MALASPINA, Alberto
Primo della stirpe a essere connotato dal nome Malaspina, figlio del marchese Oberto-Obizzo (II) - del casato definito dagli storici come Obertengo - nacque probabilmente negli anni Settanta dell'XI secolo.
Il casato Obertengo era uno dei principali dell'Italia settentrionale: a partire da Oberto (I) che viene preso come capostipite (morto nel 973) e che era stato conte, poi marchese e infine conte del Sacro Palazzo, tutti i discendenti portavano il titolo di marchio. Al di là del titolo marchionale, poteri pubblici comitali vennero esercitati dagli esponenti del casato nelle tre contee di Luni, Genova e Tortona, aree in cui rafforzarono la presenza patrimoniale e provvidero a un incastellamento legato soprattutto alle direttrici di percorso che, attraverso i valichi e le valli appenniniche, mettevano in comunicazione Liguria e pianura padana. La divisione patrimoniale avvenuta fra i figli di Oberto (I) - Oberto (II), Adalberto, Oberto-Obizzo (I), Alberto - diede avvio a una ramificazione del casato Obertengo che avrebbe portato nel volgere di un paio di generazioni al nascere dei casati dei marchesi d'Este, dei Pallavicini, dei Malaspina, dei marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, ma non distinse nettamente le aree di azione e di influenza. Sarà questo un processo che avverrà appunto nel corso delle due generazioni successive parallelamente al costituirsi di un potere su base signorile. In ogni caso tutti gli esponenti dei vari rami fecero parte a pieno titolo del vertice nobiliare dell'Italia settentrionale e furono inseriti in una dinamica politica in cui erano attori Impero, Papato, altre grandi casate, nascenti poteri cittadini.
Il M. compare nelle fonti nel 1084 in guerra, a fianco del padre, fra gli uomini dell'imperatore Enrico IV nella battaglia di Sorbara. In seguito alla morte del padre, avvenuta intorno al 1090, ne rilevò il ruolo politico-militare nella schiera imperiale. Pare che il M. fosse addirittura il vessillifero imperiale in uno sfortunato tentativo d'assedio condotto alla rocca di Canossa nell'ottobre 1092. Coerentemente al suo rango di grande signore feudale egli fu probabilmente presente anche al seguito di Enrico V quando questi venne in Italia e pare anzi che lo abbia seguito per un periodo anche in Sassonia, meritando nel 1112 di essere ricompensato con donativi e privilegi. Forse già allora era indicato con l'appellativo Malaspina.
Il soprannome divenne proprio in questo periodo il principale appellativo distintivo nel casato Obertengo per il ricorrere di più membri dai nomi simili, mentre in precedenza si era ricorsi al doppio nome: per esempio Oberto-Obizzo o Alberto-Azzo (l'altro caso significativo è quel soprannome di "Pelavicino" che darà avvio a un'altra casata altrettanto prestigiosa).
Con tale soprannome appare chiaramente in un atto del 18 ott. 1124, il più importante che lo riguardi. In questo documento il marchese Alberto "Malaspina" è presente insieme con i marchesi Guglielmo Francesco, Alberto Azzo e Oberto detto Pelavicino, tutti appartenenti al gruppo familiare Obertengo: si tratta di un atto di pacificazione tenuto a Lucca nella chiesa di S. Alessandro in cui, tramite la mediazione di circa sessanta consoli e boni homines lucchesi, si accordavano il vescovo Andrea di Luni da una parte e i marchesi Guglielmo Francesco (del ramo Obertengo da cui derivarono i marchesi di Massa) e il M. dall'altra, riguardo alla proprietà del monte Caprione presso Sarzana e alla possibilità di costruirvi un castello (con il riconoscimento finale del poggio metà al vescovo e metà al M., ma con il divieto a un suo incastellamento).
Il documento risulta significativo anche perché conferma la comune appartenenza al ceppo Obertengo dei personaggi rappresentanti delle linee di discendenza che daranno vita ai già citati casati dei marchesi d'Este, dei marchesi di Massa-Corsica, dei Pallavicino, dei Malaspina. Per altro verso indica l'interesse proprio del M. a un rafforzamento nella diocesi di Luni attraverso la costruzione di un castello in un punto strategico. Il monte Caprione consentiva infatti di dominare l'area fra Lerici e Sarzana e già dal 1114 era iniziata una controversia dovuta alla volontà del M. di costruirvi un castello. Controversia che aveva portato a veri e propri scontri armati fra gli uomini del marchese e quelli del vescovo.
Al di là del ruolo politico-militare di grande signore feudale impegnato nella politica imperiale in Italia, in certi casi il M. viene ancora indicato come marchio della Liguria, tuttavia tale titolo aveva probabilmente già perso quasi del tutto ogni concreta prerogativa di origine pubblica.
Già il nonno del M., Alberto di Oberto-Obizzo (I), aveva nel 1056 riconosciuto e giurato le consuetudini della città di Genova, in un certo qual modo cedendo alla città molti contenuti di quello che era stato il potere marchionale.
In realtà il M., come anche gli altri esponenti del ceppo Obertengo a partire almeno dalla precedente generazione, era impegnato piuttosto in un rafforzamento del potere in chiave signorile legandolo a più definiti nuclei territoriali.
L'area su cui si erano concentrati i suoi castelli, possessi e poteri si trovava in primo luogo nelle alte valli del Taro, della Trebbia e dello Staffora, nella vasta zona degli Appennini appunto ai confini dei territori di Tortona, Piacenza e Genova, ma una presenza significativa era anche sulla Riviera ligure nell'area di Sestri, Lavagna e del golfo di Lerici, e nella valle del Magra, tutte aree di passaggio e di comunicazione (sia della Francigena sia dei vari percorsi fra mar Ligure e alto Tirreno e pianura padana).
Al M., o comunque a suoi uomini e vassalli, viene non a caso attribuita nel 1134 un'azione di aggressione e rapina ai danni dell'abate di Cluny e di altri prelati che di ritorno in Francia dal concilio di Pisa attraversavano appunto i territori lunigianesi, liguri o appenninici su cui gli Obertenghi esigevano a diritto o di forza dei pedaggi (alcuni storici, fra cui lo stesso Volpe, vedono nei soprannomi in negativo del casato Obertengo, come "Malaspina", "Pelavicino", "Malnipote", il riflesso di una propensione all'aggressione e alla rapina).
Al seguito dell'imperatore Lotario II nelle spedizioni a Roma e in Puglia nel 1136, il M. risulta anche tra i grandi signori feudali scelti nel 1137 come arbitri nella questione fra papa Innocenzo II e l'abate di Montecassino Rinaldo che era stato eletto abate dall'antipapa Anacleto. La morte del M. molto probabilmente è di poco posteriore: verosimilmente è da collocarsi infatti fra 1140 e 1141, anno in cui vediamo i figli Obizzo e Guglielmo costretti a stringere un patto vincolante con la città di Piacenza.
I genealogisti attribuiscono al M. due mogli: Adelaide, figlia di un marchese Alberto, e Picenna, sposata intorno al 1124. Dalla prima moglie ebbe i figli Obizzo e Guglielmo. A essi si aggiungono una figlia femmina e un terzo figlio (forse il Guiscardo o Guizzardo citato in alcuni documenti rimasti non ben risolti in merito ai legami parentali) poco presente nella documentazione e probabilmente figlio di secondo letto.
Fonti e Bibl.: Il regesto del codice Pelavicino, a cura di M. Lupo Gentile, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XLIV (1912), doc. 50 pp. 72-78; Codice diplomatico della Repubblica di Genova, I, a cura di C. Imperiale, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], LXXVII, Roma 1936, doc. 3 p. 6; E. Gerini, Memorie storiche d'illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, II, Massa 1829, pp. 11-13; E. Branchi, Storia della Lunigiana feudale, I, Pistoia 1897, pp. 70-78; U. Dorini, Un grande feudatario del Trecento. Spinetta Malaspina, Firenze 1940, pp. 9-11; G. Volpe, Lunigiana medievale, in Id., Toscana medievale, Firenze 1964, pp. 327, 329, 348; G. Guagnini, I Malaspina. Origini, fasti, tramonto di una dinastia, Milano 1973, pp. 8 s., 29 s.; M. Nobili, Formarsi e definirsi dei nomi di famiglia nelle stirpi marchionali dell'Italia centro-settentrionale: il caso degli Obertenghi, in Nobiltà e chiese nel Medioevo. Scritti in onore di Gerd Tellenbach, a cura di C. Violante, Roma 1993, pp. 77-95; U. Burla, Malaspina di Lunigiana. Dalle origini sino alla fine dei feudi imperiali, La Spezia 2001, pp. 16-20; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Malaspina, tav. I; Enc. Italiana, XXI, s.v. Malaspina.