PISANI DOSSI, Alberto (noto con lo pseudonimo di Carlo Dossi)
Scrittore, nato di famiglia nobile a Zenevredo (Pavia) il 27 marzo 1849; morto presso Como, a Cardina, in una villa dove da un biennio soffriva paralizzato, il 16 novembre 1910. Per qualche tempo prese parte alla vita pubblica e fu segretario particolare di F. Crispi e ministro plenipotenziario a Bogotá (Colombia) e ad Atene; ma principalmente egli attese a opere letterarie, che pubblicò di solito in edizioni, per così dire, personali, poco idonee alla diffusione. Di spiriti aristocratici e molto ricco, si appartava volentieri dalla massa del volgo: e anche ciò spiega l'indifferenza dell'opinione comune verso lui, e l'ingiusta ostilità di qualche giudice improvvisato; il che lo inaspriva di più. Ma a mano a mano si venne a considerarne il valore; e specialmente La colonia felice, "utopia" (Milano 1874) e in grado minore La desidenza in a, "ritratti umani" (ivi 1878), gli attrassero anche ammirazioni che, sebbene diminuite, perdurano, e gli ottennero il riconoscimento dovuto a elettissime qualità, in Italia e anche fuori.
Il fatto ch'egli dedicò La colonia felice a G. Rovani "innamoratamente" (e su lui lasciò un'opera avviata) e ch'egli ebbe un caloroso sostenitore in Cletto Arrighi basta a riconnetterlo al tardo romanticismo lombardo, cui altresì lo unisce, dentro una cerchia più larga, l'amicizia con Tranquillo Cremona e la tendenza a derivare certi effetti di delicata sfumatura dalla pittura di lui. Ma invece, e non se ne meraviglierà chi abbia pratica di quel gruppo d'innovatori, il Dossi stesso volle perfino ostentatamente contrapporsi, per la lingua e per la maniera stilistica, al cosiddetto manzonismo, con bizzarrie vere e proprie di lessico, sintassi, ortografia, interpunzione. Cercava dunque il nuovo, senza rintracciarlo se non a tratti. E se oggi non v'ha studioso che neghi ai suoi libri acume, finissima analisi di sfumature sentimentali, rappresentazioni evidenti, non vi ha forse più chi si dichiari davanti a capolavori perenni. Se mai, si concede che tale possa apparire La colonia felice, ch'è il racconto della riabilitazione d'una brigata di deportati in regioni deserte; i quali si trovano costretti a ordinarsi in società regolare, a darsi leggi e reggitori, e così si vengono emendando sino alla loro individuale redenzione morale. Negli altri libri, Vita di Alberto Pisani, Goccie d'inchiostro, Altrieri, Elvira, ecc., l'attrattiva è assai minore perché l'autore procede senza invenzioni di continua chiarezza nell'ordito e senza l'incarnazione sincera, in tipi umani, delle sue idee direttive.
Ediz. e bibl.: Gli scritti più significativi del Dossi in Opere, Milano 1910-1927, voll. 5; una scelta, in Le più belle pagine di C. D., a cura di P. Nardi, Milano 1932.
Sul Dossi, cfr.: L. Capuana, Studi sulla lett. contemp., 2ª s., Catania 1882; E. Rod, Études sur le XIXe siècle, ecc., Parigi 1888; B. Croce, La letteratura della nuova Italia, 3ª ed., III, Bari 1929; G. Mazzoni, L'Ottocento, 2ª ed., Milano 1934; G. P. Lucini, L'ora topica di C. D., Varese 1911; L. Chadourne, L'oeuvre de C. D., in France-Italie, Parigi, 1° aprile 1914; L. Russo, I narratori, Roma 1923; L. Tonelli, Alla ricerca della personalità, Milano 1923; P. Nardi, Scapigliatura, Bologna 1924; C. Linati, L'ultimo Dossi, in Corr. d. sera, 5 sett. 1927; C. Varese, L'arte di C. D., in Civiltà moderna, ottobre 1931.