Albi
(lat. Albiga, Urbs Albigensis)
Città della Francia sudoccidentale, capoluogo del dip. di Tarn, il cui sito corrisponde a una piana triangolare determinata dal fiume Tarn e da uno dei suoi affluenti di sinistra. La punta occidentale di questa piana divenne dapprima un oppidum, poi un capoluogo di civitas e di vescovado nel 4° secolo. L'estensione della città restò modesta - da tre a quattro ettari - durante tutto l'Alto Medioevo. Nel sec. 10°, accanto alla cité, si formò un quartiere vicino al Tarn, La Rivière, e si sviluppò un sobborgo intorno alla collegiata di Saint-Salvi. Lo spazio rimasto libero fra questi nuclei iniziali fu riempito progressivamente da nuove costruzioni nel corso del secolo seguente, epoca in cui il ponte, appena edificato, diede origine a un sobborgo sulla riva destra. Nel sec. 12° una nuova fase di espansione provocò un ampliamento verso E e S. La planimetria di questi quartieri nuovi, abbastanza regolare, contrastava con quella del tutto irregolare dei borghi più antichi. Verso il 1180, una cinta di mura chiuse la città, ma di questi baluardi, demoliti nel sec. 18°, attualmente restano solo alcuni tratti, notevolmente trasformati.
Grazie alla crociata contro gli Albigesi, la città, precedentemente inclusa nei domini dei conti di Tolosa e dei Trencavel, visconti di Béziers, divenne una signoria episcopale autonoma. A causa di ciò i vescovi si trovarono, durante il sec. 13°, esposti agli assalti congiunti dei borghesi catari, che si sforzavano di raggiungere l'autonomia politica, e degli ufficiali del re, che cercavano di ampliare le loro prerogative. Per fronteggiare questi avversari i vescovi fecero erigere, dopo il 1250, una monumentale opera difensiva unendo un'inespugnabile fortezza a un'imponente cattedrale, in modo che la prima affermasse il loro potere temporale e la seconda esprimesse la perennità del magistero della Chiesa.
Il ponte Vecchio, fondato verso il 1040, presenta un nucleo gotico in pietra segnato, dopo il sec. 13°, da numerose trasformazioni.
La collegiata di Saint-Salvi si rivela composita: il campanile a N (1080 ca.) appartiene alla prima arte romanica mediterranea; le absidiole del capocroce e le prime campate delle navate (nelle parti basse) sono state costruite fra il 1100 e il 1120; le campate orientali, il transetto e il coro, rifatti dopo il 1450, sono segnati sia dallo stile gotico flamboyant, sia dal gotico meridionale, mentre le parti alte della navata, verso O, risalgono al sec. 18°; del chiostro, costruito verso il 1270, non restano che due gallerie.Il palazzo episcopale, databile fra il 1250 e il 1300, è caratterizzato dall'uso sistematico di contrafforti semicilindrici e di muraglie molto spesse in mattoni, disposti con grande esattezza. Questo sistema di difesa contrasta con le fortificazioni più moderne costruite nella stessa epoca a Carcassonne o con il palazzo dei Vescovi di Narbona, ma nello stesso tempo riesce a sfruttare perfettamente le possibilità del mattone. Sembra anche un esempio precoce dei palazzi-fortezza, il cui esterno austero e le potenti opere di difesa contrastano con la raffinatezza dell'arredo interno, quanto meno nelle parti alte; è la prima maglia di una catena di edifici che conduce direttamente al palazzo dei Papi di Avignone.
Il tratto di mura che chiude la cinta verso il Tarn sembra sia stato costruito soltanto durante la guerra dei Cento Anni. Verso la fine del sec. 15° Luigi d'Amboise sostituì le mura verso E con un corpo di costruzioni che evocano l'architettura dei paesi della Loira, con i tetti aguzzi coperti di lastre di ardesia.Il palazzo del sec. 13° sembra abbia ispirato la costruzione della cattedrale di Sainte-Cécile, il cui esterno ricorda una cortina a scarpa fiancheggiata da contrafforti arrotondati. La antecedente costruzione del palazzo spiega senza dubbio la grande unità architettonica della cattedrale, la cui costruzione si protrasse per più di un secolo, dal 1280 al 1390 circa. I piani superiori del campanile appartengono alla fine del sec. 15°, mentre il sommo dei muri della nave e dell'abside è stato rialzato di otto metri nel 19° secolo. La cattedrale di Sainte-Cécile rappresenta una delle migliori espressioni dell'architettura gotica del Midi tolosano. La sua ossatura semplice (ogive e massicci contrafforti) origina una grande sala a volume unitario e costituisce una 'casa della parola', che rivolge contro l'eresia i suoi argomenti più forti: austerità e distacco dal mondo sensibile. L'esterno è spoglio: soltanto la rotondità dei contrafforti stempera la nudità delle pareti. La tensione del Gotico è espressa dal verticalismo dei piani murali, di valore quasi tattile; questa architettura, che combina superfici e volumi, contrasta fortemente con il grafismo e la linearità dell'arte del Nord; la sua elaborazione può essere probabilmente riferita al capomastro catalano Pons Descoyl.
Dopo il 1470, in un contesto completamente diverso, nella cattedrale si impose una ricca decorazione, dovuta al mecenatismo dei vescovi della famiglia d'Amboise, legati al potere monarchico.Il coro in stile flamboyant (1474-1484) si rivela d'eccezione in tutti i suoi elementi. Vi sono volte a ventaglio alla maniera inglese e l'iconostasi, lavorata come un pezzo di oreficeria, è decorata da numerose statue (in origine più di duecentocinquanta personaggi) di alta qualità, che rappresentano la confluenza di molteplici correnti di un'arte cosmopolita, improntata alle migliori opere del tempo e soprattutto a quelle di Antoine Le Moiturier e di Michel Colombe. È possibile che i più abili maestri del tempo abbiano lavorato per Luigi d'Amboise nella realizzazione di questa parte della cattedrale che, sia per il valore estetico, sia per l'abbondanza di statue, costituisce una delle testimonianze più notevoli della scultura francese del 15° secolo.
Bibliografia
J. L. Biget, La cathédrale d'Albi, Albi 1981.
Albigeois, CAF 140, 1982.
Histoire d'Albi, a cura di J. L. Biget, Toulouse 1983.
J. L. Biget, Albi, in Atlas historique des villes de France, Paris 1983.
J. L. Biget, J. C. Hervé, Y. Thebert, Expressions iconographiques et monumentales du pouvoir d'Etat en France et en Espagne à la fin du Moyen Age: l'exemple d'Albi et de Grenade, in Culture et idéologie dans la genèse de l'Etat moderne, "Actes de la table ronde, Roma 1984" (CEFR, 82), Roma 1985, pp. 245-279.