ZEDDA, Alberto
ZEDDA, Alberto. – Nacque il 2 gennaio 1928 a Milano, da Amerigo (1901-1961) e da Caterina Negri (1904-2002).
Nonni paterni furono il nuorese Salvatore Zedda e la valtellinese Martina Cerletti, che si erano stabiliti a Milano. Il padre era ragioniere alla Montecatini, dove era impegnata anche la madre. Ad Alberto seguirono Biancamaria (1929), organizzatrice teatrale, e Sergio (1934), medico.
Frequentò la scuola elementare dal 1934 al 1939 a Milano e al Collegio salesiano di Varese. Iniziò a suonare su un pianoforte di casa, con qualche lezione privata. Dopo un anno di scuola media a Varese venne iscritto al liceo Parini di Milano. Per i bombardamenti dell’ottobre 1942 la famiglia fu sfollata a Pordenone, dove Zedda continuò il ginnasio nel Collegio salesiano. Nel 1943 la famiglia poté tornare in Lombardia, stabilendosi dapprima a Barlassina. Zedda, che frequentava il liceo da pendolare, si esibì il 17 giugno 1945 in concerto al Parini: la rivista scolastica La Zanzara (I, 2) scrisse che «ha dimostrato di possedere una spiccata tendenza per la musica. Interpreta con un sentimento notevole gli autori più disparati e ci ha fatto udire Beethoven, Chopin, Schumann, Granados e Grieg, tutti ugualmente compresi». Il 30 settembre 1948 fu ammesso al Conservatorio di Milano. Dal 1948-49 al 1951-52 studiò organo e composizione organistica con Alceo Galliera, ma la richiesta di ammissione alla scuola di composizione, propedeutica per la direzione d’orchestra, fu respinta per raggiunti limiti di età.
«La grata sorpresa di scoprire nell’insegnante d’organo un formidabile direttore d’orchestra, Alceo Galliera, mi indusse a restargli accanto sino alla conclusione del corso, avendo altresì ottenuto dal nuovo direttore del Conservatorio, Giorgio Federico Ghedini (su proposta di Carlo Maria Giulini, titolare della cattedra di esercitazioni orchestrali, che aveva positivamente giudicato le mie attitudini direttoriali), un permesso speciale per frequentare anche le classi di esercitazioni orchestrali e di direzione d’orchestra, quest’ultima tenuta da Antonino Votto» (Zedda, 2012, p. 28).
Nel 1950 e 1951 guidò l’Accademia mandolinistica. Negli anni 1952 e 1953 diresse concerti del Conservatorio. Iscritto all’Università, nel 1953-54 e 1954-55 frequentò la Scuola di paleografia musicale a Cremona: non si laureò e non si diplomò, ma dichiarò poi d’essere stato «infervorato dal rigore appreso nelle lezioni maieutiche dell’ateneo milanese di Lettere e filosofia, rinvigorito dalla passione per lo scrupolo filologico coltivato alla Scuola di paleografia musicale» (ibid., p. 14). Avrebbe poi descritto la sua formazione come «un percorso di studi anomalo, sostanzialmente autodidattico» (Zedda, in Accademia..., 2013, p. 9). Dedito anche alla saggistica e all’insegnamento, divenne presto un musicista universale, con doti di direttore, musicologo, pedagogo e scrittore. Nel 1954, per un grave incidente stradale, trascorse in coma parecchi giorni ed ebbe un’esperienza ai confini della morte.
Nel 1955 divenne direttore stabile del Gruppo da camera dei concerti del Politecnico: tra i concerti da lui diretti ci fu anche un intermezzo di Giovanni Battista Pergolesi, La contadina astuta. Il vero debutto in campo lirico avvenne il 23 agosto 1956, con Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, diretto per l’AsLiCo (Associazione lirica e concertistica) al teatro Nuovo di Milano. Nel 1957 vinse un concorso internazionale per direttori d’orchestra indetto dalla RAI. Dall’unione con Graziella Rossi (1931-2015, diplomata in pianoforte), sposata il 7 dicembre 1957, nacque Paola (1963), la quale avviò poi alla musica i propri figli (nati a New York dal matrimonio con Jess Kaufman, Valentina nel 2001 e i gemelli Luca e Chiara nel 2004) sotto la guida del nonno prima che accedessero al Conservatorio di Milano (nelle classi, rispettivamente, di pianoforte, violino e violoncello). Nel 1958 assunse la direzione stabile dell’Orchestra sinfonica del College-Conservatory of Music di Cincinnati, in Ohio; in estate diresse i cantanti americani nella Tosca a Milano e nella Bohème a Firenze; il 9 febbraio 1959 propose a Palazzo Vecchio di Firenze la ‘prima’ italiana della Sinfonia n. 1 di Anton Bruckner.
Diresse la stagione concertistica invernale 1958-59 a Cincinnati, interrotta con La medium di Giancarlo Menotti a Como (31 gennaio 1959). Nell’estate 1958, alla Zoo Summer Opera Season di Cincinnati, fece eseguire tra l’altro Il barbiere di Siviglia: in quell’occasione l’oboista gli fece notare che certi passi della sua parte erano ineseguibili.
Tornato in Italia, tra vari concerti a Milano e Cagliari, nel gennaio 1960 ne diede una serie per i giovani al Comunale di Bologna: fu l’occasione per consultare l’autografo del Barbiere nell’allora Civico museo bibliografico musicale (oggi Museo internazionale e Biblioteca della Musica) e constatare che quel tale passo dell’oboe era in effetti assegnato al flauto. Casa Ricordi gli contestò di aver manomesso i materiali d’orchestra, ch’egli aveva emendati di suo pugno in vista di una ripresa televisiva del Barbiere (poi annullata), ma l’esito del contenzioso fu che l’editore gli affidò l’approntamento di un’edizione critica, pubblicata infine nel 1969. «Al fine di elaborare una metodologia [...] ho consultato tutti gli autografi rossiniani che in quel momento mi fosse dato rintracciare» (Zedda, 2012, p. 17).
Nei primi anni Sessanta, tra concerti sinfonici, opere di repertorio e opere contemporanee, intensificò l’attività in Italia e saltuariamente anche all’estero (Berlino, Bordeaux, Lisbona). In quegli anni diresse regolarmente l’orchestra dell’Angelicum di Milano, con la quale registrò alcuni dischi, in parte su materiale esecutivo da lui stesso preparato (tra cui Juditha triumphans di Antonio Vivaldi, 1962). Il 7 settembre 1965 tenne a battesimo la riscoperta dell’opera L’equivoco stravagante di Rossini promossa dall’Accademia musicale chigiana a Siena (revisione di Vito Frazzi). In quest’intensa e ampia carriera concertistica e operistica s’inserì il debutto alla Scala, il 25 ottobre 1968, in un concerto con Arthur Rubinstein; nel 1967-69 fu per due stagioni direttore principale del repertorio italiano nella New York City Opera, avendo svolto analogo impegno già dal 1961 alla Deutsche Oper di Berlino, e poi negli anni Ottanta alla Staatsoper di Amburgo.
Nel marzo del 1969 a Trieste e nel febbraio 1970 a Tel Aviv diresse il ‘suo’ Barbiere in edizione critica – ne aveva parlato nel convegno pesarese del 1968 per il centenario della morte di Rossini –, versione poi consacrata sotto la bacchetta di Claudio Abbado il 9 dicembre 1969 alla Scala. In seguito al successo di questa impresa approntò edizioni critiche della Gazza ladra (diretta a Roma nel 1973) e della Cenerentola (Bari 1974). Da allora venne scritturato in prevalenza per la lirica. Fu chiamato a Pesaro per formare, assieme a Philip Gossett e Bruno Cagli, il comitato editoriale per l’edizione critica delle opere di Rossini (ne fece parte fino al 1992). La serie fu inaugurata nel 1979 con La gazza ladra da lui curata. Nel 1980 fu il consulente artistico per il primo Rossini Opera Festival a Pesaro, dove diresse L’inganno felice. Mantenne la carica fino al 1992. Anche il Festival della Valle d’Itria a Martina Franca, dedicato al belcanto, si avvalse della sua direzione musicale (dal 1980 al 1985): concertò tra l’altro I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini (1980), Fra Diavolo di Daniel-François-Esprit Auber (1981), Adelaide di Borgogna di Rossini (1984), I puritani di Bellini (1985), nonché una Semiramide rossiniana (1986) integrale secondo l’autografo, edizione che fu poi la base dell’edizione critica, curata da Zedda e Gossett (pubblicata nel 2001).
In questi anni iniziò a insegnare storia della musica nell’Università di Urbino (1981-1987) e all’Accademia d’arte lirica e corale di Osimo (1989-1992). Dal 1985 al 1990 diresse regolarmente alla Staatsoper di Vienna. Nel 1988 aggiunse al suo repertorio rossiniano Ermione e Maometto II, che diresse rispettivamente al teatro de la Zarzuela a Madrid e all’Opera di San Francisco. Moïse et Pharaon in forma di concerto nel 1991 a Saint-Denis segnò il suo primo approccio al Rossini francese. A Martina Franca la collaborazione con l’esperto di vocalità Rodolfo Celletti rinfocolò l’interesse per la musica del Sei-Settecento (nel 1988 concertò L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi, poi riproposta alla Scala nel 1994), che lo indusse a promuovere a Fano un festival del Barocco (1998-99) contraddistinto dal rifiuto di un oltranzistico storicismo esecutivo. Il legame con la seconda moglie Cristina Vázquez (nata a La Coruña nel 1949) risale all’impegno nel teatro madrileno della Zarzuela nel 1990, dove l’aveva incontrata già nel 1986 come direttrice di produzione. A partire dal gennaio 1992 fu chiamato come direttore artistico nel rinato teatro Carlo Felice di Genova, carica poi abbandonata per assumere la stessa funzione alla Scala, che lasciò nel 1993, non potendovi realizzare l’auspicato «aggiornamento artistico e musicologico» (Zedda, in Accademia..., 2013, p. 43). Dal 1993 al 1996 presiedette il Centro studi spontiniani di Maiolati Spontini.
Prediligeva le collaborazioni continuative, e così diresse regolarmente a Madrid, Liegi, Berlino, Varsavia, Helsinki, Mosca nonché a Bad Wildbad (1998-2009), dove preparò in workshop opere eseguite in forma di concerto con giovani cantanti, come già sperimentato a Royaumont e ancora, tra l’altro, a Lunenburg (Canada). Dalla collaborazione con il festival Rossini in Wildbad scaturì un notevole numero di registrazioni in CD per l’etichetta Naxos.
Nel 2001 il sovrintendente Gianfranco Mariotti gli ripropose la carica di direttore artistico del Rossini Opera Festival, che mantenne fino al 2015. Già nel 1989 vi aveva fondato l’Accademia rossiniana per preparare i cantanti nello specifico stile rossiniano, e ne mantenne la direzione fino al 2016 (dal 2017 l’Accademia porta il nome di Zedda). Dal 2000 diresse al Festival Mozart della Coruña, del quale fu direttore artistico dal 2004 al 2006. A partire dal 2005 si recò regolarmente in Giappone, per dirigere e insegnare a Tokio e Osaka. Nel 2009-10 diresse il Centre de perfeccionament Plácido Domingo del Palau de les Arts di Valencia. Il legame con la Spagna fu corroborato anche dalla collaborazione con le grandi compagini orchestrali del Paese e dall’insegnamento, a partire dal 2011, all’Operastudio dell’Università di Alcalá. Dal 2010 diresse regolarmente alla Vlaamse Opera di Anversa e Gand (con registrazioni CD), tra cui la sua prima Armida rossiniana (novembre 2015).
Morì il 6 marzo 2017 a Pesaro. Aveva seguito le prove della Cenerentola per dirigerla il 28 febbraio al teatro Rossini, ma la salute gliel’aveva impedito.
Il 13 agosto 2018 è stato inaugurato un cenotafio nel cimitero di Pesaro.
Oltre all’insegnamento («ho insegnato pianoforte, organo, armonia e contrappunto, esercitazioni orchestrali, musica da camera e corale, storia della musica, filologia musicale applicata sia privatamente che in Conservatorio e all’Università»: Zedda, 2012, p. 26) scrisse, tra l’altro, per la Settimana Radio-Tv («Tenevo una rubrica di forte contenuto polemico: Controfagotto»; ibid., p. 26). Se all’inizio amava «la musica strumentale di ogni epoca, dalla più remota a quella utopica dell’avanguardia contemporanea», in seguito s’imbatté nel «belcantismo protoromantico [...]. L’incontro fortuito con Gioachino Rossini e la sua musica mi trovò preparato al compito di divenirne apostolo» (Zedda, in Accademia..., 2013, pp. 9-11). «La riflessione congiunta del musicista militante e del musicologo ha consentito di ridisegnare una prassi esecutiva fededegna» (ibid., p. 19). Nel 1969 la sua edizione del Barbiere di Siviglia (poi riveduta e integrata nel 2009 per l’edizione critica della Fondazione Rossini) fu la prima edizione critica moderna di un’opera italiana dell’Ottocento e diede un impulso decisivo alla cosiddetta Rossini Renaissance, della quale egli fu, nelle vesti di direttore d’orchestra, direttore artistico, musicologo, pedagogo e pubblicista, un assiduo, carismatico pioniere e portabandiera.
Fu insignito di varie onorificenze e titoli: grand’ufficiale al merito della Repubblica italiana (1998), presidente onorario della Deutsche Rossini Gesellschaft (2000), distinto per la cultura polacca (2002), dottore honoris causa in Scienze della comunicazione nell’Università di Macerata (2007), cittadino benemerito della città di Pesaro (2008), académico correspondiente de la Real Academia sevillana de buenas letras (2013), medalla de oro del Círculo de bellas artes di Madrid (2014), professore emerito dell’Università di Osaka (2015). Dal 2004 in poi ottenne numerosi premi, in Italia e all’estero.
Ha curato una dozzina di edizioni critiche o revisioni sulle fonti. Oltre a incisioni su LP, CD e DVD di concerti e dischi (ripresi in diretta o registrati in studio) diresse recital di Francisco Araiza, Agnes Baltsa, Marilyn Horne, Ol′ga Peretjat′ko, Luciana Serra, Lucia Valentini Terrani. Gli scritti di Zedda per riviste e soprattutto programmi di sala sono una miriade (molti accessibili sul sito www.albertozedda.com); nel suo libro Divagazioni rossiniane (2012; tradotto in spagnolo, tedesco e inglese) sono raccolti e revisionati i saggi sulle opere rossiniane. Ha dedicato brevi ricordi anche a colleghi artisti come Celletti, Dino Ciani, Galliera, Alberto Mozzati.
Fonti e Bibl.: https://www.albertozedda.com, sito a cura di C. Vázquez Zedda; P. Rossini, Z., l’isolato, in Id., Il principe e lo scettro. Profili di direttori d’orchestra visti da lontano, Lissone 1997, pp. 79-82; R. Müller, A. Z., Ehrenpräsident der Deutschen Rossini Gesellschaft, in La gazzetta, XX (2000), pp. 21-27; Laurea honoris causa. Conferimento della Laurea honoris causa in Scienze della comunicazione ad A. Z., a cura di G. Morandi, Macerata 2007; A. Zedda, Divagazioni rossiniane, Milano 2012; Accademia rossiniana XXV. Una storia, Pesaro 2013 (in partic.: A. Zedda, Storie di Accademia, pp. 9-44); G. Mariotti, Il Rossini ritrovato, in Id., Suite della bellezza dimenticata, Milano 2014, pp. 65-99; Ritratto di A. Z., progetto a cura di L. Ferrati, dattiloscritto, 2017; R. Müller, A. Z. and the critical edition of Rossini, in Hommage aan A. Z., Antwerpen 2018, pp. 21-23; M. Beghelli, “Angewandte Musikphilologie” an der Akademie in Osimo. Eine wertvolle Eingebung von A. Z., in La gazzetta, XXVII (2018), pp. 61-70.