Grifi, Alberto
Regista e operatore cinematografico, nato a Roma il 29 maggio 1938. Tra le personalità più significative del cinema militante italiano, ha rappresentato la perfetta sintesi tra la figura dell'intellettuale e quella dell'artigiano. La sua opera, caratterizzata da una raffinata ricerca formale e dal costante impegno politico, è stata incessantemente sottoposta, da parte dello stesso G., a continue revisioni che ne rendono a volte difficile la datazione, sottraendola anche alle forme usuali di distribuzione.
Dal padre, documentarista e cartellonista per il cinema, apprese un notevole bagaglio di conoscenze tecniche, nonché l'abilità artigianale di inventare e costruire apparecchiature e obiettivi. Nella prima metà degli anni Sessanta collaborò alla realizzazione di una serie di documentari, lavorando, tra gli altri, con Vito Pandolfi e Folco Quilici. Insieme al pittore Gianfranco Baruchello che collaborò alla regia, G. realizzò La verifica incerta (Disperse exclamatory phase) (1964-65), un film costruito utilizzando spezzoni di una cinquantina di opere commerciali hollywoodiane, montate in modo da ricostruire alcune storie a incastro, nelle quali le star si rincorrono da una trama all'altra, ripetendo gli stessi gesti e ripercorrendo i medesimi stereotipi narrativi. Questa ricerca, operante in direzione di uno scardinamento del linguaggio codificato dal cinema tradizionale, da una parte si ricollega all'esperienza delle avanguardie storiche e dall'altra alle coeve analoghe sperimentazioni dei registi del New American Cinema, come anche agli esiti più sperimentali del 'film d'archivio'. Il successivo lavoro di G. si arricchì di suggestioni provenienti dalla cultura psichedelica: la sperimentazione teatrale di Aldo Braibanti e le suggestioni delle teorie onto-filogenetiche dello psicoanalista S. Ferenczi costituirono la base di partenza di L'occhio è per così dire l'evoluzione biologica di una lagrima, realizzato tra il 1965 e il 1967, e di Trasfert per kamera verso Virulentia, realizzato tra il 1966 e il 1967 al fine di sviluppare un discorso sulla complessità dell'atto del vedere come processo psichico e risultato di un'evoluzione biologica, quindi libero da repressioni istituzionali.
Negli anni Settanta G. documentò le tensioni e le aspirazioni del movimento giovanile con film quali Parco Lambro (1976) e Anna (girato tra il 1972 e il 1974, e presentato ai festival di Berlino e di Venezia nel 1975), lungometraggio diretto con Massimo Sarchielli, le cui riprese vennero effettuate con il videotape e riversate in pellicola con un vidigrafo di sua invenzione. Autoritratto Auschwitz (realizzato tra il 1965 e il 1967, sonorizzato nel 1970) e Michele alla ricerca della felicità (1978, realizzato con Guido Blumir) sono riflessioni, effettuate in momenti diversi, sulla sistematicità della repressione nella più controversa delle istituzioni: il carcere.
Cinema underground oggi, a cura di S. Luginbuhl, Padova 1974, pp. 36-39; Il cinema contro di Alberto Grifi, a cura di R. Silvestri, Bellaria 1993; B. Di Marino, Sguardo inconscio azione. Cinema sperimentale e underground a Roma 1965-1975, Roma 1999, pp. 136-37.