GIOVANNINI, Alberto
Nacque a Capodistria il 15 ag. 1842 da Giovanni e Teresa Combi. Allievo per la composizione di A. Mazzucato al conservatorio di Milano dal 1860 al 1863, presentò come saggio finale la cantata Gli oppressi, ottenendo lusinghieri consensi; apprezzati furono anche gli intermezzi per l'Amleto di W. Shakespeare, composti due anni dopo ed eseguiti dall'orchestra scaligera al teatro milanese della Canobbiana.
Nel 1866, dopo aver ricoperto vari incarichi come maestro concertatore in teatri milanesi, passò a dirigere l'Istituto filarmonico di Udine, incarico che mantenne fino al 1869. Allo stesso periodo risalgono le cantate Il Cristo, scritta per l'Istituto filarmonico, e La liberazione di Venezia, eseguita nel 1867 al teatro Sociale di Udine alla presenza di Vittorio Emanuele II e pubblicata nel 1869 a Milano. Dal 1870 al 1876 ricoprì l'incarico di maestro concertatore e di canto al teatro Municipale di Piacenza; il 9 febbr. 1870 fece rappresentare al teatro Municipale di Modena il dramma lirico in 4 atti Irene (libretto di N. Paganini). Nel 1876, concluso il rapporto con il teatro di Piacenza, si trasferì a Milano, ove divenne insegnante di canto al conservatorio, formando una valente scuola la cui fama attirò allievi anche dall'estero e cantanti già affermati, desiderosi di perfezionarsi con il G.; per alcuni anni, inoltre, insegnò nel Collegio reale delle fanciulle, sempre a Milano.
Attivo anche come compositore, fece rappresentare le opere Adele di Volfinga (G. Pullè, Trieste, politeama Rossetti, 5 maggio 1880) e Tito Vezio (F. Fulgonio, Roma, teatro Argentina, 9 febbr. 1884). Quest'ultima, diretta da E. Mascheroni e interpretata da Emma Steinbach e C. Vincentelli, fu assai apprezzata dalla critica: all'indomani della prima, recensendo l'opera nel giornale La Capitale, F. D'Arcais sottolineò come nell'opera risultasse "evidente la tendenza di una sapiente fusione tra il sentimento italiano e l'influenza che il Wagner esercitò sul dramma musicale moderno" (Rinaldi, p. 1119). Il G., assertore del dramma wagneriano, curò la versione italiana del libretto dell'opera Der fliegende Holländer (Il vascello fantasma, Milano s.d.).
Compose e pubblicò liriche per canto e brani per pianoforte. La sua produzione, tuttavia, non ebbe seguito e, dopo aver lasciato inedita l'opera I maledetti, si dedicò esclusivamente all'attività didattica e alla teoria musicale, pubblicando un fortunato Corso preparatorio allo studio dell'armonia (ibid. s.d.), che ebbe varie edizioni, nonché il Manualetto di nozioni utili a chi vuol dedicarsi al magistero del canto (ibid. s.d.).
Compositore di talento, trovatosi a confronto con i capolavori verdiani e di altri compositori del periodo tardoromantico, il G. non riuscì ad affermarsi come forse avrebbe meritato e preferì dedicarsi alla più congeniale carriera d'insegnante di canto, che gli valse la stima dei più qualificati ambienti musicali non soltanto italiani, come dimostrano i successi riscossi nei teatri di tutta Europa dai suoi numerosi allievi, tra cui F. Tamagno e G. Kaschmann.
Il G. morì a Milano il 5 febbr. 1903.
Fonti e Bibl.: Necr. in Corriere della sera, 6 febbr. 1903; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, II, Firenze 1978, pp. 1119 s.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, pp. 64 s.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens. Supplément, I, p. 385; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 631; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 213.