GAGLIARDO, Alberto Helios
, Nacque a Genova il 14 apr. 1893 da Angelo, di professione orafo, e Luigia Pozzo. Nel 1909 si iscrisse alla classe di pittura di T.S. Quinzio presso l'Accademia Ligustica di belle arti di Genova; dello stesso anno è uno dei primi quadri, Gli effetti del vino, ricordato da G. Balbi (1945, p. 8). Nel 1913 partecipò all'annuale mostra della Società ligure promotrice di belle arti - rassegna alla quale prese costantemente parte fino al 1955 - esponendo un autoritratto divisionista, Omaggio a Previati, realizzato nel 1912 (Rocchiero, 1976, tav. 18, cui si rimanda per le riproduzioni e l'ubicazione delle opere). L'anno seguente il dipinto Lafamiglia del minatore (ubicazione ignota), presentato nel medesimo ambito espositivo, fu acquistato per la Scuola navale di Genova, dove venne collocato (Balbi, 1945). Nel 1918, sempre alla Promotrice, espose cinque opere tra cui Il pittore Boushevietz e autoritratto (Genova, Galleria d'arte moderna).
Negli anni Dieci il G. approfondì la tecnica divisionista e sviluppò con interesse le tematiche simboliste. In questo periodo realizzò alcune delle sue opere più significative, quali i dipinti (tutti in collezione privata a Genova) Narciso allo specchio e Il bruto svegliato da un angelo, esposti rispettivamente alle Promotrici del 1916 e del 1920, o come Firmamento del 1919. Ancora più nettamente connotati in senso simbolista appaiono alcuni lavori realizzati a metà del decennio (per esempio, Il falcone che sveglia s. Francesco, del 1915 e Lo specchio magico dell'anno seguente); mentre in La madre dell'oblio (1919 circa: Genova, Wolfsonian Foundation) la tecnica divisionista è unita a qualche ascendenza preraffaellita.
Dal 1920 nel lavoro del G. emergono progressivamente motivi etico-sociali - già presenti, oltre che nella Famiglia del minatore, nel Seminatore del 1919 (Bruno, 1981, p. 402 ripr.) - accanto a tematiche mistico-religiose: dipinse Il giudizio degli uomini, il Cristo che scaccia i mercanti e il Cristo che scompare da Emmaus, quadri che espose, rispettivamente, alle Promotrici del 1923, 1924 e 1925.
I contenuti sociali, letti tuttavia pur sempre in chiave simbolica e spiritualista, avranno spazio anche nella produzione più tarda, come dimostra, per esempio, l'olio La pietà umana (1945: Miami, Wolfsonian Foundation, cui si riferiscono i due bozzetti dal titolo Operaio caduto conservati presso la sede genovese della fondazione).
Sempre negli anni Venti il G. entrò a far parte del gruppo genovese Pro cultura artistica, che annoverava tra i suoi componenti S. Baghino, G. Galletti, A.U. Gargani, D. Guerello, F. Messina, G.A. Santagata, A.M. Vassallo, oltre a E. Firpo, con il quale strinse amicizia traendo diretta ispirazione dai contenuti e dal clima ideale della sua poesia. Nel 1922 il G. allestì un'ampia personale nell'ambito della Promotrice genovese.
Vi espose, tra l'altro, Vecchio falegname assopito, soggetto poi ripreso in un'incisione (Riva, 1959), E Cristo gli parlò al cuore (forse il lavoro presentato alla Promotrice dell'anno precedente), Fumo (parte centrale del trittico La guerra, Miami, Wolfsonian Foundation); I cuori emersero dal ferro nemico, Lo sconosciuto.
Nella medesima occasione espose anche due illustrazioni per Resurrezione di L. Tolstoj, che inserì, probabilmente, nel gruppo di disegni ispirati al testo dello scrittore russo presentati l'anno seguente all'Esposizione internazionale delle arti decorative di Monza; tale lavoro conferma il prevalente interesse per tematiche spiritualiste da parte del Gagliardo. Nel 1923 D. Motta lo incoraggiò a intraprendere l'attività di incisore, che progressivamente assumerà un peso sempre maggiore nella produzione del G.; dal 1923 al 1978 produrrà quasi duecento acqueforti (Ottria, 1985, p. 5), la prima delle quali, su rame, replicata su ottone nel 1924, è Fiero della solitudine (Cozzani, 1930, tav. VI); a partire dal 1935 a queste si aggiungeranno le incisioni a bulino.
Sempre nel 1923 (Balbi, 1945) il G. iniziò, con Reticolati, l'importante serie di diciannove incisioni, dal forte accento espressionista, del Ciclo della guerra, che fu completato nel 1940 con Partenza e Brindisi triste.
L'intero ciclo è conservato nella collezione della Wolfsonian Foundation di Genova, assieme alle seguenti matrici originali: Il primo caduto del 1928; Non ammazzare e Dove il colpo arriva (Scoppio d'obice) del 1932; Sera di vittoria del 1934; Ubbidite piuttosto a Dio che agli uomini, La madre e Chi di spada ferisce del 1935; Notizia di morte del 1936; Il primo allarme del 1939; Reticolati. Presso la medesima fondazione si trovano inoltre il gruppo di trentanove acqueforti, anch'esse di ispirazione bellica, datate tra il 1923 e il 1943, e l'olio su carta I roghi della guerra (1921).
Nel 1925 presentò una serie di acqueforti alla Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi e prese parte alla III Biennale romana ove espose, nella sezione bianco e nero, uno Zampognaro la cui descrizione (Lancellotti, 1925) corrisponde a Fiero della solitudine.
L'influsso dell'incisione si avverte anche nella produzione pittorica degli anni tra il 1926 e il 1928, che diventa più fosca e tragica, più netta nel tratto e contrastata nel colore. Tali caratteri si riscontrano, per esempio, in All'aprirsi delle porte dell'asilo notturno, esposto nel 1927 alla Quadriennale di Torino. In quest'ultimo anno il G. si avvicinò al movimento amatoriale genovese All'insegna della Tarasca, dedito in modo particolare all'incisione artistica per l'editoria, del quale facevano parte R. Ferrari, M. Guelfi e D. Solari.
Negli anni Trenta il G., la cui produzione andava assumendo caratteri di sempre maggior realismo, prese parte alla Biennale di Venezia - vi aveva esordito nel 1928 con alcune incisioni e vi partecipò regolarmente fino al 1938 per tornarvi nel 1942 - e a tutte le mostre annuali organizzate, tra 1929 e 1944, dalla sezione ligure del Sindacato fascista di belle arti, dove espose dipinti e incisioni.
Alla prima Sindacale della Liguria del 1929 presentò otto opere, tra cui Monte Rosa (Genova, Galleria d'arte moderna); nel 1931 espose Mosè che detta la legge e Mosè morente (da identificarsi probabilmente con le acqueforti esposte alla Biennale di Venezia del 1930 e riprodotte in L'Eroica, 1930, tavv. V e V bis); nel 1932 un'acquaforte e tre olii; l'anno seguente, una Crocefissione (ripr. in catal.), e nel 1934, tra l'altro, l'Autoritratto con la moglie (Genova, Wolfsonian Foundation).
Nel 1930 il G. fu nominato accademico di merito dell'Accademia Ligustica di belle arti, della quale in seguito assunse la direzione del corso libero di nudo, della scuola di incisione e xilografia (1938) e della scuola superiore di pittura (1940). Nel 1940 partecipò, sempre a Genova, alla Mostra d'arte del mare, con Colombo in preghiera (ora alla Wolfsonian Foundation). Durante la seconda guerra mondiale il G. trasferì il suo laboratorio, dalla centrale via Frugoni a Genova, a Cornia di Moconesi, nell'entroterra ligure (Rocchiero, 1976, p. 15, con riproduzione dello studio ad acquaforte).
Nel dopoguerra espose alle mostre regionali liguri del 1946 (Minatore), 1953 (Toccata di Paganini) e 1954 (Domenica in periferia), alla mostra Pittori e scultori liguri in Argentina tenutasi a Buenos Aires nel 1949 e alla mostra di ex libris di Lisbona (1960).
Per ciò che concerne il particolare settore degli ex libris, coltivato a lungo dal G., un primo catalogo della produzione venne offerto dal Balbi (1945, pp. 53-56), mentre un più recente studio di N. Ottria (edito in proprio a Genova, 1993-95) ne presenta la schedatura completa (con riproduzione di ciascun lavoro) corredata da una esaustiva bibliografia specifica.
Tra le altre mostre cui il G. prese parte, si ricordano la Mostra nazionale di arti figurative di Torino del 1961 (Autoritratto) e il Premio nazionale ritratto e autoritratto di Livorno (per un elenco delle personali dal 1922, Rocchiero, 1976, p. 44).
Il G. morì a Genova il 20 apr. 1987.
Presso la Galleria d'arte moderna di Genova si trova anche un ulteriore Autoritratto; le collezioni civiche genovesi conservano, inoltre, l'acquaforte La famiglia del contadino, esposta alla Biennale di Venezia del 1936; mentre l'Accademia Ligustica possiede un corpus di oltre trecento matrici originali, donate dal G. stesso. Della collezione della Wolfsonian Foundation di Genova fanno parte, infine, l'incisione Lo studio dell'artista, oltre a una serie di Autoritratti e Ritratti ad acquaforte e due quaderni di schizzi.
Fonti e Bibl.: C. Carrà, L'arte decorativa contemporanea alla Prima Biennale internazionale di Monza, Milano 1923, p. 120; L'Italia all'Esposizione internazionale di arti decorative industriali moderne, Roma 1925, p. XXI; A. Lancellotti, La Terza Biennale romana d'arte, Roma 1925, p. 48; E. Cozzani, L'anima nascosta di Genova, in L'Eroica, XVIII (1930), 141-142, pp. 41-48 (e in A Compagna, gennaio 1931, pp. 2-12); A.U. Gargani, A.E. G., in Contemporanea (Genova), I (1932), 2, pp. 7 s.; E. Migliore, Artisti della Liguria, Genova 1937, pp. 52 s.; A. Cappellini, La pittura genovese dell'Ottocento, Genova 1938, pp. 172 s.; G. Balbi, Un mistico tra gli incisori moderni, Milano 1945; Prima Mostra di pittura e scultura ligure contemporanea in Argentina (catal.), a cura di G. Riva, Buenos Aires 1949, p. 26; O. Grosso, A.H. G., in Arte stampa, III (1953), 11-12, pp. 1-3; F. Arcangeli, Incisione italiana, in Controvento, XI (1959), 4, pp. n.n.; G. Riva, A.H. G. pittore, incisore, calcografo, in Liguria, XXVI (1959), 12, pp. 23-25; E. Cozzani - O. Grosso, A.H. G., in La Voce di Genova, VI (1963), 18, p. 29; A.H. G. pittore incisore (catal.), a cura di V. Rocchiero, Genova 1967; V. Rocchiero, Maestri divisionisti in Liguria, Genova 1971, pp. 9 s., 16 s., 25, 38 s.; 1911/1925. Genova, cultura di una città (catal.), a cura di G. Marcenaro - A. Casareto, Genova 1973, p. 58; V. Rocchiero, A.H. G., Genova 1976; G. Bruno, La pittura in Liguria dal 1850 al divisionismo, Genova 1981, pp. 98 s., 446 s.; V. Rocchiero, Scuole, gruppi, pittori dell'Ottocento ligure, Genova-Savona 1981, pp. 377 s., 531-534; M. De Micheli, in A.H. G. - La guerra (catal., Galleria Il vicolo), Genova 1981; M. Cristaldi, Nello studio di A.H. G., in Genova, IX (1983), 8, p. 22; G.B. Frangini, in A.H. G.: grafica (catal.), Genova 1984; A.H. G., Quaderni del Museo dell'Accademia Ligustica di belle arti, VI (1985), numero monografico con saggi di G. Bruno, N. Ottria e G. Fieschi; F. Sborgi, Le acqueforti sulla guerra di A.H. G., in Genova, XII (1986), 1, pp. 43 s.; La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primoNovecento, Genova 1987, pp. 468-470, 485; La pittura di paesaggio in Liguria tra Otto e Novecento (catal.), a cura di M.F. Giubilei, Genova 1990, pp. 165 s.; G. Bruno, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1991, p. 901 e ad indicem; Dizionario degli artisti liguri, a cura di G. Beringheli, Genova 1991, p. 134; Presenze liguri alle Biennali di Venezia 1895-1995, Genova 1995, pp. 36, 44, 158, 173, 314; A.H. G.: ritratti (catal., Galleria Vannenes), presentazione di M. Carli - A. Gallo Martini, Genova 1995; J.C. Torre, Il laboratorio dell'ex libris, Torino 1996, pp. 43, 60; N. Ottria, in IV Biennale di ex libris Italia Israele (catal.), Ortona 1997, pp. 81-89.