXXIX; G. Vasari, Le Vite... a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878, pp. 485-486 n. 1; L. Passerini, Curiosità storico-artistiche fiorentine, s. 1, Firenze 1866, La Loggetta del Bigallo, fasc. 5, nota 2; A. Nardini Despotti Mospignotti, Il campanile di S. Maria del Fiore, in La Rassegna Nazionale,VII (1885), vol. 24, p. 33; C. Guasti, Santa Maria del Fiore, Firenze 1887, pp. LXXV-LXXVII; G. Milanesi, Nuovi documenti per la Storia dell'arte toscana, Firenze 1901, pp. 48-52; G. Poggi, Il duomo di Firenze, II, Berlin 1909, pp. XIX-XX; G. B. Cavalcaselle-J. A. Crowe, Storia della pittura in Italia, II, Firenze 1883, p. 16; K. Frey, Die Loggia dei Lanzi, Berlin 1885, p. 105; G. Poggi, La Compagnia del Bigallo, in Riv. d'Arte,1904, nn. X-XI, pp. 193 ss., pp. 225 ss. (documenti); I. B. Supino, La Compagnia del Rigallo, Le sculture, ibid, pp. 210 ss.; A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, IV, La scultura del Trecento, Milano 1905, pp. 540, 683-687; M. Reymond, L'antica facciata del duomo di Firenze, in L'Arte,VIII (1905), p. 178; W. Limburger, Die Gebäude von Florenz, Leipzig 1910, pp. 112, 234; W. Bode, Italienische Plastik, Berlin-Leipzig 1922, p. 35 L. Becherucci, I rilievi dei Sacramenti, in L'Arte,XXX (1927), pp. 214 ss. W. R. Valentiner, A marble statuette by A. A., in Art in America,XVI (1928), pp. 264 ss.; N. Barbantini, Il castello di Monselice, Venezia 1940, p. 229; W. Paatz, Die Kirchen von Florenz, Frankfurt a. M. 1940, p. 380; W. R. Valentiner, Orcagna and the Black Death of 1348, in The Art Quarterly,XII (1949), pp. 48 ss.; I. Toesca, Andrea e Nino Pisani, Firenze 1950, pp. 35, 75; P. Toesca, Il Medioevo,II, Il Trecento, Torino 1951, pp. 20 n. 12, 25, 35 n. 25, 334 ss., 347, 932; J. Pope-Hennessy, Victoria and Albert Museum, Italian Gothic Sculpture, London 1952, p. 24-25; Id., Italian Gothic Sculpture, London 1955, p. 28, 198; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 217-218.