HOFMANN, Alberto
Nacque a Tokyo il 13 apr. 1908 da Amerigo, professore pro tempore di idraulica all'Università di Tokyo, e da Berta Kueffel. Nato per caso in Estremo Oriente, ricevette una formazione culturale cosmopolita. Compì gli studi elementari a Vienna e quelli medi a Gorizia, conseguendo la licenza liceale classica nel 1927. Si laureò nel 1932 in scienze agrarie presso l'Università di Firenze.
Dopo la laurea l'H. conseguì nel 1933 la specializzazione in scienze forestali presso l'Istituto superiore agrario e forestale, la prima e più valida scuola italiana in questo campo. A tale formazione, in cui la componente produttiva ingegneristica e quella naturalistica si armonizzavano, l'H. tenne fede offrendo contributi originali e innovativi sia sull'assestamento forestale sia sulla botanica degli ecosistemi forestali.
Nel 1933 iniziò la carriera nell'amministrazione forestale dello Stato, a Sondrio. Svolse la sua attività anche all'estero stabilendo duraturi rapporti di collaborazione con prestigiose istituzioni (si era anche perfezionato alla Stazione internazionale di geobotanica di Montpellier) e con i maggiori ecologi vegetali e fitosociologi europei (ma che, data la condizione di queste discipline in quegli anni, si possono dire mondiali): ebbe scambi di studio con J. Braun-Blanquet, E. Aichinger, V. Giacomini e A. Pignatti. Nel 1938 entrò a far parte della Milizia forestale e fu trasferito ad Addis Abeba; nell'Africa Orientale Italiana, partecipò ai programmi di ricerca propedeutica e di assestamento forestale (ma di queste attività non resta traccia nell'elenco dei contributi scientifici) con l'incarico di organizzare i servizi "legnami" e di coordinare gli uffici tecnici forestali e, soprattutto, organizzò i primi vivai forestali per specie indigene.
Durante la seconda guerra mondiale combatté in Africa orientale come volontario nella sfortunata campagna del 1940-41; fatto prigioniero dagli Inglesi, fu inviato in Kenia, ove restò fino alla fine della guerra, quando gli stessi Inglesi lo utilizzarono per breve tempo nei loro servizi forestali. Rimpatriato nel 1946, nel 1949 gli fu conferita la Croce al merito di guerra. Al suo ritorno in Italia fu amministratore delle foreste demaniali di Follonica, passò poi a Tarvisio, quindi a capo del dipartimento di Salerno e infine capo regionale per la Campania.
In un saggio, pubblicato in questi anni, sottolineò l'importanza della gestione dei boschi e dell'idraulica forestale per la difesa dalle alluvioni (Il nubifragio di Salerno, in Monti e boschi, VI [1955], pp. 5-13). La pratica di campo e un'innovativa attività di ricerca scientifica svolta in parallelo lo convinsero dell'insostituibile funzione della conoscenza fitosociologica ai fini di un'efficace gestione delle foreste e, di conseguenza, lo sollecitarono a enunciare e sostenere, fin dagli anni Cinquanta, "una selvicoltura naturalistica". Fu quindi un antesignano della conservazione razionale e scientificamente impostata delle risorse naturali viste come patrimonio comune della collettività (Contributo a una selvicoltura su basi naturalistiche, in L'Italia forestale e montana, XII [1957], 3, pp. 105-111; La vegetazione quale espressione dell'ambiente. Tipologia e fitosociologia al servizio dell'economia forestale, in Annali dell'Accademia italiana di scienze forestali, 1957, vol. VI, pp. 259-281).
Per queste ricerche, che a tutto il 1962 si erano concretate in venti pubblicazioni, nel '63 ottenne la libera docenza in fitosociologia che esercitò nel corso di fitogeografia, disciplina attivata per la prima volta nell'ateneo torinese. Nel frattempo, dopo alcuni anni di attività in Piemonte e in Liguria, e con la responsabilità dei piani di assestamento delle foreste del Cansiglio e di Tarvisio, era stato nominato capo di un ufficio speciale con il compito di coordinare i piani economici di tutte le foreste demaniali. Nel 1970 le nuove pubblicazioni di selvicoltura ed economia forestale, di flora e vegetazione forestale e di ecologia applicata gli valsero la libera docenza in ecologia e selvicoltura.
L'H. fu tra le personalità che incisero sulla storia dell'università italiana d'anteguerra e dell'immediato dopoguerra riversando le proprie competenze professionali tanto nella didattica pratica quanto nella ricerca scientifica. Tuttavia tale genere di collaborazione fu improvvidamente cancellato già nei primi anni Settanta (cfr. l'accurata ricostruzione di G. Cavallo, C'era una volta l'Istituto. Momenti e figure della ricerca scientifica tra guerra e ricostruzione, a cura di A.A. Mola - M.A. Aimo, Foggia 2001).
Conclusa la carriera nello Stato nel 1974 come ispettore generale del Corpo forestale, cominciò un'attività di libero professionista nel campo dell'assestamento forestale e della pianificazione territoriale sia in Italia, sia all'estero (Libia, Marocco, Emirati del Golfo Persico). Fu consigliere d'amministrazione di enti pubblici e privati e consulente tecnico di enti locali, istituti di ricerca e aziende forestali, membro dell'Accademia italiana di scienze forestali di Firenze e dell'Accademia di agricoltura di Torino. Il suo ultimo lavoro organico fu la programmazione degli interventi colturali nel bacino montano del torrente Prescudin in provincia di Udine, portato a compimento nel 1986.
Il contributo innovativo dell'H. alle scienze forestali e alla pianificazione territoriale consistette, soprattutto, nell'applicazione della tecnica fitosociologica alle ricerche selvicolturali nella piena consapevolezza del significato della selvicoltura e degli ecosistemi forestali negli equilibri ambientali. Un approccio innovativo, introdotto in una selvicoltura che ne privilegiava uno meramente produttivistico con la tendenza a costituire boschi da taglio, a volte trascurando la vocazione del territorio, pur di introdurre essenze redditizie. Al contrario, l'H. sostenne una visione del territorio in cui ambiente, paesaggio e aspetti produttivistici si integrano, accentuando l'importanza della foresta come componente degli equilibri socioeconomici e dell'identità culturale di un popolo. L'importanza della gestione razionale delle foreste per la tutela dell'ambiente e l'equilibrio socioeconomico proprio nei territori d'Oltremare in cui l'H. lavorò, e il danno prodotto dal suo abbandono sono stati messi in luce da Anna Bono, La nostra Africa. Una catastrofe annunciata, Torino 2001, pp. 112-114.
Nato all'inizio del XX secolo l'H. fu contemporaneamente uomo fedele alla tradizione coloniale europea del XIX secolo e innovatore cosmopolita: conservatore, in quanto faceva partire le sue analisi e proposte di assestamento forestale e di pianificazione territoriale dalla disamina dei fattori storici e delle identità culturali del territorio e delle popolazioni che lo occupano; innovatore, perché fin dall'inizio della sua attività fu aperto alle esperienze e alle influenze tecniche e culturali d'Oltralpe e Oltremare. Su di lui influirono i rapporti con le facoltà forestali di Zurigo, Vienna e Gottinga, e con i centri di ricerca di Montpellier, Klagenfurt e Lubiana, come i numerosi viaggi di studio e di lavoro in Canada, Stati Uniti, Svizzera, Vicino Oriente, Nord Africa, Cecoslovacchia, Germania, Grecia, penisola balcanica.
L'H. morì a Gemona del Friuli il 7 ott. 1988, mentre stava lavorando a un testo di selvicoltura e a una monografia sul faggio in Italia.
Opere, oltre quelle citate nel testo: L'esame della vegetazione nella compilazione dei piani economici, in Annali dell'Acc. italiana di scienze forestali, 1969, vol. XVIII, pp. 415-442; L'areale italiano del pino cembro, in Webbia. Raccolta di scritti botanici, XXV (1970), pp. 199-218. Complessivamente i lavori dell'H., tra cui numerose monografie, ammontano a una settantina: un elenco è ricostruibile dagli atti conservati presso l'Archivio dell'Accademia di agricoltura di Torino.
Fonti e Bibl.: Torino, Arch. dell'Accademia di agricoltura, Accademici, f. Hofmann; A. Salsotto, A. H. (1908-88), in Annali della Acc. di agricoltura di Torino, 1990-91, vol. CXXXIII, pp. 51-156; R. Agostini, A. H., in L'Italia forestale e montana, XLIII (1988), 6, pp. 492 s.; G. Patrone, L'inaugurazione del diciottesimo anno dell'Accademia italiana di scienze forestali, in Annali dell'Acc. italiana di scienze forestali, 1969, vol. XVIII, pp. 13, 144.