GHISALBERTI, Alberto Maria
Nacque a Milano il 20 maggio 1894 da Giovanni Battista, funzionario delle Ferrovie, e da Maria Merini, di famiglia milanese con tradizioni risorgimentali. Stabilitosi a Roma (1902), col padre e con una sorella, dopo la prematura scomparsa della madre, avvenuta a Pisa nel 1896, il G. vi compì gli studi liceali, iscrivendosi quindi alla facoltà di lettere dell'Università di Roma dove si formò seguendo i corsi di C. De Lollis, V. Rossi, A. Crivellucci, P. Fedele e soprattutto di M. Rosi.
Nel clima di acceso patriottismo che anticipò lo scoppio della prima guerra mondiale anche il G., membro dell'Associazione Trento e Trieste, partecipò attivamente alle manifestazioni con cui gli universitari romani contestavano il neutralismo giolittiano chiedendo l'intervento a fianco delle potenze occidentali; e quando l'Italia entrò in guerra, già a ottobre del 1915, il G. era al fronte col grado di sottotenente nel 42° reggimento fanteria della brigata "Modena" impiegata sull'Isonzo, sull'altipiano di Asiago, sul Carso. Su questa esperienza, che costò la vita a molti commilitoni e lo segnò profondamente, il G. sarebbe tornato più volte negli anni della maturità dedicandole un volume di Ricordi di uno storico allora studente in grigioverde. Guerra 1915-18 (Roma 1981) e discorrendone sempre con gli allievi come di una scuola di vita che lo aveva educato al culto di valori che l'afflato mazziniano, già presente in lui, aveva improntato al patriottismo più che al nazionalismo.
Al ritorno a casa poté finalmente laurearsi con una tesi su G. Galletti, relatore P. Fedele, e dedicarsi dal 1922 al 1934 all'insegnamento della storia nel collegio Nazareno, tenuto dagli scolopi: tra le molte occasioni di incontro intellettuale che il lavoro gli offrì ebbe peso notevole su di lui quella che, attraverso il collega A. Pincherle, lo mise in contatto con E. Buonaiuti: "Mi voleva bene - dirà poi - e, sebbene non suo discepolo, mi onorò della sua amicizia fino alla morte" (Ricordi…, p. 15). Intanto, dopo che, con un'incursione in campo medievistico destinata a restare unica, aveva pubblicato con introduzione la trecentesca Vita di Cola di Rienzo di anonimo romano (Firenze 1928), svolgeva anche tra il 1929 e il 1931 mansioni di assistente volontario di G. Mondaini presso la cattedra di storia economica dell'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali.
Conseguita nel 1931 la libera docenza in storia del Risorgimento, due anni dopo otteneva l'incarico della stessa disciplina all'Università di Roma succedendo al suo maestro M. Rosi. Punto d'arrivo finale della sua carriera universitaria fu nel 1936 l'affermazione nel concorso per l'ordinariato di storia del Risorgimento bandito dall'Università di Pisa.
Proprio il Rosi aveva chiamato il G. a collaborare dal 1931 al Dizionario del Risorgimento nazionale da lui curato: compilatore di numerose biografie, il G. ereditò nel 1936, alla scomparsa del Rosi, il completamento dell'opera, di cui curò il quarto volume. Ancor più significativo era stato, nel 1931, l'ingresso nella redazione dell'Enciclopedia Italiana, per la quale dal 1929 al 1936 scrisse in totale 145 "voci", dilatando i propri interessi fino a comprendere avvenimenti e personaggi della storia europea, con particolare attenzione alla Francia rivoluzionaria e napoleonica. In più il lavoro redazionale a fianco di G. Volpe e nell'orbita di G. Gentile, arricchì la sua prospettiva di storico consentendogli di collocare la storia del Risorgimento, penalizzata fin allora da una certa enfasi retorica, nel più vasto orizzonte delle correnti culturali e politiche dell'Ottocento europeo.
Il problema di un'interpretazione del Risorgimento e delle sue origini in chiave europea, e cioè sottratta alle angustie della storia del patriottismo, gli si era profilato nel 1931, quando aveva pubblicato con l'editore Cremonese di Roma un volume su Gli albori del Risorgimento italiano, 1700-1815, che si era inserito nella tendenza volta a recuperare al Risorgimento il Settecento. Poco più tardi, con la nomina del G., già segretario di redazione della Rassegna storica del Risorgimento, a segretario generale della Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano (1° genn. 1935), la sua ricerca si era intrecciata fatalmente con le vicende politiche del tempo e con l'attenzione prestata dal regime a un'istituzione il cui controllo avrebbe permesso la saldatura tra storia del Risorgimento e fascismo. L'avvento dell'ex quadrumviro C.M. De Vecchi di Val Cismon alla presidenza dell'Istituto aveva sancito la riuscita di questo disegno e limitato l'autonomia culturale della Rassegna e del suo segretario di redazione.
Mentre si definiva la figura del G. come organizzatore culturale, l'insegnamento universitario, che in prima nomina lo aveva portato a Palermo, accresceva lo spessore del suo lavoro di storico, orientato da tempo verso l'approfondimento della storia dello Stato pontificio e del mondo settario e sfociato infine in due volumi: Uomini e cose del Risorgimento (Roma 1936), e Cospirazioni del Risorgimento (Palermo 1938), ove già spiccavano personaggi a lui cari come G. Galletti e F. Orsini, del quale ultimo il G., dopo aver curato la raccolta delle Lettere (Roma 1936), avrebbe più tardi edito le Memorie politiche (ibid. 1946).
A partire dall'entrata in vigore delle leggi razziali che avevano costretto la moglie Marcella Minerbi a lasciare l'insegnamento e il cognato A. Pincherle a rifugiarsi in Sudamerica, si delineò il distacco del G. dal fascismo, prima abbracciato nei suoi contenuti di rinnovamento dello Stato. Penetrando fin nella sua concezione storiografica tale dissenso, reso più forte dall'entrata dell'Italia in guerra (1940), lo spingeva a evidenziare nel Risorgimento non tanto il raggiungimento dell'Unità nazionale quanto il risveglio della coscienza morale degli Italiani e il ricongiungimento che per questa via si era operato con l'Europa progredita (Introduzione alla storia del Risorgimento, ibid. 1942). Guardato da questa angolazione, il Risorgimento come epoca si stagliava nettamente con i suoi valori rispetto alla storia complessiva del paese; nasceva qui nel G., tra l'altro, una consapevolezza che, riflettendosi sul piano accademico, lo induceva a polemizzare con quanti (N. Rodolico, A. Monti) sostenevano la necessità di assorbire quel periodo in una più generale e indistinta storia contemporanea.
Richiamato alle armi all'inizio del 1941, il G. fu destinato all'Ufficio storico dello stato maggiore dell'Esercito e incaricato di redigere una memoria sulle origini del conflitto e sulle ragioni della partecipazione italiana; pochi mesi prima aveva consegnato alle pagine di un diario (C. Ghisalberti, Un diario…) le sue impressioni su una guerra in cui gli erano apparsi decisivi, nella lotta tra libertà e totalitarismo, il ruolo dell'Inghilterra e la sua capacità di resistenza al nazismo.
Dopo l'8 sett. 1943 il G. tornò a Roma e visse in clandestinità i mesi dell'occupazione tedesca, collegandosi a elementi del Partito d'azione (F. Comandini) e di quello liberale (U. Zanotti Bianco) e adibendo la sede dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano ("il Vittoriano") a luogo di rifugio per i perseguitati politici e di incontro tra gli esponenti della Resistenza. Dopo la Liberazione fu finalmente in grado di provvedere - avvalendosi delle sue doti umane e professionali - alla riorganizzazione dell'Istituto, anche in forza dei molti contatti stabiliti in Italia e all'estero con storici d'ogni tendenza e nazionalità: la sua fu dunque una vera e propria opera di rilancio che, oltre a modificare la struttura portante dell'Istituto accentuando l'autonomia dei comitati provinciali, ne intensificò l'attività sia sul piano organizzativo (convocazione biennale del congresso storico nazionale), sia su quello editoriale, con l'aggiunta di una terza collana di Atti dei Congressi alle due già esistenti di Fonti e di Memorie. La stessa Rassegna ebbe un'impronta scientifica più qualificata, divenendo, in un clima di massima apertura, luogo di intervento per tutte le correnti storiografiche interessate al dibattito sulla storia nazionale.
Parte lui stesso di questo fervore di studi, il G. riprese con rinnovata lena il mestiere di storico con un volume su Giuseppe Montanelli e la Costituente (Firenze 1947), ospitato in una collana di studi storici sulle Assemblee costituzionali pre e postunitarie, europee ed extraeuropee, varata dal Parlamento italiano in vista dell'apertura della Costituente e a lui affidata. Altri lavori gli vennero ispirati dall'insegnamento universitario che nel 1941 lo aveva visto passare da Perugia a Roma dove la sua produzione personale (Roma da Mazzini a Pio IX. Ricerche sulla restaurazione papale del 1849-1850, Milano 1958; Momenti e figure del Risorgimento romano, ibid. 1965) era confluita insieme con le ricerche di molti dei suoi allievi in una collana di studi e testi sull'età del Risorgimento edita dall'editore Giuffré. Nasceva con questa e altre consimili iniziative (per esempio quella della romana Edizioni dell'Ateneo o, sempre con Giuffré, l'altra di studi e testi sull'organizzazione dello Stato, da cui prese piede un ricco filone di storia amministrativa) una scuola i cui esponenti di maggiore spicco (Emilia Morelli, V.E. Giuntella, F. Fonzi, A. Monticone, A. Caracciolo, F. Della Peruta, G. Talamo, Fiorella Bartoccini, Maria Luisa Trebiliani) si sarebbero presto disseminati nelle università italiane; e in effetti il profilo del maestro e le doti di promotore della ricerca e del suo svecchiamento rappresentarono i momenti più significativi dell'attività didattica svolta dal G. nel dopoguerra.
Uscivano intanto i frutti più maturi del suo impegno di storico: il fine saggio interpretativo su Massimo d'Azeglio, un moderato realizzatore (Roma 1953), l'introduzione a una nuova edizione de La lotta politica in Italia di A. Oriani (Rocca San Casciano 1956), gli ampi contributi al III volume della Storia d'Italia coordinata da N. Valeri per la UTET su Il movimento nazionale dal 1831 alla vigilia della prima guerra d'indipendenza e La seconda restaurazione (1849-1852), Torino 1959, pp. 505-682, 757-833. Ed è degno di nota come, proprio analizzando l'operato del d'Azeglio, del quale aveva già pubblicato dall'autografo un'edizione de I miei ricordi (Torino 1949), il mai rinnegato giudizio del G. sull'efficacia dell'apostolato mazziniano si completasse, sull'esempio della riflessione di storici quali A. Omodeo, W. Maturi e L. Salvatorelli, con il pieno apprezzamento delle maggiori capacità pratiche del moderatismo piemontese.
Impegnatissimo a dirigere l'Istituto per la storia del Risorgimento e la Rassegna, nello scorcio finale della sua attività di docente il G. fu anche preside della facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza" dal 1961 al 1968, quando si dimise per l'inerzia della classe politica nei confronti di una contestazione studentesca da lui affrontata, peraltro, con una fermezza non disgiunta dall'equilibrio.
Importanti restano infine i 25 anni (1959-84) in cui il G., tornato all'Enciclopedia Italiana, diresse il Dizionario biografico degli Italiani, un'impresa editoriale che egli ebbe il merito di avviare riprendendo ed estendendo un precedente progetto arenatosi tra difficoltà d'ogni genere. Fu messa a frutto per l'occasione la ricchissima rete di relazioni da lui intrecciata con gli ambienti accademici e scientifici di tutto il mondo: quello stesso prestigio che già gli aveva dato molti riconoscimenti e quattro lauree honoris causa gli permise infatti di chiamare a collaborare al Dizionario studiosi di grande valore, prescelti sulla base di una riconosciuta preparazione e al di fuori di ogni preclusione ideologica; con pari sagacia fu da lui costruita una redazione della quale il G. si avvalse valorizzandone le componenti e tutelandone sempre l'autonomia.
Col graduale venir meno delle funzioni accademiche, la direzione del Dizionario e la presidenza dell'Istituto assorbirono tutte le sue energie e furono interrotte solo dalla malattia che il 24 apr. 1986, a Roma, lo condusse alla morte.
In occasione del suo 75° compleanno gli allievi e gli amici del G. pubblicarono una Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di A.M. G., I-IV, Firenze 1971-77 (nel vol. I, pp. XV-XXXVI, una bibliografia dei suoi scritti, da integrare con M. La Motta, Bibliografia di A.M. G. 1971-1985, in In memoria di A.M. G., cit., pp. 23-27).
Fonti e Bibl.: Le Carte Ghisalberti, depositate presso l'Istituto per la storia del Risorgimento italiano al Museo centr. del Risorg. di Roma e attualmente in fase di riordino, comprendono anche il manoscritto del Diario inedito 17 ottobre 1940-12 febbraio 1941 (su cui v. C. Ghisalberti, Un diario inedito del primo periodo della seconda guerra mondiale, in In memoria di A.M. G., Roma 1987, pp. 103-115). L'inedito Origini del conflitto e entrata in guerra dell'Italia (su cui cfr. C. Ghisalberti, Memoria inedita sulle origini della seconda guerra mondiale e sull'intervento italiano, in Rass. stor. del Risorgimento, LXXXVI [1999], pp. 3-18), di 32 fogli dattiloscritti, è nell'Arch. dell'Ufficio stor. dello stato maggiore dell'Esercito, Fondo L.9 (racc. 011/2). Un denso carteggio tra il G. e C.M. De Vecchi di Val Cismon, conservato nell'archivio De Vecchi, presso il nipote Paolo, e di grande utilità per lo studio delle vicende della Società nazionale per la storia del Risorgimento, è stato ampiamente utilizzato da M. Baioni, Fascismo e Risorgimento. L'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, in Passato e presente, XV (1997), 41, pp. 45-75. Particolarmente interessanti per gli anni della ricostruzione dell'Istituto le lettere conservate a Torino (Archivio del Comitato di Torino, cart. Carteggi 1945-1949). Al G. erano già stati dedicati nel 1959 il 3° fasc. della Revue d'histoire diplomatique (LXXIII): cfr. G. Dethan, Pour le centenaire de l'Unité italienne. Hommage à A.M. G., pp. 193-199, e il volume Il Risorgimento e l'Europa. Studi in onore di A.M. G., a cura di V. Frosini, Catania 1969, nel quale, oltre la presentazione dello stesso Frosini, si devono ricordare i saggi di J. Droz (Ritratto di A.M. G.) e di P. Renouvin (L'opera stor. di A.M. G.). Altri fondamentali approfondimenti e testimonianze si leggono nel citato volume In memoria di A.M. G., in particolare: U. Bosco, Ghisa studente ed enciclopedista. Ricordi privati, pp. 29-33; M. Pallottino, Ricordi liceali, pp. 35-39; Th.G. Bergin, Remembering Ghisa, pp. 41-45; E. Morelli, G. e l'Ist. per la storia del Risorgimento, pp. 47-61; A. Garosci, G., la ricostruzione dell'Istituto, i congressi, pp. 63-72; V.E. Giuntella, A.M. G. e "L'ultima guerra del Risorgimento", pp. 73-99; O. Bovio, A.M. G. e l'Ufficio stor. dell'Esercito, pp. 117-124; S.M. Ganci, G. e la generazione degli anni Venti a Palermo, pp. 125-130; F. Fonzi, G. insegnante universitario a Roma, pp. 131-147; J. Vernacchia Galli, 1968: le dimissioni del preside G., pp. 149-159; R. Romeo, Vecchie polemiche e questioni attuali della storiografia italiana, pp. 161-169; G. Talamo, G. direttore editoriale, pp. 171-179; G. Pillinini, A.M. G. e il Veneto, pp. 181-184; G. Martina, In memoriam, pp. 187-189. Per una prima collocazione del G. nella storiografia sul Risorgimento, cfr. W. Maturi, Interpretazioni del Risorgimento. Lezioni di storia della storiografia, Torino 1962, ad indicem. Per una valutazione dell'opera del G. presso la Società nazionale per la storia del Risorgimento e l'Istituto omonimo, cfr. A. Saitta, L'organizzazione degli studi storici, e R. De Felice, Gli storici italiani nel periodo fascista, in Federico Chabod e la "nuova storiografia" italiana dal primo al secondo dopoguerra (1919-1950), a cura di B. Vigezzi, Milano 1983, pp. 511-519, 559-618.