ALBURNO
. Massiccio montuoso della Campania, assai bene individuato fra il Sele a nord, il suo affluente Calore a ovest, il Vallo di Diano ad est. Come limite meridionale si può prendere la depressione utilizzata dalla strada che da Controne sul Calore per S. Angelo conduce a S. Pietro, nel Vallo; solo in senso lato si possono comprendere nell'Alburno anche i rilievi a sud di quella depressione (M. Cocuzzo, 1410 m.). L'Alburno propriamente detto consta di potenti pile di calcari ippuritici con dolomie terminanti in alto con una superficie semipianeggiante o ondulata dell'altezza di 1000-1200 m.; ma questo altipiano presenta a sua volta quasi dappertutto degli orli rialzati che scendono poi ripidamente verso l'esterno. Il più elevato è l'orlo settentrionale, che appare dalla valle del Sele come una grandiosa rettilinea bastionata, culminante nelle vette del M. Panormo a est (1742 m.), del Tirone al centro (1740 m.), del Campo d'Amore (1704-m.) a ovest. Le parti culminanti si levano dalla zona dei boschi con rocce aspre, biancheggianti, che hanno valso al massiccio il nome di Alburno. Meno elevato e meno ripido è l'orlo orientale rivolto al Vallo (M. Marta, 1303 m.; Spina dell'Ausino, 1426 m.).
L'altipiano e anche le pendici esterne fino a una certa altezza sono ancora coperti da bei boschi. I centri abitati si allineano sotto la bastionata settentrionale a 600-650 m. (Postiglione, Sicignano, Galdo, Pelina), o lungo l'orlo meridionale, sempre ad altezze di 500-600 m. e più (Castelcivita, Ottati, S. Angelo, Cosleto Monforte, S. Rufo); la parte interna dell'altipiano è disabitata. L'Alburno, per la sua struttura calcarea, è ricco di fenomeni carsici di ogni specie: cavità superficiali, come doline e conche più grandi; cavità sotterranee, molte delle quali si vanno ora soltanto riconoscendo. La più conosciuta è la celebre grotta di Pertosa, che si apre al piede nordest, a circa 70 m. dal letto del Tanagro e dall'ingresso, alto 20 m. e largo 15, si interna con tre gallerie, che hanno nell'insieme circa 2250 m. di sviluppo. Nella grotta è un laghetto: ne esce un torrente che alimenta una centrale elettrica. Un'altra grotta tra le più sviluppate è quella già detta del Ponte e ora intitolata al principe di Piemonte, presso Castelcivita.