ALBINISMO (dal lat. albus "bianco"; fr. albinisme; sp. albinismo; ted. Albinismus; ingl. albinism)
È un'anomalia congenita, che si verifica nella pelle e nelle produzioni epiteliali, nell'iride e nella coroidea, e che consiste nella diminuzione, o anche nell'assenza, del pigmento normale, da cui deriva una colorazione molto più chiara del normale, o anche una totale decolorazione.
Nell'albinismo cutaneo i peli sono bianchi e la cute sottostante è rosea. Occorre distinguere il vero albinismo da quello apparente, in cui la colorazione bianca dei peli si accompagna con una pelle pigmentata; e un albinismo totale, esteso a tutto il corpo, da un albinismo parziale, cioè localizzato ad alcune parti soltanto.
Negli animali domestici, e specialmente nel cavallo, le depigmentazioni parziali della cute (lisci) si localizzano di preferenza nella testa e negli arti, e prendono nomi particolari a seconda del luogo che occupano e dell'estensione che hanno.
L'occhio albino è caratterizzato da un'iride debolmente o quasi punto pigmentata, e può essere unilaterale o bilaterale. Anche la coroidea vi è in tutto o in parte depigmentata. Per questi due fatti avviene che la pupilla di un occhio albino appare all'osservatore di colore variabile dal roseo al rosso intenso.
L'albinismo si presenta, oltre che nell'uomo, in tutti i vertebrati domestici, compresi gli uccelli, e in molti selvatici. Razze domestiche albine, notissime, sono quelle dei topolini, dei ratti (topi bianchi), dei conigli e delle cavie: esse hanno fornito abbondante materiale per ricerche scientifiche di biologia. L'albino è generalmente considerato come un essere debole, linfatico, somaticamente e psichicamente al disotto della normalità. Dal punto di vista genetico, l'albinismo vero e totale si comporta come un carattere recessivo (Bateson).
Gli albini sono rari allo stato selvatico, perché facilmente eliminati dalla cernita naturale; tuttavia sono stati descritti pesci, anfibî, uccelli e mammiferi varî albini, come carpe, axoloti, passeri, fringuelli, merli, scoiattoli, ecc. Tra gli animali tenuti in cattività, che non si possono considerare domestici, citeremo forme albine di fagiani, di pavoni, di nandù (struzzi d'America), di daini, ecc.
Si parla di albinismo nelle piante, quando le foglie di talune specie vegetali si presentano variegate di un colorito bianco o giallognolo, in forma per lo più d'irregolari strisce o bande longitudinali, talora anche di macchie più o meno tondeggianti ed estese, sino ad interessare l'intera lamina. Il genuino albinismo differisce da forme consimili di decolorazione (cioè le forme tipiche di ittero, di clorosi o étiolement), per ciò che è trasmissibile. Infatti l'albinismo si riscontra in numerose varietà orticole di piante ornamentali, nelle quali tale nuovo carattere si mantiene con notevole costanza. I tessuti albicati posseggono non dubbî caratteri di tessuti patologici, e vi si associa una più o meno notevole dissimetria della lamina per effetto di atrofia. Viene attribuito ad azioni enzimatiche, cioè a ossidasi distruttive della clorofilla e capaci di agire anche sul protoplasma. Anche per tale carattere si differenzia da altre forme patologiche di decolorazione, dovute ad azioni parassitarie o ad influenze chimiche del terreno sulla nutrizione. Noti esempî di albinismo ci sono offerti da Acer negundo, Ilex-aquifolium, Buxus sempervirens, Hedera helix ecc.
Bibl.: W. E. Castle e G. U. Allen, Mendel's Law and the Heredity of Albinismus, in Proc. Amer. Acad. Arts and Sc., XXXVIII; L. Cuénot, L'hérédité de la pigmentation chez les souris in Arch. Zool. Gén. Expér., s. 3ª, X; s. 4ª, I e II; W. Haacke, Über Wesen, Ursachen und Vererbung von Albinismus und Scheckung, in Biol. Centralbl., XV. Notevoli studî sull'albinismo si debbono al Pantanelli (in Malpighia, XV-XIX, 1902-1905), e recentemente al Küster (Anatomie des panaschierten Blattes, Berlino 1927).