FASSINI, Alberto
Nacque a Moncalvo (Alessandria) l'8 apr. 1875 da Mario Fassini Camossi, funzionario del ministero dell'Interno (dal 1892 prefetto), di piccola nobiltà piemontese, e Maria Mathieu. Ammesso all'Accadernia navale nel 1888, servì nella r. marina e lasciò il servizio attivo nel 1900 col grado di tenente di vascello, per dedicarsi all'attività finanziaria. Per alcuni anni fu amministratore della Banca delle assicurazioni diverse.
Col contributo del capitale francese della Comptoir des textiles artificiels, della quale era fiduciario, il F. - già consigliere delegato della Soc. italiana Cines (costituita il 1º apr. 1906) - diede vita il 5 luglio 1912 alla Cines seta artificiale (della quale era amministratore delegato e direttore), per la fabbricazione di fibre sintetiche secondo fl processo alla nitrocellulosa messo a punto (1884) da Hilaire Bernigaud de Chardonnet. L'azienda - che aveva uno stabilimento a Pavia e uno a Padova per la produzione di materia prima - giunse a produrre tra il 1909 e il 1913 una quantità di fibra oscillante tra le 120 e le 150 tonnellate annue.
Richiamato su richiesta nella guerra libica, tornò alle armi per la prima guerra mondiale. Comandò la nave ausiliaria "Mafalda" e organizzò la difesa costiera contro i sottomarini istituendo in tutto il Tirreno i "posti di rifugio" e meritando una medaglia di bronzo al valor militare (Chi è?, 1940). Diresse poi, col grado di capitano di corvetta, il servizio della difesa costiera al ministero della Marina, e in seguito l'ufficio propaganda. Dopo la guerra ebbe l'incarico di provvedere all'utilizzazione del naviglio mercantile confiscato all'Austria e a tale scopo creò le due società di navigazione Fiumana e Levante.
Nel campo delle fibre artificiali, intorno al 1915, si venne generalizzando in Europa l'adozione del sistema di fabbricazione viscosa, più economico e meno pericoloso dei precedente alla nitrocellulosa, e le prospettive aperte dal nuovo prodotto, che sembrava destinato a sostituire le fibre tessili naturali, iniziarono ad attirare capitali di investimento da parte di gruppi finanziari internazionali, stimolati dagli alti profitti delle industrie pioniere (fino alla guerra il mercato internazionale era stato dominato dall'inglese Courtauld, la tedesca Glanzstoff e la francese Comptoir).
Con la relativa trasformazione degli impianti produttivi e ormai emancipate dal capitale francese, le aziende che facevano capo al F. si trovarono ad operare come il primo gruppo industriale italiano del settore. Lo stabilimento di Padova fu costituito il 6 maggio 1916 in società Seta artificiale di Padova (il F. ne divenne consigliere delegato, presidente Giuseppe Marchesano) con seicento operai che lavoravano con dieci macchine da cento filiere ciascuna, per una produzione giornaliera di circa 800 kg; mentre nel 1919 l'azienda di Pavia diveniva, ad opera dello stesso F., la Viscosa di Pavia.
Ma altri gruppi finanziari e imprenditoriali erano interessati alla produzione delle fibre artificiali; del resto gli investimenti nel settore apparivano propizi sia per il minor costo della mano d'opera rispetto alla concorrenza straniera, sia per l'abbondanza di energia elettrica e materie prime (cellulosa esclusa, che del resto però scarseggiava anche negli altri paesi produttori, costretti anch'essi a ricorrere all'importazione). Il 18 luglio 1917 era nata a Torino la Società di navigazione italo-americana SNIA che dal 1920 - Sotto la guida di Riccardo Gualino - si sarebbe rivolta al campo delle fibre tessili artificiali (dal 1922 Società nazionale industria applicazioni viscosa); e il 9 ag. 1918 veniva costituita a Milano la Chátillon, in gran parte per l'iniziativa di Marco Biroli, già vicedirettore dell'azienda padovana del Fassini. La rapida estensione degli impianti, tutti producenti filato a bava continua e tutti rivolti essenzialmente alle esportazioni, determinò un regime di aspra concorrenza dal quale conseguirono per tutti gli anni Venti l'instabilità dei mercati e la riduzione dei prezzi (mentre la dizione raion veniva a sostituire dal 1924 quella, impropria, di seta artificiale).
Fu con la nuova ragione di Società generale italiana della viscosa (7 luglio 1923) che iniziò il grande balzo della produzione delle fibre tessili artificiali (la stessa società il 17 luglio 1925 portava a L. 125.000.000 il capitale sociale). Tra il 1923 e il 1924 fu organizzato a Roma un nuovo stabilimento e vennero costituite altre due imprese (il F. presidente) di notevoli dimensioni: la S. a. Supertessile (13 ag. 1924, capitale sociale L. 60.000.000 al novembre 1924), con stabilimento a Rieti, e la S.a. Meridionale seta artificiale, a Napoli (27 apr. 1924, capitale sociale L. 30.000.000 al luglio 1924, poi S. a. Meridionale industrie tessili).
Fra il 1924 e il 1925 il mercato si apri ad altre aziende. Nacquero la S. a. italo-olandese Enka (specializzata nella produzione del cellofan), la Gerli industria raion S. a., le S. a. Orsi Mangelli e Fibre tessili artificiali Piacenza (specializzate nel laminato trasparente), la S. a. Bemberg (raion cuproammoniacale). Queste aziende (come pure la Rhodiaceta, nata nel 1928 per la produzione di raion all'acetato di cellulosa e di materie plastiche) non alterarono, a motivo delle particolari produzioni, nella sostanza il mercato interno, sempre ripartito tra i tre gruppi maggiori (circa il 95% della produzione di raion riguardava il procedimento viscosa).
Pur essendo in espansione la domanda di raion, i massicci investimenti nel settore determinarono un troppo rapido aumento della produzione e una conseguente saturazione del mercato, con un crollo dei prezzi. L'Italia era divenuta nel 1925 il maggiore produttore europeo (con 14.000 tonnellate di raion contro le 12.000 di Germania e Gran Bretagna), seconda nel mondo dopo gli USA, e avrebbe conservato con margine accresciuto il primato d'Europa fino al 1931, mantenendo anche in seguito il primato delle esportazioni, al costo però di rendere più aspre le condizioni produttive (parziale sfogo all'esubero era fornito dai mercati esteri, stante la ancora mediocre capacità nazionale di assorbimento del prodotto). Nella seconda metà degli anni Venti si ebbero i primi segni di una cartellizzazione internazionale: nel 1927-28 i quattro grandi gruppi Courtauld, Glanzstoff, Comptoir e SNIA, che controllavano il 75% della produzione mondiale, crearono insieme all'olandese Enka e alla Emmenbriicke un cartello (iI Bureau international pour la standardisation des fibres artificielles, con sede a Basilea) per stabilire norme uniformi sui prezzi; ma l'operazione fallì per l'azione dei gruppi minori, alcuni con rilevanti risorse tecniche e finanziarie (la Châtillon, ad esempio, nel 1928 assunse il controllo della belga Tubize e della svizzera Viscose Rheienfelden e stabilì un accordo commerciale con gli USA) e nel '29 il cartello dovette rinunciare a qualsiasi forma di controllo del mercato.
A guidare la corsa in Italia era stata, sin dall'inizio degli anni Venti, la SNIA, che - diretta da un imprenditore fantasioso e "irregolare" come il Gualino - costrinse le concorrenti Chátillon e Generale italiana viscosa ad un affannoso inseguimento. Senonché, quanto più sostenuto fu l'impeto produttivo, tanto più violento fu il contraccolpo allorché la crisi del '29 contrasse drasticamente i mercati e i crediti. Furono allora le aziende maggiori a farne le spese, in primis dunque la SNIA e la Châtillon. Nella prima Franco Marinotti prese il posto del Gualino (che peraltro nel 1931 fini al confino condannato per bancarotta, probabile vendetta operata dal regime d'accordo con i concorrenti), mentre la Chátillon mutò ragione sociale (S. a. italiana per le fibre tessili artificiali già Châtillon), finì sotto l'egida dell'IRI (Ist. per la ricostruzione industriale) e Furio Cicogna, amministratore delegato e direttore generale, assurse a governarne le sorti, stretto però da un presidente del consiglio d'amministrazione del calibro di Ettore Conti.
Per avere un'idea "quantitativa" della ristrutturazione del settore, basti pensare che in Italia la produzione di raion passò dalle 32.300 tonnellate del 1929 alle 48.300 del 1934, mentre negli stessi anni il numero delle filiere passava da 89.587 a 105.626, e il numero dei lavoratori - segno di sostanziali trasformazioni tecnologiche oltre che di un imperioso dominio sulla forza lavoro - scendeva da 39.000 del dicembre 1929 a 30.000 della fine del '30 e a 27.000 dell'agosto '31, mentre nel novembre 1930 i salari venivano decurtati dell'8% (Federazione nazionale fascista produttori fibre tessili artificiali, Relazione alla Assemblea generale dei delegati (22 apr. 1931), Roma 1931); nel 1932 gli operai del settore sarebbero stati poco più di 18.000, dei quali il 45% a orario ridotto, per risalire a 20.000 nel 1934.
L'elemento nuovo a partire dal quale ebbe luogo il riassestamento dell'economia fu il massiccio intervento dello Stato, mediatore ormai obbligatorio dei conflitti industriali e stabilizzatore del mercato, per di più, in Italia, segnato dall'ideologia economico-politica dell'organicismo corporativo. In pratica - è il sindacato degli industriali del raion che parla - "dopo il 1929 comincia dappertutto un lavoro di riassestamento orientato principalmente su due obbiettivi: il raggiungimento consortile dei produttori nei paesi principali produttori ... e il risanamento finanziario delle aziende produttrici" (L'industria nazionale delle fibre tessili artificiali, p. 26). Non era, ovviamente, in crisi il mercato del raion - ché, anzi, basti vedere gli indici produttivi degli anni Trenta in Italia e nel mondo, era ancora in forte espansione -, era bensì il modo "concorrenziale" di fare industria che finiva.
Furono essenzialmente due gli strumenti statali di risoluzione della crisi: la federazione sindacale dei produttori e il consorzio Italrayon. Da questo punto di vista, il F., che per prirno aveva intravisto le potenzialità delle fibre artificiali, fu anche il capitano d'industria che meglio seppe navigare nella tempesta. Del resto, la sua affidabilità politica era indubbia: iscritto al partito fascista dal 1921 e insignito del caporalato d'onore dal fascio di Firenze nel 1924, egli fu di fatto l'unico dei pionieri del raion ad uscire indenne dalla bufera ed anzi, in qualche modo, riuscì a rafforzare le proprie posizioni a cavallo della grande crisi.
Il F. fu presidente della Federazione nazionale fascista produttori fibre tessili artificiali, nata nel maggio 1927 (vicepresidente Giuseppe Gavazzi, Biroli in giunta esecutiva e Cicogna revisore; significativa l'assenza di rappresentanti della SNIA) e ribattezzata nel 1934 Federazione nazionale fascista degli esercenti l'industria delle fibre tessili artificiali (presidente ancora il F., vicepresidente F. Marinotti), nonché presidente del sindacato provinciale romano. In tale veste e nella veste di vicepresidente della Corporazione dell'ospitalità, egli venne designato deputato nel 1934 (XXIX legislatura), consigliere nazionale nel 1939 (XXX legislatura, nella quale fece parte della commissione legislativa della cultura popolare) e membro del Comitato corporativo centrale.
La costituzione dell'Italrayon, "consorzio totalitario" della produzione, avvenne a Milano il 5 sett. 1931, con la finalità di assumere la vendita interna e l'esportazione del prodotto totale dei gruppi SNIA, Chátillon e Generale italiana viscosa: il F. ne fu eletto presidente onorario, presidente effettivo S. Borletti; Marinotti, F. Cicogna e F.M. Oddasso (amministratore delegato della Generale, di cui il F. era presidente) formavano il comitato direttivo. In seguito l'organigramma mutò: dopo un periodo di presidenza di Ettore Conti, il 10 maggio 1940 venne nominato presidente Felice Guarneri - a significare l'importanza che all'organismo veniva attribuita -, Mario Baglia Bambergi direttore generale, nell'ufficio di presidenza comparivano il F., E. Conti, Marinotti, Paolo B. Gerli; tra i consiglieri il Cicogna e l'Oddasso.
L'Italrayon contribuì a stabilizzare il mercato interno fissando i prezzi alla capacità di consumo; diede così ai produttori la possibilità di sostenere l'urto della concorrenza straniera e riavviare il meccanismo economico nel momento in cui la produzione mondiale si orientava verso un nuovo genere, il fiocco di raion. La produzione di fiocco coincise per l'Italia - che manteneva in Europa il primato delle esportazioni - con una nuova fase di espansione dell'industria tessile artificiale: all'incirca, l'Italia ne esportò 3.000 tonnellate nel '33, 8.000 nel '34, 12.000 nel '35, 10.000 nel '36, 39.000 nel '37, 33.000 nel '39.
Tra le altre attività economiche del F. va menzionata l'imprenditorialità nel settore turistico alberghiero. Fu presidente della Compagnia italiana turismo (CIT, costituita il 17 marzo 1927; capitale sociale L. 20.000.000 nel 1940), importante azienda per la gestione di uffici di viaggio, turismo e navigazione, nonché di aziende di spedizione e trasporti; presidente della Compagnia immobiliare alberghi Africa Orientale (costituita il 21 ott. 1936). Il F. fu inoltre presidente di un caleidoscopio di altre ditte, non tutte riconducibili ai due principali settori di intervento (tra queste, la Soc. chimica dell'Aniene, con stabilimento a Roma e capitale sociale di 40.000.000 nel 1940, per la produzione di soda caustica, cloro e derivati).
Allo scopo di un'integrazione ancora più organica tra i produttori in relazione alla distribuzione e la vendita e, in effetti, sulla prospettiva autarchica dell'organizzazione dell'economia di guerra, quelle che erano ancora le maggiori aziende del settore (SNIA, Generale italiana viscosa ed ex Châtillon) costituirono l'Italviscosa s. a. (5 luglio 1939, sede a Milano, capitale sociale L. 25.000.000), presidente Marinotti; consiglieri delegati Cicogna e Oddasso. Passo ulteriore fu la ricapitalizzazione della stessa Generale italiana viscosa che mutò anche ragione sociale in CISA viscosa (Compagnia industriale soc. per az. per le produzioni viscosa, 18 maggio 1940, sede a Roma, capitale sociale di L. 257.125.000), alla cui vicepresidenza andava il Marinotti (presidente il F. e direttore generale e amministratore delegato l'Oddasso), mentre il F. stesso entrava nel consiglio d'amministrazione della SNIA, dando luogo di fatto ad un unico gruppo SNIA CISA, ovvero, data la differenza di mole, all'assorbimento della CISA nella SNIA.
Tra le altre cariche e onorificenze il F., che era stato nominato barone (motu proprio regio del 1924), raggiunse il grado di contrammiraglio nella riserva, fu presidente della Federazione italiana della vela, cavaliere del lavoro, presidente dell'azienda del Giardino zoologico di Roma, capitano d'onore della Milizia.
Il F. morì a Roma l'8 ott. 1942.
Fonti e Bibl.: Per un quadro sulla produzione del raion nell'insieme dello sviluppo economico italiano cfr. R. Tremelloni, L'industria tessile italiana, Torino 1937, pp. 175-184; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia dalla metà del secolo XIX alla seconda guerra mondiale, Torino 1951, pp. 511-516; B. Caizzi, Storia dell'industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri, Torino 1965, pp. 480-485; P. Grifone, Il capitale finanziario in Italia, Torino 1971, pp. 43, 49, 66, 73, 97, 134 ss., 179, 200 ss. In particolare sulla produzione italiana delle fibre artificiali cfr. M. Biroli, L'industria della seta artificiale (rayon), in I progressi dell'industria chimica italiana nel Iº decennio del regime fascista, a cura di D. Marotta, Roma 1932, pp. 131-140; F. Fenoaltea, Il tessile chimico (rayon) e la sua posizione nella economia mondiale, Roma 1933; F. Marinotti, L'industria dei tessili artificiali, in L. Lojacono, L'indipendenza economica italiana, Milano 1937, pp. 273-277; G. E. Pistolese, Le nuove fibre tessili nazionali, ibid., pp. 278-292; Federazione nazionale fascista degli esercenti l'industria delle fibre tessili artificiali, L'industria nazionale delle fibre tessili artificiali, Roma 1943, pp. 25, 50, 54, 93, 96, 120 e passim; Enc. Ital., XXVIII, pp. 882-898, sub voce rayon. Specialmente sul F. cfr.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce (cart. ord.), b. 518, fasc. 197736; Chi è?, 1940. Tra i repertori cfr. la Guida Monaci e Società italiane per azioni. Notizie statistiche.