PELLOUX, Alberto
PELLOUX, Alberto. – Nacque a Crema il 10 dicembre 1868, primogenito del generale e uomo politico Luigi Girolamo e della nobile Caterina Terni de Gregory.
Sulle orme del padre, più volte ministro della Guerra e presidente del Consiglio, intraprese la carriera militare. Dopo i primi studi al collegio Massimo dei gesuiti di Roma, proseguì la sua formazione nel collegio militare di Roma e poi all’Accademia militare di Modena.
Terminati gli studi, fu nominato nel 1887 sottotenente degli alpini. Dal 1894 al 1897 frequentò la scuola di guerra. Tenente fino al 1902, nel 1906 entrò con il grado di capitano nel corpo di stato maggiore dell’esercito. Collocato su sua richiesta in posizione ausiliaria nel 1913, fu richiamato in servizio allo scoppio della prima guerra mondiale. Nominato capo di stato maggiore nel 1915, due anni dopo passò all’ufficio invenzioni e ricerche del ministero Armi e Munizioni, ottenendo il congedo permanente nel 1919.
Parallelamente alla carriera militare, coltivò fin da giovane la passione per lo studio della mineralogia, come mostra uno dei suoi primi contributi, dedicato alla descrizione geomorfologica della Valle d’Aosta, apparso nel 1901 nella Rivista militare italiana (XLVI, pp. 240-302). Dal 1898 al 1901 frequentò l’istituto di mineralogia dell’Università di Roma, diretto dal mineralogista Giovanni Strüver, avvalendosi della guida dello stesso Strüver e del suo assistente, Federico Millosevich, che ebbe un ruolo decisivo nella sua formazione mineralogica.
Nel 1906 fu chiamato a dirigere la sezione di mineralogia e geologia del Museo civico di storia naturale di Genova, ottenendo la carica di conservatore onorario nel 1925. In questa veste si occupò del riordinamento, dello studio e dell’incremento delle collezioni mineralogiche del Museo. Alla ricca collezione dell’ingegnere Giovanni Battista Traverso dedicò nel 1907 un’articolata memoria apparsa negli Annali del Museo civico di storia naturale di Genova (XLIII, pp. 178-217), mentre nel 1940 si occupò dell’acquisizione e del riordino della cospicua raccolta mineralogica di Gabriele Lincio. Il 7 giugno 1914 ottenne la libera docenza in mineralogia all’Università di Pisa e il 10 marzo 1919 quella all’Università di Genova, la città in cui si era stabilito da anni. Proprio nell’Ateneo genovese ebbe i suoi principali incarichi accademici: come professore incaricato di mineralogia e litologia applicata, dal 1932 al 1936, e come direttore dell’Istituto di mineralogia nell’anno accademico 1938-39.
Tra i maggiori mineralogisti sistematici del tempo, nei suoi lavori descrisse numerose nuove specie di minerali italiani, soprattutto della Liguria e della Sardegna, tra cui la polibasite, la zaratite, la fosfosiderite e la spangolite, a cui dedicò vari lavori nelle riviste scientifiche del tempo.
Nel solco dell’insegnamento di Millosevich, si distinse inoltre nel campo della mineralogia applicata. Promosse ricerche, sondaggi e perizie sui giacimenti minerari italiani in relazione a politiche di sviluppo dell’industria nazionale, in particolare di quella siderurgica: dai giacimenti di ferro del Monte Tambura, nelle Alpi Apuane, alle miniere di manganese della Liguria e della Valle d’Aosta, dalle argille del Biellese alle sabbie ferrifere del litorale ligure e toscano, dai giacimenti di quarzo di Tenda, nelle Alpi Marittime, all’epoca in territorio italiano, alle miniere di grafite della Val Chisone, in Piemonte. Riservò particolare attenzione ai giacimenti minerari della Sardegna, a cui dedicò numerosi studi, tra cui i Contributi alla mineralogia della Sardegna, pubblicati in due parti sui Rendiconti dell’Accademia dei Lincei nel 1904 (s. 5, XIII, 2, pp. 34-42) e nel 1908 (ibid., pp. 70-74). Rilevante fu il suo contributo per la valorizzazione dell’unica miniera italiana di molibdeno, a Gonnosfadaniga, in provincia di Cagliari.
In virtù della sua carriera militare, gli vennero affidati numerosi incarichi da parte dello Stato. Per conto del ministero delle Armi e Munizioni, negli anni successivi alla prima guerra mondiale, sovrintese ai lavori nelle miniere di manganese dell’Italia settentrionale, inviato nelle miniere ex austriache dell’Idria e dell’Alto Adige per prendere in consegna gli impianti. Nel 1920 fu assunto come dirigente minerario della Società Ansaldo di Genova, per la quale si occupò di cercare miniere di ferro, manganese, molibdeno, nichel e cobalto in alcune zone dell’Italia settentrionale, della Sardegna e della Spagna.
Fu attivo anche nell’esplorazione mineraria dei territori posti sotto l’influenza politica italiana, in particolare dell’Albania, dove si recò nel 1922 con lo scopo di studiarne i giacimenti di rame e ferro. Illustrò il materiale da lui raccolto in lavori quali Escursioni, ricerche, miniere e minerali dell’Albania settentrionale, pubblicato nel 1924 nella rivista La miniera italiana (VII, pp. 120-126), fondata nel 1917 dal geologo Mario Cermenati, e Contributo alla mineralogia dell’Albania, apparso nel 1932 nel Periodico di mineralogia (III, pp. 15-25, 69-83), fondato nel 1930 da Millosevich.
Negli stessi anni diresse alcune ricerche sui minerali e sulle acque radioattive di Lurisia, in Piemonte, contribuendo all’impianto della locale stazione idroterapica. Sulle acque e sui minerali radioattivi di quelle zone, che intorno al 1918 furono oggetto di studio anche del premio Nobel Marie Curie, pubblicò diversi lavori, tra cui I minerali uraniferi e le sorgenti di acque radioattive della miniera di Lurisia, apparso nel 1934 negli Atti della Società ligustica di scienze e lettere (XIII, pp. 137-170).
Sposato con Bianca Terni de Gregory, ebbe due figli: nel 1906 nacque a Genova Luigi, che dopo gli studi medici e filosofici intraprese la carriera ecclesiastica, diventando sacerdote nel 1933 e docente dell’Università Cattolica di Milano; nel 1917 nacque il secondogenito, Riccardo.
Pelloux fu membro di numerose società e accademie scientifiche nazionali ed estere. Tra le altre, fu socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1932 e socio nazionale dal 1947, socio dell’Accademia ligure di scienze e lettere dal 1923 al 1943, della Società italiana di scienze naturali dal 1910, della Società mineralogica italiana dal 1940, anno della fondazione, e della Société française de minéralogie dal 1920. Nel 1934 presiedette la Società geologica italiana. In qualità di presidente, organizzò il XLVII Congresso geologico della Società, tenutosi a Sestri Levante, prevedendo escursioni nella regione metallifera della riviera ligure di Levante, a lui ben nota. Membro del Comitato nazionale per la geologia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), nel 1946 fu nominato membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione.
Fu un grande collezionista di minerali. Oltre ad arricchire le raccolte dei maggiori musei e istituti scientifici italiani, in oltre cinquant’anni di attività raccolse più di diecimila esemplari, che andarono a formare la sua ricca collezione privata comprendente anche campioni rappresentativi di 1572 specie. Conservata a Bordighera, nell’allora casa di famiglia, villa Caterina, fu acquistata nel 1957 dall’Università di Bari, nel cui Museo di scienze della terra si trova attualmente. Nel 1967 il Museo civico di storia naturale di Milano acquisì un’altra sua raccolta di minerali, provenienti in gran parte dalla zona del Sarrabus, in Sardegna, ricevuti in dono a più riprese dall’amico Traverso.
Dopo una lunga malattia, Pelloux morì il 23 febbraio 1948 nella casa di famiglia a Bordighera, dove due anni prima si era ritirato a vita privata.
A riconoscimento dei suoi studi, nel 2002 gli è stato dedicato un minerale delle Alpi Apuane, la pellouxite.
Opere. Fu autore di circa cinquanta voci relative a minerali per l’Enciclopedia italiana Treccani e di molteplici pubblicazioni e brevi comunicazioni su riviste scientifiche, tra cui, oltre a quelle citate: I minerali del gruppo del Gran Paradiso, Torino 1909; I minerali italiani di tungsteno e la miniera di scheelite della Bedovina in Val di Fiemme, in La miniera italiana, III (1919), pp. 91-95; La miniera di Idria nella Venezia Giulia, ibid., pp. 121-126; Miniere di manganese della Liguria, in Rendiconti Ufficio ricerche e invenzioni, I, Roma 1922, pp. 53-62; Miniere e minerali manganesiferi della Valle d’Aosta, ibid., pp. 22-38; The minerals of Vesuvius, in The American mineralogist, XII (1927), pp. 14-21; La Collezione mineralogica e petrografica del prof. ing. Gabriele Lincio, in Relazione della Società degli Amici del Museo di storia naturale Giacomo Doria, anni 1939-41, Genova 1943, pp. 1-15.
Fonti e Bibl.: Tra i necrologi e le commemorazioni, tutte provviste dell’elenco cronologico delle pubblicazioni, si segnalano: L. Magistretti, in Rendiconti della Società mineralogica italiana, V (1948), pp. 29-38 (commemorazione più completa, con fotografia, pubblicata anche in estratto, tenuta nell’Aula magna del Museo civico di storia naturale di Milano in occasione del V Convegno della Società mineralogica italiana il 1° ottobre 1948); E. Abbolito, in Periodico di mineralogia, XVIII (1949), pp. 1-6; E. Sanero, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, LXIV (1951), pp. 331-334 (con fotografia, pubblicata anche in estratto); F. Penta, in Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Appendice, s. 8, XXIII (1957), pp. 27-30.
Annuario della R. Università di Pisa, a.a. 1914-15; Annuario della R. Università di Genova, a.a. 1931/32 - 1938/39; Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, anni 1906-1946. L. Pelloux, Quelques souvenirs de ma vie, a cura di G. Manacorda, Roma 1967, passim; E. Bernardini, Il carteggio di Clarence Bicknell con A. P.: lettere scelte dal 1902 al 1916, in Rivista Ingauna e Intemelia, XLIV (1989), pp. 9-16, LIV-LV (1999-2000), pp. 172-179; Le collezioni del Museo civico di storia naturale di Milano, in Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale di Milano, CXXXV (1994), pp. 23 s., 36 s.