FRANCHETTI, Alberto
Nacque a Torino, il 18 sett. 1860, dal barone Raimondo, ricco proprietario terriero, e da Luisa Sara Rothschild.
Il padre (Livorno, 25 ott. 1829 - Reggio Emilia, 30 ott. 1905) aveva continuato la tradizione familiare degli investimenti mobiliari in vari settori (in quello dei trasporti, ad esempio, come azionista della Navigazione marittima italiana), ma si era dedicato soprattutto alla cura e allo sviluppo dei propri possedimenti agrari, impiegando i capitali portatigli dalla moglie nella bonifica di vaste estensioni di terreno paludoso nella zona di Caorle.
La solida posizione economica gli consentì di dedicarsi interamente ai suoi interessi musicali. Attese agli studi inizialmente nella sua città natale, quindi a Venezia (dove la famiglia si era trasferita) sotto la guida di Niccolò Coccon per l'armonia e di Fortunato Magi per il contrappunto. All'età di vent'anni si recò in Germania per un periodo di perfezionamento presso il conservatorio di Monaco con J.G. Rheinberger e, successivamente, con F. Draeseke ed E. Kretschmer presso il conservatorio di Dresda, dove si diplomò in composizione nel 1884, presentando come saggio una Sinfonia in mi minore, eseguita per la prima volta nella città sassone nel 1886 e, in Italia, il 22 apr. 1888 a Milano sotto la direzione di Franco Faccio. Nel 1888, in occasione dell'ottavo centenario della fondazione dell'università di Bologna, compose, su testo di E. Panzacchi, un Inno per soli, coro e orchestra. Nello stesso anno si impose all'attenzione per la sua prima opera lirica, Asrael, che ebbe il suo battesimo a Reggio Emilia a spese del padre e successivamente alla Scala di Milano. L'opera, monumentale e d'effetto, riscosse vasti consensi di pubblico e di critica e venne eseguita più volte sia in Italia sia all'estero (A. Toscanini la interpretò ripetutamente; G. Mahler la diresse a Budapest nel 1890). Nello stesso anno 1888 sposò Margherita Levi, dalla quale divorzierà nel 1897 a Monaco. Fu la composizione dell'Asrael a meritare al F. la stima e la fiducia di G. Verdi, il quale, dopo aver ricusato l'offerta del Municipio di Genova di comporre un'opera sulla figura di Cristoforo Colombo, indicò nel F. il compositore più capace e adatto allo scopo. Il F. si mise al lavoro sul libretto approntato da Luigi Illica e il Cristoforo Colombo andò in scena al teatro Carlo Felice di Genova il 6 ott. 1892. Il direttore d'orchestra era Luigi Mancinelli che però, a causa di contrasti insorti con l'autore, abbandonò, dopo la seconda recita, lo spettacolo: venne allora sostituito da Toscanini, che iniziò così un lungo sodalizio con la musica del Franchetti. L'opera, più volte rimaneggiata, fu rappresentata ovunque con enorme successo.
Il F. conobbe quindi un periodo di grande notorietà, anche per la sua passione per l'automobilismo: con Giuseppe Ricordi, O. Gorla e F. Belloni fondò nel 1897 il Club automobilisti italiani e nel 1899 accettò la presidenza del sodalizio, che nel frattempo era divenuto l'Automobile club di Milano.
In un impeto di generosità il F. cedette, il libretto dell'Andrea Chénier a U. Giordano, mentre quello della Tosca, che avrebbe dovuto musicare, gli venne sottratto, con un discutibile stratagemma, da Giulio Ricordi e affidato a G. Puccini. Si dedicò allora a composizioni di vario genere, quali l'opera Fior d'Alpe, il poema sinfonico Loreley e le impressioni sinfoniche Nella Foresta Nera, lavorò alla Maria Egiziaca e, contemporaneamente, al Signor di Pourceaugnac, che fu rappresentato per la prima volta alla Scala nel 1897. Nel 1902 andò in scena, sempre alla Scala, con la direzione di Toscanini (protagonisti E. Caruso, M. Sammarco e Amelia Pinto), l'opera Germania (su libretto di Illica). Fu poi la volta de La figlia di Jorio, su testo dell'omonima tragedia di G. D'Annunzio. Le grandi aspettative del pubblico, particolarmente interessato alla trasposizione musicale del capolavoro dannunziano, andarono deluse, anche se l'opera del F. risulta non priva di pregi notevoli. Compose poi, tra il 1915 e il 1930, le opere Notte di leggenda, Giove a Pompei (in collaborazione con Giordano), Glauco, l'azione coreografica Fiori del Brabante (composta insieme con altri musicisti, 1930) e l'opera comica inedita Don Bonaparte, cui attese sino alla fine.
Nominato membro effettivo dell'Accademia di S. Cecilia nel 1914, fu direttore del conservatorio di Firenze dal 1926 al 1928. Ritiratosi a vita privata, morì a Viareggio il 4 ag. 1942.
Le opere del F., dopo aver goduto di una grandissima popolarità, progressivamente non furono più eseguite, fino a quando sulla sua musica calò l'oblio più totale. Nonostante l'unanime riconoscimento della sua capacità di raffinato orchestratore, i motivi di tale dimenticanza sono stati ravvisati da certa critica nell'incapacità, da parte del compositore, di imprimere un'orma spiccatamente individuale alla propria musica e di aver dato vita a una sorta di eclettismo e di ambiguità di fondo. Egli, insomma, avrebbe tentato, senza però riuscirvi, di accordare e di fondere insieme un impianto sinfonico di tipo wagneriano da un lato con suggestioni e influssi meyerbeeriani e dall'altro con una tendenza melodica ed espansa, se non addirittura verista. In realtà, la causa principale, che a lungo andare ha provocato l'eclissi delle sue opere, può essere ravvisata nell'avere egli tentato di dar vita a un rinnovamento di un linguaggio musicale ben diverso dalle analoghe produzioni coeve: ne costituisce un esempio, per quanto concerne le composizioni sinfoniche, la Sinfonia in mi minore, brano tra i più freschi e gradevoli della musica strumentale di fine Ottocento. Saldamente costruita e caratterizzata da una ammirevole padronanza della tecnica orchestrale, risulta estremamente espressiva, ariosa, scorrevole e di ascolto gradevolissimo, pregio molto raro e non facilmente rinvenibile nella coeva produzione di sinfonismi nostrani. Altri notevoli pezzi sinfonici sono ricavati dalle due opere più fortunate del F.: il preludio all'Epilogo del Colombo e l'Intermezzo di Germania, che hanno goduto - anche in esecuzioni avulse dal loro contesto originario - di larga fama. Il tentativo di rinnovamento del linguaggio si avverte ancor più nella produzione teatrale, attraverso la ricerca di una tecnica complessa e raffinata e, allo stesso tempo, di un'espressione diretta ed efficace, senza alcun cedimento alle lusinghe del verismo musicale. D'altra parte l'influsso del melodramma wagneriano non poteva non agire profondamente sul tentativo di rinnovamento del linguaggio del teatro d'opera. In realtà, però, l'accusa di wagnerismo, rivolta alla musica del F., si limita alla constatazione della presenza della tecnica della Grundthema (peraltro precedente a Wagner, che la adottò in maniera sistematica), e, forse, di certi impasti orchestrali, ma nulla più.
Vertice della produzione melodrammatica del F. può essere considerato, a onta dei profondi rimaneggiamenti, il Cristoforo Colombo (1892). L'opera constava originariamente di quattro atti e un epilogo. Il terzo e quarto atto, ambientati nel Nuovo Mondo, vennero, in una seconda redazione (1894), fusi insieme e, successivamente, eliminati e sostituiti da un nuovo atto, su testo di Arturo Rossato, ambientato nella città spagnola di Palos (1924). La struttura sinfonica della musica del F. non costituisce affatto un impaccio all'espressione di un tono di marcata e incisiva caratterizzazione nella rappresentazione psicologica dei personaggi (anche in assenza di un adeguato sostegno nel testo del libretto, certamente non tra i più felici di Illica) e, lungi dal deprimere l'efficacia delle idee musicali, conferisce loro da un lato una capacità espressiva chiara e trasparente e dall'altro una forza di convincimento che non è facile trovare altrove. La musica del F. ottiene molto spesso risultati di grande sobrietà espressiva; essa inoltre, saldamente strutturata in un'orchestrazione perfetta, caratterizzata da sapientissimi impasti armoniosi e timbrici, consegue risultati spiccatamente personali. Si possono a questo proposito ricordare il duetto Colombo-Isabella alla fine del primo atto, profondamente suggestivo, l'inizio del secondo atto, dove risultano assai efficacemente rappresentate l'atmosfera di insicurezza e di paura dell'ignoto da parte dei marinai della "S. Maria", e ancora il finale dell'atto, caratterizzato dall'esultanza del coro e dove è da sottolineare - pur nella grandiosa esposizione del tema - un'ammirevole austerità espressiva. Né si può ignorare l'epilogo dell'opera, con il suo preludio strumentale, che ben rappresenta, con profonda penetrazione psicologica, l'angosciosa spossatezza dello spirito di Colombo. Non è proprio il caso di parlare di mancanza di caratterizzazione tematica ed espressiva. Una più puntuale cura dell'orchestrazione e un maggiore approfondimento della ricerca timbrica - anche se non accompagnati da esiti paragonabili a quelli del Colombo - costituiscono gli aspetti salienti di Germania (1902).
La produzione teatrale del F. comprende le opere: Asrael (libretto di F. Fontana, Reggio Emilia, teatro Municipale, 11 febbr. 1888; Ricordi); Zoroastro (libretto di F. Fontana; non rappresentata); Cristoforo Colombo (4 atti e un epilogo, libretto di L. Illica; il terzo e quarto atto furono nel 1897 riuniti in uno solo e nel 1924 sostituiti da un nuovo terzo atto, su testo di A. Rossato; Genova, teatro Carlo Felice, 6 ott. 1892; Ricordi); Fior d'Alpe (libretto di L. di Castelnuovo, Milano, teatro alla Scala, 15 marzo 1894; Sonzogno); Maria Egiziaca (incompiuta, forse distrutta; non rappresentata); Il signor Pourceaugnac (libretto di F. Fontana da Molière; Milano, teatro alla Scala, 10 apr. 1897; Ricordi); Germania (libretto di G. D'Annunzio, Milano, teatro alla Scala, 29 marzo 1906; Ricordi); Notte di leggenda (libretto di G. Forzano, Milano, teatro alla Scala, 14 genn. 1915; Sonzogno); Giove a Pompei (in collaborazione con U. Giordano, libretto di L. Illica ed E. Romagnoli, Roma, teatro La Pariola, 5 luglio 1921; Sonzogno); Glauco (libretto di G. Forzano da E.L. Morselli, Napoli, teatro S. Carlo, 8 apr. 1922; Sonzogno); Il finto paggio (libretto di G. Forzano; non rappresentata); Il gonfaloniere (libretto di G. Forzano; non rappresentata); Don Bonaparte (inedita; non rappresentata).
Musica corale: Inno per soli, coro e orchestra (per l'ottavo centenario della fondazione dell'università di Bologna, testo di E. Panzacchi, Bologna 1888; Ricordi).
Musica strumentale: Sinfonia in mi minore, per orchestra (1884; prima esecuzione Dresda 1886; Ricordi); Loreley, poema sinfonico; Nella Foresta Nera, impressioni sinfoniche (1900; Ricordi); Moabita, idillio biblico; Fiori del Brabante, azione coreografica in 18 quadri (testo di G. Forzano, Torino, teatro Regio, 10 febbr. 1930; opera a più mani: il F. compose uno dei quadri, una Kermesse).
Fonti e Bibl.: G. Carotti, Memoria sull'opera in quattro atti Asrael, Torino 1891; A. Soffredini, Cristoforo Colombo di A. F., in Gazzetta musicale di Milano, XLVII (1892), 41, pp. 651 s.; F.R. Pfohl, Die moderne Oper, Leipzig 1894, pp. 77-90; G. Monaldi, Rassegna musicale: Asrael, in Nuova Antologia, 1° genn. 1897, p. 150; I. Valetta, Rassegna musicale: Il signor di Pourceaugnac di A. F., ibid., 16 luglio 1898, p. 349; L. Torchi, Germania, in Riv. mus. ital., IX (1902), pp. 377-421; S. Tanzi, La figlia di Jorio di A. F., in La Nuova Musica, XI (1906), p. 124; P. Levi [l'Italico], Paesaggi e figure musicali, Milano 1913, pp. 260-265; A. Lualdi, Cristoforo Colombo di A. F. alla Scala, in Serate musicali, Milano 1928, pp. 12 ss.; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 219-222; L. Tomelleri, G. D'Annunzio e la musica. G. D'Annunzio ispiratore di musicisti, in Riv. mus. ital., XLIII (1939), pp. 35-40; G. Roncaglia, Dimenticato, in La Scala, 1950, n. 13, pp. 59 ss.; G.B. Nappi, Notte di leggenda di A. F., in Orfeo, 1951, n. 3; G. Roncaglia, Cristoforo Colombo di A. F., in Associazione melodrammatica italiana, novembre 1951, p. 5 (nel Bollettino sono riportati numerosi giudizi di critici sulla musica del F.); G. Forzano, Un musicista indegnamente dimenticato: A. F., in Come li ho conosciuti, Torino 1957, pp. 33 ss.; G. Graziosi, in Enc. dello spettacolo, V, Roma 1958, coll. 589-593; F. Candida, Ottocentista all'Indice, in La Scala, 1961, n. 136, pp. 18-21; B. Capobianchi, A. F., in Ricordo di A. F. (accompagnava l'ediz. discografica di una selezione del Colombo, con interpreti principali C. Tagliabue e S. Dall'Argine, dir. L. Bettarini, RCA Camden LCC-68, 1963); G. Vigolo, Le due figlie di Jorio, in Mille e una sera all'opera e al concerto, Firenze 1971, pp. 610 ss.; S. Cellucci Marcone, D'Annunzio e la musica, L'Aquila 1972, pp. 45-56; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, pp. 499 s.; M. Morini, L'epopea dell'Oceano Atlantico in un'opera sul grande genovese. Una lettera inedita di Mattia Battistini a proposito del Cristoforo Colombo del F., seguito da una Proposta discografica e da Appunti per una cronologia. Cristoforo Colombo di F., in Discoteca. Alta Fedeltà, XV (1974), 143, pp. 24-28; R. Mariani, Storia di un'opera perseguitata dalla sfortuna. Germania di F., in Il Giornale di Trieste, 27 genn. 1953, ristampato in Verismo in musica e altri studi, a cura di C. Orselli, Firenze 1976, pp. 285 ss.; C. Mosso, Il Novecento "storico", in Storia dell'Opera…, I, 2, Torino 1977, pp. 589 ss.; M. Conati, La musica a Reggio nel secondo Ottocento, in Teatro a Reggio Emilia, Firenze 1980, pp. 142-145; L. Del Rio, A. F.: Una vita per la musica, in Reggio Storia, X (1987), 1, pp. 10-14; R. Tedeschi, D'Annunzio e la musica, Firenze 1988, pp. 41-44; R. Badalì, Il "Cristoforo Colombo" di A. F.: profilo di un compositore dimenticato, in Columbeis, III, Genova 1988, pp. 291-309; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, s.v.; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, col. 626; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, p. 773; The New Grove Dict. of opera, II, pp. 279 s.; Diz. encicl. universale della musica e del musicisti, Le biografie, III, p. 5.