Albumasar
È citato così da D. l'astronomo e astrologo arabo Abū Ma῾ shar Ia῾ far ibn, vissuto nel IX secolo. Nato a Balkh nel Khorāsān orientale, studiò a Bagdad astrologia e astronomia, con maggiore attenzione per la prima, ma traendo vantaggio anche dalle conoscenze astronomiche allora vive a Bagdad. Divenne in breve la principale autorità in astrologia tra gli Arabi.
La sua opera più importante, l'Introductorium in Astronomiam (Kitâb al- mudkhal al Kabîr ila ῾ ilm abkam an-nujjum) scritto a Bagdad nell'848, fu tradotta nel XII secolo in latino per due volte nel giro di sette anni; la prima volta da Giovanni di Siviglia nel 1133, la seconda da Giovanni di Carinzia nel 1140. Già nel 1120 Abelardo di Bath aveva tradotto in latino un'altra sua opera, l'Ysagoge minor (Muhtasar). Numerose le opere attribuite ad A.; tutte richiedono un più attento esame, molte essendo duplicati.
D. lo cita in Cv II XIII 22 E però dice Albumasar che l'accendimento di questi vapori significa morte di regi e transmutamento di regni; però che sono effetti de la segnoria di Marte, traduzione quasi letterale di Alberto Magno (lo ha dimostrato il Toynbee e ribadito il Debenedetti): " Vult tamen Albumasar, quod etiam ista aliquando mortem regis et principum significant propter dominium Martis, praecipue quando fiunt in forma non consueta et saepius solito " (De Meteor. I IV 9).
Bibl. - S. Debenedetti, D. e Seneca filosofo, in " Studi d. " VI (1923) 20; J. M. Millas, in Encyclopédie de l'Islam, I (1960) 143-144.