NASELLI, Alberto
– Nacque a Ferrara probabilmente intorno al 1540 e fu noto con il nome d’arte di Zan Ganassa, corrispondente alla parte comica fissa di secondo zanni.
Le prime notizie certe su di lui risalgono al gennaio 1568, anno in cui faceva parte della compagnia dei comici del duca di Mantova insieme con gran parte della sua troupe, denominata dei Desiosi. A fine 1568 è probabile che abbia compiuto una tournée alla corte imperiale di Massimiliano II, per la quale sicuramente recitò nel 1570 durante la Dieta di Spira. Per questa occasione il 30 luglio allestì con la sua compagnia una pastorale avente come soggetto il ratto di Proserpina. Nello stesso anno partecipò a Ferrara ai festeggiamenti per le nozze tra Lucrezia d’Este e Francesco Maria II, duca di Urbino.
La presenza nelle principali corti italiane lo accreditò presso quella francese. Risulta a Parigi nel 1571 presso Carlo IX, che in ottobre revocò il divieto di recitare tragedie e commedie emesso precedentemente. Dopo essersi esibito a Lione, dovette fare ritorno in Italia, perché la novità del suo teatro (recitare anche nei giorni lavorativi per un pubblico popolare e pagante) aveva suscitato una forte opposizione presso le autorità parigine, attente a garantire il monopolio dei comici francesi. Maggior fortuna ebbe un secondo soggiorno Oltralpe, nel 1572, quando prese parte ai festeggiamenti per il matrimonio di Margherita di Valois con Enrico di Navarra. Ma anche questa volta fu indotto a lasciare la Francia a causa della turbolenta situazione politica seguita all’assassinio di Carlo IX. Dal 1574 si trasferì in Spagna con una troupe composta da soli uomini e da un’unica donna, la moglie Barbara Flaminia, attrice romana e anche capocomica, che recitava la parte dell’innamorata con il nome d’arte di Ortensia.
L’arrivo della compagnia di Naselli a Madrid costituì una svolta significativa nello sviluppo del teatro spagnolo. Qui, dimostrando da subito particolari abilità imprenditoriali, Naselli strinse rapporti con le confraternite della Pasión e della Soledad, che gestivano il monopolio delle rappresentazioni delle commedie, e si impegnò a ristrutturare il Corral de la Pacheca allo scopo di dare rappresentazioni davanti a un pubblico regolare.
Grazie al suo intervento il Corral, da lui preso in affitto, fu sensibilmente trasformato nella sua architettura teatrale: il semplice patio ebbe un palco coperto da tettoie per definire la zona degli attori e delle scene, e si arricchì di pesanti velari per proteggere gli spettatori dalle inclemenze del torrido clima.
Adeguando gli spazi teatrali alle esigenze della sua compagnia, Naselli introdusse in Spagna il modello, allora inedito, di teatro pubblico, permanente e popolare, destinato gradualmente a soppiantare quello legato al sistema della beneficenza e delle elemosine a favore degli ospedali e degli enti caritatevoli praticato dalle confraternite.
Come già in Francia, estese i giorni concessi alle rappresentazioni teatrali a quelli feriali, un’assoluta novità che incise significativamente sulla crescita del mercato teatrale e sull’affermazione di un moderno circuito commerciale. Non senza contraccolpi, a causa delle resistenze da parte delle autorità locali, sperimentò le recite nei giorni non festivi durante la sua permanenza a Siviglia nel 1575, nelle settimane precedenti la festa del Corpus Domini. Il successo, enorme, di pubblico fu tale da persuadere le autorità andaluse ad attribuirgli l’ambito premio della joya e Filippo II a promulgare la licenza con la quale nel 1579 gli venne concesso di recitare due giorni lavorativi alla settimana, oltre quelli festivi, in tutto il Regno di Castiglia. Pertanto, con la sua compagnia si esibì non soltanto a Madrid e a Siviglia, ma anche a Barcellona, a Toledo, a Valladolid, a Guadalajara, esportando ovunque le sue capacità di straordinario performer e il suo talento di capocomico e imprenditore.
Non recitò esclusivamente nei corrales, ma prese parte anche alle feste del Corpus Domini di varie città e seppe alternativamente esibirsi tanto nei teatri moderni per un pubblico pagante, quanto a corte per un pubblico di cortigiani. Spesso fu ingaggiato dalle autorità comunali e anche dal re: nel Corpus Domini di Toledo del 1579 recitò con la sua compagnia dinanzi a Filippo II; altre volte, come accadde il 2 gennaio 1584, dinanzi a sua sorella, l’imperatrice Maria d’Asburgo. Tra il 20 e il 23 gennaio 1583 rappresentò ben quattro commedie a Guadalajara per le nozze fra Rodrigo de Mendoza e sua cugina, Ana de Mendoza. Il nome di Naselli richiamò numerosi spettatori da molte città spagnole, così da costringere a spostare l’allestimento nell’ampio patio del palazzo. La fama delle recite di Guadalajara fu tale da essere immortalata in una serie di «seis quadricos de Ganassa de figuras diferentes de ganasa y arliquines en tabla» (García García, 2003, p. 137).
La compagnia, così come risulta dalla scrittura del 13 marzo 1580 redatta in lingua spagnola, si componeva di otto comici, oltre Naselli: Barbara Flaminia (Ortensia), Vincenzo Botanelli (Curzio Romano e procuratore della troupe), Abagaro Frescobaldi (Stefanello Bottarga), Cesare de’ Nobili (Francesca), Giovan Pietro Pasquarello (Trastullo, anche attrezzista e guardarobiere), Giacomo Portalupo (Isabella), Giulio Vigliante e il minore Scipione Graselli. Come accadeva di prassi, la sua composizione non rimase invariata: nel 1581 Frescobaldi formò una propria compagnia e il suo posto fu preso da Carlo Di Masi, che vi entrò a far a parte insieme con due musicisti spagnoli, Pedro de Salcedo e Antonio de Laso. Al suo interno esisteva una divisione proporzionale dei proventi, cui corrispondevano compiti e funzioni, artistici e gestionali, distinti.
Per motivi ancora ignoti il successo strepitoso di Naselli fu interrotto dal carcere: arrestato il 27 gennaio 1582, ultimo giorno di carnevale, fu tenuto prigioniero nelle carceri di Madrid per un periodo imprecisato. Liberato, riprese a recitare durante il Corpus Domini di Siviglia, aggiudicandosi nuovamente la joya. Nella stagione teatrale del 1583-84 fu attivo a Madrid, al Corral del Príncipe, fino al febbraio 1584, quando, dopo dieci anni di permanenza in Spagna, decise all’improvviso, per cause sconosciute, di ritornare in Italia. Per preparare il viaggio Barbara Flaminia il 14 marzo concesse una procura al marito, grazie alla quale potè prelevare 800 scudi d’oro della sua dote depositati nella banca di Lorenzo e Agostino Spinola a Madrid. L’importante somma era la stessa che l’attrice aveva ottenuto da Naselli dopo un arbitrato da lei vinto circa i guadagni di Siviglia del 1575.
Per alcuni storici (Falconieri, Sanesi, Pandolfi) Naselli morì nel 1585, poco dopo il suo ritorno in patria.
Tale notizia, non suffragata da altri documenti, è ricavata dal Lacrimoso lamento dedicato a Zan Panza di Pegora, alias Simone da Bologna, zanni dei comici Gelosi, pubblicato nel 1585 a Venezia, nel quale Naselli-Ganassa si trova già agli inferi. La sua fama si diffuse dappertutto e il suo nome ebbe vasta circolazione in Europa. Nel 1592, e ancora nel 1603, la penisola spagnola veniva percorsa da Juan Jorge Ganassa, un epigono della gloriosa maschera italiana.
Fonti e Bibl.: numerosi documenti su N. sono censiti dall’Archivio Herla e consultabili su www.capitalespettacolo.it; lo zibaldone della sua compagnia è conservato a Madrid, Real Biblioteca del Palacio de Oriente; altri documenti decisivi sono Ibid., Archivio Zabalburu; F.S. Bartoli, Notizie istoriche de’ comici italiani che fiorirono intorno all’anno MDC fino ai giorni presenti, II, Padova 1782, pp. 248-251; L. Rasi, I comici italiani, II, Firenze 1905, pp. 979-981; E. Cotarelo y Mori, Noticias biograficas de A. Ganassa, comico famoso del siglo XVI, in Revista de Archivos, Bibliotecas y Museos, XIX (1908), pp. 42-61; I. Sanesi, La morte di Zan Ganassa, in Giornale storico della letteratura italiana, CXI (1938), pp. 8-10; N.D. Shergold, Ganassa and the Commedia dell’arte in Sixteenth-century Spain, in Modern Language Review, LI (1956), pp. 359-368; J.V. Falconieri, Historia de la Commedia dell’Arte, in Revista de literatura, XI (1957), pp. 12-37; V. Pandolfi, La commedia dell’arte. Storia e testi, I, Firenze 1957, p. 223; N.D. Shergold, A History of the Spanish stage from medieval times until the end of the Seventeenth century, Oxford 1967, pp. 102 s., 180-182, 244 s.; J. Varey, Ganassa en la península ibérica en 1603, inDe los romances-villancico a la poesía de Claudio Rodríguez: 22 ensayos sobre las literaturas española e hispanoamericana en homenaje a Gustav Siebenmann, a cura di J.M. López de Abiada - A. López Bernasocchi, Madrid 1984, pp. 455-462; A. Sánchez Romeralo, El supuesto retorno de Ganassa a España, in Quaderni ibero-americani, LXVII-LXVIII (1990), pp. 121-133; B.J. García García, La compañía de Ganassa en Madrid (1580-1584): tres nuevos documentos, in Journal of Hispanic Research, I (1992-93), pp. 365-370; D. Gambelli, Arlecchino a Parigi. Dall’inferno alla corte del re Sole, Roma 1993, pp. 181-185; A. Leyva, Notas sobre A. N. Ganassa en España (1574-1584), in Actas del VI Congreso Nacional de italianistas, II, Madrid 1994, pp. 19-25; C. Sanz Ayán - B. J. García García, El «oficio de representar» enEspaña y la influencia de la commedia dell’arte, in Cuardernos de Historia Moderna, XVI (1995), pp. 475-500; B.J. García García, L’esperienza di Zan Ganassa in Spagna tra il 1574 e il 1584, in Zani mercenario della piazza europea. Atti delle giornate internazionali di studio …2002, a cura di A.M. Testaverde, Bergamo 2003, pp. 131-155; O.G. Schindler, Zan Ganassa - vom Reichstag zur Bluthochzeit. Neue Funde zu A. N., am Theater Ganassa, in Theater Kunst Wissenschaft, Festschrift für Wolfgang Greisenegger zum 66. Geburtstag, a cura di E. Fuhrich - H. Haider, Wien-Köln-Weimar 2004, pp. 301-322; Id., Viaggi teatrali tra l’Inquisizione e il Sacco, in I Gonzaga e l’Impero. Itinerari dello spettacolo. Con una selezione di materiali dell’Ar-chivio informatico Herla (1560-1630), a cura di U. Artioli - C. Grazioli, Firenze 2005, pp. XVIII, 108-113, 115-119, 145-150; G. Pasetti, Maschere dipinte, ibidem, pp. 200, 211, 214; Viaggi di A. N. detto Zan Ganassa, a cura di S. Brunetti, ibid., pp. 329-342; M. del Valle Ojeda Calvo, Stefanelo Botarga e Zan Ganassa. Scenari e zibaldoni di comici italiani nella Spagna del Cinquecento, Roma 2007, pp. 59-94.