ALBONA (A. T., 24-25-26)
Città sulla costa orientale dell'Istria, a 3 km. dal mare, su un ripido colle in posizione dominante, a 320 m. s. m., lungo la via che da Pola menava a Tarsatica. Ha 10.162 ab. (1921) e il comune 14.197 ab. Fu in tempi preistorici un castelliere; il suffisso -ōna, comune nella toponomastica illirica e caratteristico di parecchi luoghi della Liburnia, rivela la sua origine etnica. È ricordata la prima volta da Artemidoro di Efeso, vissuto verso il 100 a. C. Per l'ordinamento di Augusto che portò il confine d'Italia all'Arsa, fece parte della Dalmazia; sembra però certo che al tempo di Costantino fosse unita all'Istria. Sotto l'Impero, Albona costituì un municipio assegnato alla tribù Claudia, i cui magistrati erano duoviri e edili; abbiamo ancora una dedica della res publica Albonensium a Filippo figlio. Tra le iscrizioni scoperte nella città e nel suo agro hanno speciale interesse le sacre, che attestano, oltre al culto di Libero, di Giano, delle Ninfe Auguste, quello più raro delle Silvane, quello di Sentona, limitato alla regione flanatica, e quello di Iutossica, che ci è finora noto soltanto da Albona. La famiglia principale del luogo deve essere stata quella dei Gavillii, d'origine aquileiese (Liv., XLI, 5,1): ad essa appartengono tutti i magistrati municipali della città finora conosciuti. Fu anche un Gavillio colui che edificò un bagno pubblico; ma nessuna traccia né di questo né di altri edifici del municipio romano è venuta in luce finora.
Numerosi avanzi dell'epoca romana si conservano raccolti nell'atrio del palazzo comunale. Nel Medioevo Albona sostenne varie guerre coi vicini, finché nel 1420 si diede a Venezia, divenendo l'estremo baluardo dell'Istria veneta contro gl'Imperiali. Nel 1599 fu assalita da un forte numero di Uscocchi che, respinti dal valore degli abitanti, saccheggiarono tutto il territorio verso marina. Tutta la cittadina ha pretto carattere veneto e possiede varî ricordi del dominio veneziano.
Così il duomo, restaurato nel sec. XVI e poi nel XIX, reca sulla facciata un leone di S. Marco, del sec. XV; nel tesoro, si conserva invece un'anfora d'argento sbalzato, pregevole lavoro del sec. XVII. Tra le opere d'arte moderna ricordiamo ancora qualche edificio civile, come la casa Scampicchio, del sec. XVI, con il suo bel cortile (notevole la collezione di fossili trovati nelle vicinanze), la porta S. Fiore (1587) e la Loggia (1662) di schietta impronta veneziana, il palazzo Lazzarini (1717), che contiene una piccola collezione di quadri e oggetti d'arte. È anche da segnalare, nei dintorni, la chiesa di S. Maria della Consolazione (sec. XVI). I monumenti non sono del resto l'unica né la principale testimonianza della costante e tenace italianità della popolazione.
Nel territorio di Albona è importante la ricca miniera di carbon fossile di Carpano (1500 operai, prodotto annuo 200.000 tonn.); vi sono pure varie cave di bauxite e una di marna di cemento.
Bibl.: Corp. inscr. lat., III, pp. 389 segg., 1643 seg. (nn. 3046-3063, e 10065-10081); T. Luciani, Albona, Venezia 1879; id., L'Istria: descrizione topografica fisica, Venezia 1886; id., L'Istria: schizzo storico etnografico, Firenze 1867; Marchesetti, I castellieri preistorici di Trieste e della regione Giulia, Trieste 1903; P. Sticotti, in Atti e Mem. della Soc. istriana d'archeol., XXV (1908), pp. 226, 247; G. De Vergottini, Lineamenti della costituzione giuridica e politica dell'Istria, Roma 1924-1925; Krahe, Die alten balkanillyrischen Namen, Heidelberg 1925.